Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione non ha espresso solo rilievi sui concorsi abilitanti e quindi su quello riservato ai docenti della secondaria per assumere circa 24 mila docenti: nel parere del 6 aprile, il CSPI ha fatto più di osservazioni “ben più sostanziali, conseguenti alla drammatica situazione che sta attraversando il Paese per effetto dell’epidemia da “Covid-19””. Sarà quindi “essenziale permettere alle scuole di operare a pieno regime fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico”, ma senza pensare che questo possa avvenire insistendo su procedure concorsuali dai tempi stralunghi.
Marcello Pacifico (Anief): “È bene che al ministero dell’Istruzione guardino in faccia la realtà delle cose e il pericolo incombente che si sta materializzando sulla scuola: abbiano il coraggio di ammettere di avere intrapreso una strada pericolosa, quella dei concorsi, resa ancora più difficile dall’emergenza per il virus che imperversa. Giunti a questo punto, non serve più nemmeno organizzare un concorso per soli titoli. Basterebbe, piuttosto, riaprire le graduatorie di istituto, che sono già per titoli, e trasformarle in liste provinciali. Si dovrebbe poi fare altrettanto con il personale Ata, così da coprire altri 40 mila posti vacanti con le graduatorie già pronte, anche queste per titoli, da 24 mesi. Se si vuole superare la supplentite, è l’unica cosa da fare, altrimenti ci aspetta un anno scolastico terribilmente complicato e all’insegna dei ricorsi seriali”.
In corrispondenza del via libera del Governo al decreto legge sulla scuola, il CSPI, consapevole che il proprio compito è consultivo e propositivo, vista la difficoltà di questo momento, in spirito di collaborazione e in forza delle competenze presenti al proprio interno, evidenzia che, in previsione della fase post-emergenziale, che non sarà meno critica dell’attuale (in l’Italia e non solo) in quanto si dovrà ricostruire quel tessuto socio-culturale che in questi ultimi mesi è messo a dura prova, ritiene che sia essenziale permettere alle scuole di operare a pieno regime fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico.
IL PARERE DEL CSPI
Solo in questo modo sarà possibile, proseguono i 36 componenti del Consiglio, “programmare adeguatamente le attività didattiche e recuperare quanto non è stato possibile realizzare a seguito del lungo periodo di sospensione delle attività è poter contare immediatamente su un organico completo e su un corpo docente stabile e motivato”. Premesso questo, il CSPI non “ritiene possibile agire nei termini della programmata ordinarietà in quanto le procedure concorsuali, di cui alla legge 159/2019, pensate per tempi ordinari, non garantiscono affatto gli effetti sopra auspicati per questi tempi straordinari. Ciò sia in ragione delle criticità già sopra evidenziate, ma anche alla luce del fatto che tutte le procedure concorsuali ordinarie sono state sospese per ben 60 giorni (come disposto dal D.L. 17 marzo 2020) e che lo stato di emergenza dichiarato prevede una estensione fino al 31/7/2020”.
In virtù di ciò, “il CSPI auspica fortemente una riflessione da parte del Ministero in merito alla possibilità di assumere procedure concorsuali le più semplificate possibili, che tengano conto essenzialmente del periodo di servizio già prestato e delle esperienze culturali e professionali possedute dai docenti. Lo stato di emergenza dichiarato consente, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, di individuare appropriati provvedimenti che permettano l’immediata funzionalità di tutte le scuole del Paese a partire dal 1° settembre 2020, assicurando in ogni classe la presenza di personale stabile, motivato e formato professionalmente, e rendendo effettivo a tutti gli studenti ed alunni il diritto costituzionale all’istruzione”.
DOVE SI STA ANDANDO
Anche su questi aspetti evidenziati dal Cspi, il ministero dell’Istruzione farebbe bene a riflettere a fondo. Soprattutto sulla necessità di puntare tutto su dei bandi di concorso destinati a durare molto più a lungo di quanto si poteva pensare solo qualche mese fa: con il risultato che nel corso della prossima estate, quando sarebbero serviti i vincitori di quelle selezioni, ci ritroveremo con più di 200 mila cattedre libere e appena qualche migliaia coperte con precari presenti nelle GaE e nelle graduatorie di merito: la stragrande maggioranza di quei posti rimarrà vacane e sarà assegnata a candidati presenti nelle graduatorie d’Istituto oppure tramite la “messa a disposizione”, quindi affidate a neo-laureati o titolati senza esperienza.
I CONCORSI IN BALLO
Anief ricorda che i testi di cui si attende la pubblicazione sono il bando di concorso straordinario secondaria I e II grado, procedura per il ruolo; il concorso ordinario secondaria I e II grado; la procedura rivolta a maestri d’infanzia e primaria; il bando di concorso straordinario secondaria I e II grado, procedura per l’abilitazione, anche se quest’ultimo non sappiamo se rientrerà nel “pacchetto”. Per evitare il disastro, Anief ha chiesto alla V commissione del Senato di approvare degli emendamenti specifici al decreto Cura Italia”, sul quale si attuerà il voto di fiducia. Perché lo Stato italiano non si può permettere di continuare ad assumere e licenziare i precari, dal momento che ci sono tutte le condizioni per assumerli su dei posti che rimanendo vacanti creano non pochi problemi a tutti.
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