Serve immediata chiarezza sui lavoratori della scuola che dal prossimo 1° settembre lasceranno il servizio usufruendo dell’anticipo pensionistico “Quota 100”: lo chiede il sindacato Anief, dopo che per mesi sono stati resi pubblici, dai vertici delle istituzioni di competenza, numeri sulle adesioni completamente diversi da quelli pubblicati nelle ultime ore. Sino a qualche ora fa la cifra complessiva di domande presentate all’Inps per accedere alla pensione, con almeno 62 anni di età (entro il prossimo 31 dicembre) e 38 anni di contribuiti riconoscibili, era stato fissato attorno alle 17 mila unità. Ora si scopre che sono 10 mila in più, ma il numero di pratiche autorizzate rimane sempre lo stesso. Ci sono, quindi, 20 mila posti di docenti, Ata, dirigenti scolastici ed educatori che non potranno essere utilizzati né per la mobilità del personale di ruolo, né per assumere i precari.
Marcello Pacifico (Anief): “Non ci interessa se le colpe sono dell’Inps, del Miur o dell’Usr di turno: a noi interessa solo che i 27 mila posti liberati per i pensionamenti legati a Quota 100, possano essere tutti utilizzabili sia per le operazioni di mobilità, quindi per i trasferimenti, per le utilizzazioni e assegnazioni provvisorie e per le assunzioni a tempo indeterminato”.
Colpo di scena sulle richieste per andare in pensione attraverso il sistema “Quota 100” introdotto pochi mesi fa dal governo gialloverde: il sindacato apprende dal primo quotidiano economico nazionale che le domande presentate dai lavoratori della scuola ammontano circa a 27.000: non per tutte – ricorda oggi Orizzonte Scuola - è stato tuttavia “già accertato il diritto a pensione, per cui la maggior parte dei posti che si libereranno non potranno essere utilizzati per le operazioni di mobilità”. Solo per 7.544 domande è arrivato: 1.458 ATA; 123 dirigenti scolastici; 5.875 docenti; 56 insegnanti di religione cattolica; 32 educatori.
LE CONSEGUENZE
Il problema è che per la mobilità del personale – trasferimenti, utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie – saranno utili solo i 7.544 posti attualmente autorizzati dall’Inps. E gli altri? Per tutti i posti che si renderanno liberi dopo l’accertamento del diritto a pensione, i sindacati hanno chiesto al Miur che una parte di tali posti possa essere utilizzata per le immissioni in ruolo dell’anno scolastico 2019/2020. Il ministero dell’Istruzione non ha ancora fornito alcuna risposta. Intanto il tempo passa.
IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “ancora una volta la burocrazia, la lentezza degli uffici preposti al controllo delle pratiche e l’inerzia di chi gestisce la macchia scolastica, si andranno ad abbattere sulle teste di decine di migliaia di lavoratori. A iniziare da quelle di chi ha fatto domanda, che avrà una risposta, non è detto positiva o tale da essere accettata a mani basse, viste le decurtazioni a troppi zeri previste per chi aderisce a Quota 100”.
“Ma le conseguenze nefaste di questo sistema assurdo – continua il sindacalista autonomo -, si andranno anche a riflettere sul personale di ruolo e precario: il primo, perché non potrà chiedere trasferimento su quelle cattedre e su quei posti, dopo essere stato magari assunto a mille chilometri da casa per colpa di un algoritmo impazzito voluto a tutti i costi dal governo Renzi; il secondo, i supplenti con l’obiettivo della stabilizzazione, perché non potranno contare su quei posti e cattedre ai fini dell’immissione in ruolo, anche se alla resa dei conti con l’inizio del prossimo anno scolastico risulteranno prive di titolare, quindi vacanti e disponibili”.
“Noi, dinanzi a questo modo di procedere non ci pieghiamo. Siamo pronti a portare i responsabili in tribunale”, dice ancora il leader del sindacato Anief. “Dato per assodato questo concetto, è chiaro che venendosi a creare ulteriori decine di migliaia di posti vacanti, per il ministero dell’Istruzione diventerà ancora più difficile continuare a dire di no alla riapertura immediata delle GaE e al ricorso al doppio canale di reclutamento, con il ricorso ai candidati docenti inseriti in seconda fascia d’istituto anche ai fini della collocazione in ruolo. Presentarsi ai nastri di partenza dell’anno scolastico 2019/2020 con 200 mila supplenze da sottoscrivere – conclude Pacifico – sarebbe un errore così marchiano che difficilmente verrebbe perdonato a chi oggi gestisce la scuola pubblica italiana”.
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