Il comparto Istruzione e Ricerca vive in estrema emergenza: servono decisioni programmatiche d’investimento, rispetto al Prodotto interno lordo, in palese controtendenza col passato, anche recente. A chiederlo alla ministra della Pubblica Amministrazione è stata la delegazione del sindacato autonomo, durante la prosecuzione del confronto del Governo e del Parlamento con le Parti Sociali. Tra le criticità espresse da Marcello Pacifico, presidente Anief, all’on. Fabiana Dadone c’è quella di “un comparto che sta attraversando un vero e proprio svilimento. I tentativi di intervento del Parlamento nelle passate e nell’attuale legislatura non sono risultati né efficaci né risolutivi. La possibilità di cambiare subito strada è a portata di mano ed è quella di agire già in primavera, proprio attraverso il Documento di economia e finanza applicato alla Legge di Bilancio 2021”
Il momento è topico: c’è l'urgenza di assegnare almeno l'1% progressivo del PIL nel prossimo triennio ai settori istruzione, università e ricerca, in modo da garantire l'effettiva attuazione di uno sviluppo concreto che riporti l'Istruzione, l'Università e la Ricerca Scientifica a livelli di eccellenza sempre più lontani dalla realtà: lo ha chiesto la delegazione Anief alla parte pubblica, nel corso dell’incontro a Palazzo Vidoni con la titolare della Funzione Pubblica sul Memorandum d'intesa in materia di lavoro pubblico.
“Occorre assolutamente cambiare la politica sugli investimenti – ha detto Marcello Pacifico, leader dell’Anief –, mentre ad oggi ci ritroviamo con la spesa pubblica per l’Istruzione rispetto al Pil in perenne calo fino al 2035: lo dice l’ultimo Def, con una riduzione progressiva che va dal 4% al 3,2%. Ed è da quei dati che, nello stesso documento, però del 2020, bisogna prendere le distanze”.
“La tendenza al negativo, del resto, è quella già intrapresa tra il 2005 e il 2013, con gli investimenti per l’istruzione, sempre rispetto al Pil, con segno negativo fisso. La povertà di investimenti non è sfuggita ad Eurostat, che nell’ultimo rapporto sui Paesi UE ha collocato l’Italia all’ultimo posto UE per la spesa pubblica rivolta all’Istruzione intesa nel suo complesso: il nostro Paese si ferma al 7,9%, a fronte del 10,2% medio dell’Unione”, ha concluso il sindacalista autonomo.
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