Tramonta definitivamente il contenitore di disposizioni, predisposto nei primi giorni di agosto dal Consiglio dei Ministri con l’anomala formula del “salvo-intese”, per andare incontro ad una parte del personale non di ruolo. A questo punto, spetterà al nuovo Esecutivo di farsi carico del complesso problema della supplentite che nessuno è riuscito non solo a debellare ma nemmeno a ridurre. Perché il problema del precariato in Italia è il risultato di scelte scellerate, come quella di non riaprire le graduatorie ex permanenti (provinciali), ancora utili al 50% delle immissioni in ruolo annuali, a tutto il personale abilitato. Tutto ciò causato da una politica economico-finanziaria di natura restrittiva che non ha permesso la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto. Parallelamente, si è fatto cassa con il taglio degli organici e lo stallo degli stipendi.
Secondo Marcello Pacifico (Anief), il decreto salva-precari prodotto dal Governo, avrebbe inficiato lo stato delle sentenze della Consulta e della Cassazione sul reclutamento da GAE, riparatorie e risarcitorie rispetto all’abuso dei contratti a termine, e delle assunzioni una tantum. Diventa necessario, dunque, riaprire annualmente le GaE al personale abilitato e ai prossimi abilitati PAS, inclusi educatori, ITP, diplomati magistrali, e procedere alla trasformazione delle graduatorie d’istituto in provinciali, considerato che da anni sono il principale bacino dal quale attingere i supplenti e prova ne sono altresì le migliaia di domande di messa a disposizione. Come diventa fondamentale procedere con il reclutamento da graduatorie di merito, regionali e d’istituto. Si deve anche attuare la la stabilizzazione dei precari Ata, educatori ed assistenti alla comunicazione, lsu, la conferma dei ruoli degli insegnanti assunti con riserva dopo il superamento dell'anno di prova, la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo con rivisitazione della ricostruzione di carriera. Oltre che sul fronte del precariato, il sindacato reputa indispensabile operare con urgenza sugli organici, debellando quelli di fatto e potenziando quelli posti nei territori a rischio. E infine aumentare gli stipendi partendo dalle risorse già presenti
Si può dare per ufficialmente saltato il decreto sulla scuola emanato dal Governo ad inizio mese. “Ieri 28 agosto – scrive Tuttoscuola -, era l’ultimo giorno utile per la pubblicazione del decreto legge salva-precari che il Governo aveva approvato il 6 agosto scorso ‘salvo-intese’, ma in Gazzetta Ufficiale l’atteso decreto non c’è stato”. Il provvedimento, “conteneva diverse misure destinate a dare stabilizzazione del rapporto di lavoro per decine di migliaia di docenti con contratto a tempo determinato”, seppure con effetti non immediati ma solo nel 2020.
“Il decreto – continua la rivista specializzata - prevedeva l’avvio di un PAS aperto a docenti con tre annualità di servizio svolti negli ultimi otto anni e un concorso a cattedra straordinario a favore di docenti con tre annualità di servizio negli ultimi otto anni svolti nella statale, di cui almeno uno nella classe di concorso specifica. Prevedeva anche il salvataggio di circa sei mila insegnanti ex-GAE con diploma magistrale la cui immissione in ruolo con riserva era stata annullata dal Consiglio di Stato. Per loro il contratto si sarebbe dovuto trasformare a tempo determinato, ma ora, senza decreto, verranno licenziati. Era anche prevista la proroga di validità delle graduatorie del concorso 2016 che avrebbe consentito l’immissione in ruolo di molti candidati idonei”.
Quel decreto, sostiene Anief, concordato con i sindacati maggiori, tardivamente pentiti, non avrebbe comunque portato a nulla se non a stabilizzare una piccola parte degli attuali precari storici. E poi, comunque, sarebbero rimasti da risolvere anche altri problemi cronici del comparto della Conoscenza. Ecco perché abbiamo predisposto sei punti fondamentali, che giriamo al nuovo Governo e alla rinnovata maggioranza parlamentare, sperando che riescano a fare meglio di chi li ha preceduti.
I punti riguardano l’adeguamento degli organici di fatto a quelli di diritto e organici differenziati per territorio; il reclutamento dalle attuali graduatorie (GaE, di merito, regionali e d’istituto); la stabilizzazione dei precari docenti, Ata, educatori ed assistenti alla comunicazione, lsu; la conferma dei ruoli degli insegnanti assunti con riserva dopo il superamento dell'anno di prova; la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo con rivisitazione della ricostruzione di carriera; l’utilizzo delle risorse risparmiate nella scuola per rinnovare i contratti, immediatamente con aumenti medi di 200 euro mensili e la mobilità ordinaria annuale insieme a corsi abilitanti ordinari.
Se il Governo, come sembra, dovesse essere poi confermato nel tempo, si potrebbe anche approvare il disegno di legge sulla cancellazione delle classi pollaio, l’aggiornamento della riforma sul sostegno, l’introduzione dell’educazione fisica anche nel primo ciclo, l’abolizione definitiva degli ambiti territoriali e della chiamata diretta, la fine del contenzioso pendente su tutti i concorsi in atto, la reintroduzione dell'insegnamento su moduli nella scuola dell’infanzia e primaria, lo spostamento dell'obbligo scolastico sino ai 18 anni.
PER APPROFONDIMENTI:
Allarme cattedre, solo in Lombardia 15 mila posti vacanti
La babele delle graduatorie dei precari
SCUOLA – Aumentano i posti liberi di docenti e Ata, ma vanno solo ai precari
Maestri con diploma magistrale, arriva la ciambella di salvataggio bis
Ferragosto amaro per alcune maestre licenziate durante l'anno
Precariato, ancora nessuna soluzione: poche immissioni in ruolo e molti supplenti
Sindacati maggiori pronti allo sciopero, sedotti e “scaricati”. Anief: ben gli sta