Ma potrà essere introdotta fra un anno, salvo modifiche che Anief ritiene necessarie, e che potrebbero essere apportate da un nuovo esecutivo. Pacifico: “Così com’è non serve a molto. Troppo confusione su chi si deve occupare dell'argomento e rimane l'ambiguità sul monte orario e sul fatto che non possa essere considerata come materia. Tanto rumore per nulla. Il tema della cittadinanza è già trasversale”.
Con un ritardo di quasi una settimana rispetto alla data limite, la legge sull’introduzione dell’educazione civica è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n.195 del 21-08-2019): a questo punto, essendo indispensabili 15 giorni di tempo, la Legge n. 92/2019 entrerà però in vigore solo il 5 settembre prossimo, ad anno scolastico già iniziato. Tutto rinviato, pertanto, all'anno scolastico successivo.
Secondo Marcello Pacifico, leader dell’Anief, “bisogna modificare, subito, la norma con disposizioni chiare e adeguatamente finanziate. A iniziare da quelle sulla formazione e selezione del personale coinvolto nell’insegnamento di una disciplina che deve essere autonoma e non deve togliere ore ad altre materie”.
La denuncia di Tuttoscuola
La rivista Tuttoscuola continua a non avere dubbi: “L’articolo 2 della legge della nuova educazione civica prevede con molta chiarezza che “A decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione è istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica”. Non possono esserci equivoci o scappatoie. La legge è precisa: il 1° settembre dell’anno scolastico successivo non potrà essere quello del 2019-20”
Sempre Tuttoscuola sostiene che la legge sul ritorno dell’educazione civica “non potrà, quindi, che entrare in vigore soltanto dal 2020-21. Eppure c’è chi cerca di rimediare a quello che potrebbe sembrare una sconfitta politica, proponendo di considerare come inizio dell’anno scolastico (ma la legge non parla di inizio ma di 1° settembre!) l’inizio delle lezioni, diverso da regione a regione, non tenendo conto che dal 1° settembre le scuole sono già funzionanti con le attività di programmazione da parte dei docenti. Una proposta – in palese violazione di quanto espressamente prevede la nuova norma – che non si preoccupa della fattibilità della legge (mancano ancora le linee guida da parte del Miur e l’organizzazione del nuovo insegnamento da parte delle scuole), ma che sembra, invece, considerare la facciata, l’impatto comunicativo, il vanto dell’obiettivo politico raggiunto. A costo di violarla la legge: un bell’esempio di educazione civica”, conclude polemicamente la rivista.
Il pensiero del presidente del giovane sindacato
“Pensare di introdurre una legge dello Stato, finalizzata a crescere cittadini consapevoli e responsabili, solo grazie a degli escamotage e delle scappatoie – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – la dice lunga sullo spessore di quella stessa classe politica che ha fortemente voluto approvarla. Rimangono poi irrisolti i problemi insiti nel testo di legge di una materia di fatto inglobata in altre, quindi a danno di altri moduli disciplinari, non per via di un preciso progetto pedagogico-formativo ma semplicemente perché da realizzare a costo zero. Come rimane tutta da comprendere – conclude Pacifico – la possibilità di insegnare una disciplina di un’ora a settimana affidandola ad un numero imprecisato di insegnanti”.
Le modifiche chieste invano da Anief
Anief aveva espresso i suoi dubbi sull’allora disegno di legge, durante l’audizione tenuta presso la Commissione Cultura di Montecitorio lo scorso 12 marzo: il sindacato chiese l’istituzione della disciplina come materia autonoma, quindi aggiuntiva alle attuali, con un minimo annuale di non meno di 33 ore per la scuola primaria e 66 ore per la secondaria. Per la scuola primaria e secondaria di primo grado, la disciplina si sarebbe dovuta impartire dai docenti dell’area storico-geografica, che per la scuola secondaria di secondo grado avrebbero dovuto avere una preparazione specifica dei docenti; bisognava poi estendere l’oggetto degli studi alle istituzioni europee, come indicato in una Raccomandazione del Parlamento e dal Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE), relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente, che delinea otto competenze chiave, tra cui quelle sociali e civiche.
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