Secondo l’Anief, il calo di iscrizioni non deve incidere assolutamente negli organici: questi vanno non solo mantenuti, ma in alcune circostanze maggiorati. Prima di tutto assorbendo nei ruoli tutto il precariato storico, fatto di personale già selezionato e con comprovate capacità d’insegnamento. Poi puntando su un’Istruzione di qualità, anche valorizzando docenti e Ata con stipendi finalmente adeguati al prestigioso ruolo che ricoprono.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Sulla scuola, per i nostri nuovi governanti c’è solo da scegliere tra la tentazione di fare ancora una volta cassa, come del resto giù previsto dall’ultimo Documento di economia a finanza, che ha fissato riduzioni progressive di spesa pubblica fino al 2040, approfittando proprio del calo delle nascite: in questo modo, si procederebbe a tagliare classi, scuole, organici e risorse da riversare agli istituti scolastici, introducendo un progressivo dimensionamento, come quello avviato dall’ultimo governo Berlusconi, in quel caso creando classi pollaio, riducendo tempo scuola e compresenze con la denatalità che era ancora agli inizi. L’altra strada da percorrere è quella che indichiamo noi: approfittare di questa situazione per puntare dritto a una scuola di qualità, fatta di non più di 20 alunni per classe, di organici potenziati nelle aree a rischio, introducendo una didattica per livelli con più docenti impegnati in contemporanea, il riammodernamento delle strutture, stipendi adeguati e la cancellazione di tutte le diversità di trattamento del personale precario”
Il calo demografico rappresenta per la scuola un’opportunità da cogliere. Lo sostiene l’Anief, che di recente ha ricordato il decremento medio di 70 mila alunni l’anno, e ora anche la stampa specializzata: Tuttoscuola ha ricordato che nell’ultimo periodo “sono stati registrati livelli minimi del numero di nascite inferiori a tutti quelli che vi sono stati dall’unità d’Italia in poi”, con “il tasso di fecondità sceso da 1,4 a 1,3 figli per donna”. Si fanno sempre meno figli. E sempre meno se ne faranno, anche tra gli stranieri che negli ultimi decenni avevano “tamponato” la situazione. Secondo le proiezioni demografiche di Eurostat, rielaborate dalla Fondazione Agnelli, fatto 100 il numero di studenti italiani tra i 6 e i 16 anni nel 2015, si prevede che nel 2030 scenderanno a 85 (mentre i coetanei svedesi saliranno a 125, quelli tedeschi e inglesi a 109).
I numeri tutti in calo
Quali conseguenze avrà tutto questo per la scuola: “Alle culle vuote di ieri e di oggi, corrispondono i banchi vuoti di oggi e di domani”, Così, “nel 2030 avrà un milione e 300mila studenti in meno”. La rivista specializzata ha svolto anche un’analisi per livelli scolastici. La scuola dell’infanzia, che nel 2014-15 accoglieva 1.021.799 bambini, nel 2018-19 ne ha accolti soltanto 918.299: ha perso 103.500 iscritti, pari a oltre il 10%. Per quanto riguarda il primo anno di iscrizione nella scuola primaria, nel quinquennio considerato si sono persi poco più di 42 mila alunni, pari all’8% degli iscritti al primo anno di corso. Non ci sono territori che si sono salvati da questa onda di magra, anche se al Nord all’inizio del quinquennio si registra una certa tenuta. La secondaria di I grado ha registrato nel primo anno di scuola circa 11 mila alunni in meno (-2%), di cui quasi la metà nelle scuole del Sud. Al termine del quinquennio 2014-18 nel primo anno delle superiori si sono registrati 22.600 studenti iscritti in meno, pari a -3,7%. Più della metà, ancora una volta, nelle regioni del Sud.
A questo punto, spiega ancora la rivista “abbiamo davanti una irripetibile finestra di opportunità, che difficilmente si ripresenterà, per finanziare un rinnovamento vero e non solo a parole. Occorrono la visione strategica e il coraggio politico di non cadere nella tentazione di trarre vantaggio finanziario dalla flessione di organici, e non riversare nelle casse dello Stato (come purtroppo prevedono invece i vari documenti programmatici di economia e finanza degli ultimi governi di vario colore) i risparmi conseguenti”.
Le richieste del presidente Anief
“Al Governo che si sta andando a costituire in queste ore - commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – chiediamo di operare con urgenza sugli organici, debellando quelli di fatto e potenziandoli nei territori dove abbondano dispersione e ritardi negli apprendimenti. Per rimpolpare gli organici, ci sono decine e decine di migliaia di docenti precari già reputati abili. E, almeno per loro, non servono i concorsi. Basterebbe riaprire annualmente le GaE al personale abilitato, prevedendo l’assorbimento anche per gli educatori, gli ITP, i diplomati magistrali, e procedere alla trasformazione delle graduatorie d’istituto in provinciali, le stesse che vengono da anni utilizzate per coprire i vuoti crescenti in organico. Servirà anche, certamente, assumere da graduatorie di merito, regionali e d’istituto, come immettere in ruolo Ata, educatori ed assistenti alla comunicazione, lsu”.
“Chiediamo poi di prevedere la conferma dei ruoli degli insegnanti assunti con riserva dopo il superamento dell'anno di prova, la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo con rivisitazione della ricostruzione di carriera. Per i docenti di terza fascia d’istituto o non abilitati, si proceda subito con i corsi PAS. Vanno quindi previsti aumenti sostanziosi degli stipendi, i più bassi della PA ora di nuovo congelati, partendo dalle risorse già presenti, che da subito garantirebbero 200 euro in più in media. Il nostro è il vero #decretosalvascuola. Una soluzione che sarebbe - conclude Pacifico – anche la giusta risposta alle richieste di spiegazione della Commissione dell'Unione Europea mosse all’Italia per abuso di precariato”.
PER APPROFONDIMENTI:
Allarme cattedre, solo in Lombardia 15 mila posti vacanti
La babele delle graduatorie dei precari
SCUOLA – Aumentano i posti liberi di docenti e Ata, ma vanno solo ai precari
Maestri con diploma magistrale, arriva la ciambella di salvataggio bis
Il Mef tiene sotto scacco le 58 mila assunzioni annunciate da Bussetti: il nuovo anno si complica
Docenti precari, risoluzione M5S per assumere su 11 mila posti liberati da “Quota 100”