A poche ore dalla sottoscrizione dell’intesa raggiunta dall’amministrazione con gli altri sindacati, che ha avviato i Pas abilitanti per chi ha almeno tre annualità d’insegnamento e il concorso riservato per chi ha fatto supplenze negli istituti statali, emergono i tanti lati negativi: la lunga tempistica di attuazione, la mancanza di soluzioni per limitare il record nazionale di supplenze della prossima estate e forse di quella successiva; l’ostinazione del Miur a far cassa sulla pelle dei supplenti; l’inevitabile incremento del contenzioso, dovuto all’approvazione di norme tutt’altro che risolutive e discriminanti.
Marcello Pacifico (Anief): “Invece di riaprire le GaE e affidarsi al doppio canale di reclutamento, attingendo per le stabilizzazioni in ultima istanza anche alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto, individuando così tutti i docenti abilitati per abbattere quello scomodo record dei 200 mila supplenti della scuola che il ministro Marco Bussetti si appresta a conseguire, si è preferito puntare su una macchina lenta e selettiva. Come se la scuola si trovasse nelle condizioni oggettive per permettersi di attendere la conclusione di procedure concorsuali lunghe e per tradizione italica costellate da stop and go. Senza dimenticare, infine, che l’impianto normativo sottoscritto l’11 giugno dovrà passare sotto la lente del Parlamento”.
È durata pochissime ore l’euforia per l’accordo raggiunto tra Miur e sindacati maggiori sul tema del reclutamento e del precariato nella scuola, con l’avvio dei Pas abiitanti e dell’ennesimo concorso riservato, le cui linee generali erano state fissate nell’Intesa siglata lo scorso 24 aprile a Palazzo Chigi: “i primi vincitori dei due concorsi non saliranno in cattedra prima di settembre 2020, mentre dopo l’estate ci sarà un nuovo record di supplenti”, sintetizza con estrema lucidità Il Corriera della Sera. Il primo quotidiano nazionale, inoltre, pubblica un’ipotesi tutt’altro che peregrina, ovvero “che l’accordo siglato ieri con grande soddisfazione dai sindacati in realtà non faccia ancor più comodo al Governo che invece di coprire i posti che si svuoteranno con dei docenti assunti a tempo indeterminato, in questo modo ancora per qualche anno potrà evitare di pagare le ferie estive a decine di migliaia di supplenti”.
I DUBBI DEI DIRETTI INTERESSATI
Anche tra i docenti cominciano a crescere i dubbi: per il concorso riservato, ad esempio, ci si è resi conto che “i posti disponibili saranno poco più di 24.000 (ci sarà poi la distinzione per classe di concorso e regione), gli aspiranti partecipanti circa 55.000”, scrive oggi Orizzonte Scuola. A storcere la bocca sono anche i docenti delle paritarie, considerato che, in base al testo su precariato e reclutamento sottoscritto al Miur l’11 giugno,” i docenti con tre anni di servizio maturati non nella scuola statale, che dovranno confrontarsi con il concorso ordinario”. Senza contare che bisognerà ora “seguire l’iter parlamentare e quello che ne scaturirà per avere un’idea più chiara”.
LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Anche Anief conferma le sue perplessità sull’intesa: la quota dei 24 mila posti da assegnare con il concorso straordinario appare a dir poco sottodimensionata. In pratica, si va ad attivare un percorso selettivo in entrata per stabilizzare appena il 20% degli aventi diritto. Senza contare che le immissioni in ruolo derivanti da queste graduatorie arriveranno in subordine a quelle prodotte a seguito del concorso ordinario e dei 35 mila ex Fit, anche loro in attesa di una cattedra.
Un discorso a parte meritano i tempi di stabilizzazione dei pochi, rispetto alla massa di precari coinvolti, che riusciranno a ben piazzarsi nelle graduatorie derivanti dai prossimi concorsi, compreso quello riservato della secondaria appena definito nelle sue linee generali. A complicare le cose saranno presumibilmente anche i soliti errori sull’ammissione dei candidati che, sfociando nell’atto discriminante, costringeranno ancora una volta il sindacato a battersi in tribunale, proprio nell’intento di tutelare i suoi lavoratori iscritti. Come è già avvenuto con il Tfa di sostegno, per il quale il numero di cattedre messe a bando risultano largamente inferiori rispetto alle necessità effettive.
CRESCE IL CONTENZIOSO
Di lentezze concorsuali conclamate, a seguito dei ricorsi motivati, si legge anche nel “Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica”, nel quale si parla di ritardi riscontrati “ricondotti allo slittamento di alcune prove scritte e al cospicuo contenzioso che ha dato vita ad una serie di misure cautelari di ammissione con riserva a prove scritte suppletive a favore di alcune categorie di personale escluso: delle 620 procedure concorsuali attivate, circa 400 sono state oggetto di prove suppletive.
“Si tratta di numeri che parlano da soli – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e che mettono in serio dubbio la realizzazione dell’ipotesi più che ottimistica di vedere in cattedra nell’estate del 2020, con il contratto di immissione in ruolo in tasca, i primi vincitori di concorso riservato. Non lo diciamo per partito preso, ma gli innumerevoli precedenti di concorsi della scuola lenti, perché male organizzati, e quindi a rischio annullamento”.
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