Alla fine, il Governo sui precari ha ceduto all’evidenza: il bonus merito, rivolto ai docenti e introdotto con la Legge renziana 107/15, è stato allargato al personale non di ruolo. In un Paese, come il nostro, dove sempre più cattedre sono assegnate ai supplenti, ormai una ogni quattro, non aveva del resto alcun senso escludere a priori e per legge il personale precario dalla pur contestata formula del bonus merito approvata quattro anni e mezzo fa.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “Siamo stati sempre convinti che si trattasse di una discriminazione. La stessa di cui sono stati fatti oggetto anche i lavoratori Ata, gli educatori e altre figure professionali, pure loro meritevoli di accedere a un fondo economico che serve prima di tutto, vista l’esiguità degli stipendi, a dare un po’ di merito a chi si impegna di più e ottiene ottimi risultati a scuola. Rimane l’amaro in bocca per la scarsità di fondi finalizzati al bonus merito, i quali corrispondono oggi a meno della metà della metà dei 700 e oltre milioni stanziati nel 2015 con la Buona Scuola di Renzi”
Anief si è sempre opposta sin dal primo momento a questa differenziazione gratuita dei lavoratori, sostenendo che in moltissimi casi i docenti precari, non di rado confermati anche più anni nella medesima scuola, sono parte attiva nelle attività che vanno oltre la mera didattica in classe. Anche in occasione della discussione in Senato, aperta alle parti sociali, del decreto “Semplificazione”, il disegno di legge n. 989, il giovane sindacato ha presentato una serie di emendamenti, tra i quali vi era “l’estensione del bonus merito ai docenti anche precari, pure questo senza costi aggiuntivi per lo stato (attualmente è previsto che il bonus merito sia destinato soltanto al personale di ruolo della scuola), e anche della card relativa alla formazione”,
La nuova disposizione, che comunque lascia fuori dal bonus merito tutto il personale Ata e gli educatori, è contenuta nel comma 7 dell’articolo 7 (Disposizioni contabili) del decreto-legge appena approvato dal Governo e che ora è atteso dal parere del Parlamento: il testo approvato cita l’articolo 1, comma 128, della legge 13 luglio 2015, n. 107, a proposito del quale “dopo le parole «di ruolo» sono inserite – si legge nel decreto - le seguenti: «nonché con contratti a tempo determinato annuale o sino al termine delle attività didattiche»”.
L’altissima presenza di docenti precari è confermata dall’identikit statistico della scuola italiana, pubblicato qualche giorno fa con numeri, tabelle e grafici divisi per regione e livelli di formazione, dal quale risulta anche che oggi in Italia vi sono 835.489 cattedre totali: solo che “degli oltre 684 mila posti comuni, 15.232 sono posti di “adeguamento”, mentre, dei 150.609 posti di sostegno, 50.529 sono “posti di sostegno in deroga”. Questo significa che, oltre ai posti rimasti vacanti, ve ne sono quasi 66 mila, un decimo delle cattedre, destinati con certezza alla supplenza. A questi numeri vanno aggiunti tutti quelli che derivano dal mancato turn over, dalla scarsità di candidati nelle graduatorie che portano alle immissioni in ruolo e dai ricorsi delle famiglie che, soprattutto a seguito della mancanza di docenti sostegno, ricorrono dal giudice per rivendicare nuove cattedre e ore.
“Siamo felici del fatto che stiamo arrivando finalmente all’epilogo sull’ingiustizia dell’esclusione del personale docente precario all’accesso al merito derivante da impegni extra-aula – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -. È la conferma che l’Italia sta pian piano recependo le richieste di Bruxelles, in tema di lavoro, equiparando anche il trattamento economico del personale precario rispetto a quello di ruolo. Il prossimo step da portare a casa, è l’allineamento del trattamento economico dei supplenti, ai quali è giunta l’ora di assegnare sia gli scatti stipendiali che l’intera considerazione, ai fini della carriera, del periodo di precariato scolastico”.
Finanziamenti per il bonus merito stanziati a seguito dell’approvazione della Legge 107/2015:
Anno scolastico |
Stanziamento (euro) |
2018/19 |
130.000.000 |
2017/18 |
130.000.000 |
2016/17 |
200.000.000 |
2015/16 |
700.000.000 |
Tabella realizzata dall’Ufficio Studi Anief
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