All’indomani dell’intesa Governo-sindacati sottoscritta il 24 aprile a Palazzo Chigi, cominciano a delinearsi i contorni di un progetto fumoso e tutt’altro che risolutivo. È bene che i sindacati rifiutino le tessere di questi docenti: lo dicano chiaro. Nessun precario, già abilitato all’insegnamento, con titoli e formato, dopo 36 mesi di servizio, ha intenzione di svolgere un nuovo concorso: quello che serve è solo la sua stabilizzazione. Perché nessun supplente abilitato vorrebbe insegnare senza la prospettiva di essere assunto nei ruoli dello Stato. Marcello Pacifico (Anief): Se qualcuno non li vuole difendere, abbia la decenza di tacere e non parlare a nome loro, perché significherebbe aver aggirato al proprio compito istituzionale di difendere il diritto al lavoro.
Dopo l’accordo con il Governo, le procedure di stabilizzazione dei docenti precari “saranno due”: a breve dovrà essere convocato il primo dei tavoli tecnici previsti per dare “forma” all’Intesa. Il primo - Orizzonte Scuola - riguarderà proprio il capitolo Precariato. L’intesa prevede che il Governo, nel rispetto del principio costituzionale dell’accesso al pubblico impiego tramite concorsi pubblici, individuerà le più adeguate e semplificate modalità per agevolare l’immissione in ruolo del personale docente con esperienza di almeno 36 mesi di servizio (= 3 annualità)”.
Le modalità dell’accordo sui precari
“Secondo quanto riferito dai sindacati, si tratterà di prevedere l’accesso diretto al concorso (no preselettiva), aumento della quota riservata dei posti tra il 35 e il 50%, no 24 CFU, valorizzazione servizio nella graduatoria finale. Nell’intesa è poi previsto che in via transitoria, sempre per i docenti con almeno 36 mesi di servizio, saranno previsti percorsi abilitanti selettivi finalizzati all’immissione in ruolo. Tempi e modalità saranno stabilite nel tavolo tecnico”.
Il no dell’Anief
Il sindacato Anief, che ha confermato la mobilitazione del personale e l’adesione allo sciopero del 17 maggio contro le promesse di un Esecutivo che doveva essere del Cambiamento ed invece si conferma in piena linea con quelli che lo hanno preceduto, abili negli impegni e pessimi nei fatti, ribadisce che in quell’accordo è stata elusa la “madre” di tutte le soluzioni per vincere il precariato in Italia: la riapertura delle GaE rivolta a tutto il personale insegnante abilitato all’insegnamento e a quello con 36 mesi, previa frequenza di un corso rapido abilitante a costo dello Stato: l’accordo notturno con il Governo, infatti, rappresenta una bella intesa pre-elettorale ma nulla di più perché non entra nel merito dei problemi veri della scuola.
Il commento del presidente Marcello Pacifico
“Si tratta – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - di una mossa vincente, una sorta di ‘scacco matto’, che salverebbe in un colpo solo 100 mila precari storici, tutti già abilitati, la metà dei quali maestri con diploma magistrale, messi ai margini dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato e solo in minima parte riabilitati dal Governo. L’attivazione piena delle GaE, così come erano costituite fine a meno di dieci anni fa, aprirebbe le porte anche al doppio canale di reclutamento: altra condizione imprescindibile per procedere a delle assunzioni eque e risolutive per coprire oltre 100 mila cattedre vacanti, molte delle quali dovranno per forza di cose passare dall’organico di fatto a quello di diritto”.
Pertanto, Anief continua a portare avanti il reclamo collettivo al Consiglio d'Europa, attraverso il quale si è chiesto ai giudici una lettura euro-orientata della norma nazionale o ancora alla Corte di Giustizia Europea una pronuncia sull’interpretazione anomala dello Stato italiano, lontanissima dal diritto europeo, a partire dall’adozione della clausola 5 della Direttiva 70/99 UE.
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