Solidarietà ai precari per le ragioni della protesta. Fino a quando non si otterrà la piena stabilizzazione attraverso l'utilizzo delle graduatorie esistenti, è giusto ricordare all'opinione pubblica l'esistenza di un problema.
Nel frattempo, perché l'azione sia più incisiva, Anief getta anche le basi per una nuova mobilitazione nazionale, stavolta estesa al personale dell’Afam, dell’Università e della Ricerca, che, questa volta, alla luce della rappresentatività, sarà organizzata soltanto dopo avere svolto un’adeguata informazione ai lavoratori sui diritti maturati per i contratti a termine. Un’operazione a largo spettro, che si realizzerà attraverso le mille assemblee sindacali, sempre che non sia necessario, come il 12 novembre, programmarne una urgente in occasione di un provvedimento utile a dialogare con il legislatore per l'introduzione di una specifica modifica normativa della stessa legge 159/19.
Marcello Pacifico (Anief): “L’importante è coinvolgere quanto più personale possibile e farsi ascoltare dal Parlamento, perché senza un deciso intervento legislativo la supplentite, ‘incarnita’ ormai nell’organizzazione scolastica italiana, non si potrà di certo sconfiggere. Nel frattempo, continua la nostra class action in tribunale per condannare lo Stato al pagamento dei risarcimenti, degli scatti di anzianità, del salario accessorio per le supplenze brevi, della ricostruzione di carriera per intero del servizio prestato e non riconosciuto”
Hanno le loro ragioni, i promotori dello sciopero generale nella scuola proclamato per il prossimo venerdì 14 febbraio: la stabilizzazione di tutti i docenti precari con più di 36 mesi di servizio, infatti, assieme ad altri punti nevralgici - come la mancata equiparazione dei supplenti sul piano dei diritti contrattuali, il reclutamento da rivedere di sana pianta e l’emergenza stipendi - rappresenta un passaggio cruciale per dare finalmente una svolta a un sistema scolastico italiano sempre più in difficoltà.
Anief, quindi, solidarizza pur non aderendo con i promotori della giornata di sciopero: ritiene infatti pertinenti le motivazioni che hanno portato alla mobilitazione, a partire dalla decisione di approvare un decreto scuola, con la Legge n. 159 del 20 dicembre scorso e la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale, che solo sulla carta “promette 24 mila posti ai docenti precari con più di 36 mesi di servizio: di fatto – spiegano le organizzazioni - a causa dell’attuale, progressivo e sempre meno tollerabile rigonfiamento dell’organico di fatto, saranno necessari molti anni per immettere interamente i docenti precari in ruolo”.
“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che le politiche degli ultimi governi hanno lasciato sostanzialmente immutata, la questione del precariato scolastico italiano. Mai si era infatti arrivati a un numero così alto di supplenti, chiamati tutto l’anno a coprire ormai oltre 200 mila posti vacanti, che il Miur si ostina quasi sempre a nascondere nell’organico di fatto, proprio per evitare le stabilizzazioni e lucrare anche sulle supplenze estive. Trascinando i precari verso un’età media di assunzione a tempo indeterminato sempre più alta. Una politica che Anief ha ‘stanato’ da tempo, chiedendo al Parlamento di interromperla approvando precise richieste anche al recente di decreto Milleproroghe. E che continua a contrastare in tribunale, come in seno alla giustizia europea”.
“Ecco perché – dice il sindacalista – chiediamo a gran voce, oltre che dei bandi per un numero molto più alto di posti, anche l'estensione della partecipazione alla procedura riservata per tutti gli esclusi, rivendicando una prova unificata per i precari del sistema nazionale di istruzione, l'accesso libero al Pas senza pre-selezione, una valutazione maggiorata del servizio nella tabella dei titoli, il superamento con la sufficienza della prova pre-ordinata, la possibilità di scegliere una seconda lingua comunitaria oltre l'inglese. Le strategie di risparmio pubblico sulla pelle dei precari di Stato, stavolta ha escluso, producendo una vera discriminazione, supplenti della dall’infanzia e primaria, maestri con diploma magistrale e Insegnanti tecnico pratici già assunti in ruolo e licenziati in un secondo tempo, oltre che tantissimi docenti di religione. E con loro anche educatori, Dsga facenti funzione e decine di migliaia di Ata, che si vedono scavalcare dagli ex lavoratori socialmente utili”.
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