Oggi la confederazione Cisal - composta dal segretario generale Francesco Cavallaro, dal segretario confederale Massimo Blasi e dal segretario confederale Marcello Pacifico – ha incontrato il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, il ministro della Salute Roberto Speranza e il nuovo commissario straordinario emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo
Si è svolto un incontro sulla valutazione sul funzionamento dei protocolli di sicurezza e sulla campagna vaccinale nei luoghi di lavoro. Nell'incontro che si è svolto con i Ministri dello Sviluppo economico, della Sanità e del Lavoro, la delegazione Cisal ha parlato dei temi generali che riguardano il pubblico impiego e della scuola, del piano vaccinale e dei protocolli sulla sicurezza.
Il parere di Marcello Pacifico nel documento inviato alla confederazione Cisal in vista dell'incontro
Marcello Pacifico ha affermato che "a proposito dei protocolli sulla sicurezza, abbiamo insistito che vorremmo finalmente uno screening e un colloquio continuo tra il SSN, le ASL, le aziende sanitarie e le scuole, perché ad oggi purtroppo tutta la politica sul tracciamento nelle scuole è risultata fallimentare. Molto spesso, la positività degli alunni non viene notificata alla scuola, se non dalla famiglia o dall'alunno. Quindi mancano veramente dei dati, perché il monitoraggio è l'arma principale di prevenzione nella diffusione del contagio".
"In secondo luogo - continua Pacifico - abbiamo sottolineato che i banchi non hanno risolto il problema della sicurezza dei locali e anche l'alternarsi al 50-75% della didattica in presenza è un qualcosa di momentaneo e non può diventare strutturale. Ciò vuol dire, come abbiamo ribadito anche al nuovo Commissario Figliuolo, che se il Covid continuerà nonostante la partenza la campagna vaccinale, è importantissimo usare i soldi del Recovery Plan, attraverso un progetto che garantisca il tempo scuola, il tempo studio, con più classi. Abbiamo bisogno di più spazi, purtroppo il rapporto tra alunni e personale docente ed amministrativo non è più sostenibile. È inutile pensare di prolungare il calendario delle lezioni quando poi si entra in classe e non si riescono a rispettare i protocolli che abbiamo sottoscritto come sindacato Anief".
"Sul tema della vaccinazione - spiega il sindacalista - abbiamo sottolineato che ci sono più di 15mila docenti che lavorano i regioni diverse e non possono prenotarsi per il vaccino, perché lavorano in un luogo diverso dalla propria residenza. Quindi bisogna dar loro la possibilità di poter scegliere dove vaccinarsi. In secondo luogo, c'è il problema degli over 55, che dovrebbero essere proprio i primi ad essere vaccinati", afferma Pacifico, ricordando anche che "la scuola italiana è la più vecchia del mondo, più del 50% è over 50". Per il sindacalista esiste poi un problema di tipologia di vaccino (Pfizer o Astrazeneca) e di tempistica (in Emilia Romagna si inizia il 22 febbraio ed in Lombardia addirittura l'8 marzo). "È molto importante cominciare a uniformare questi aspetti: in Lombardia vive il 10% della popolazione studentesca e dei docenti e è importante attivare un monitoraggio su tutto il territorio nazionale". Per quando riguarda i permessi, "se ci sono degli effetti collaterali della vaccinazione anti-Covid, allora non bisogna considerarlo malattia, ma occorre equiparare la situazione alla quarantena. Tutto questo bisogna prevederlo sin da ora perché non bisogna scoraggiare, ma incentivare il vaccino".
Vai all’intervista di Marcello Pacifico rilasciata ai microfoni di Teleborsa
I punti sulla scuola che secondo il presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal vanno affrontati
Per quanto riguarda i protocolli di sicurezza, la delegazione Cisal ha sottolineato come la scuola sia un sistema che coinvolge quotidianamente 8 milioni di studenti e oltre 12 milioni di genitori. Un sistema dunque che coinvolge ogni giorno e per 10 mesi l’anno ben oltre 20 milioni di persone non può essere gestito da poche migliaia di dirigenti e altrettanti referenti Covid ma deve prevedere la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti nell’organizzazione scolastica. All’atto della firma del Protocollo d’intesa del 6 agosto 2020 per garantire l’avvio dell’anno scolastico si era stabilito di organizzare incontri con cadenza mensile ma non c’è stata, purtroppo, regolarità in questi appuntamenti. In questo momento occorre conoscere i dati di quello screening mai veramente partito per valutare l'incidenza dei contagi nelle scuole. “Si tratta di informazioni già più volte richieste, anche da Anief, a partire dal mese di luglio in vista della riapertura – ha comemntato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - Rimangono poco chiare, soprattutto in regioni come il Veneto, l’Umbria, la Liguria, le procedure di tracciamento, non si registra in affetti l’obbligo di comunicare l’esito di un tampone per il rientro a scuola né è garantito che l’ASL informi le scuole a seguito della presenza di un alunno positivo. Non c’è, in pratica, un vero monitoraggio dei contagi nelle scuole se non al livello locale. Vale la pena ricordare che in molte scuole tante persone si trovano a convivere in piccoli spazi: l’Anief ha chiesto da tempo la riformulazione dei parametri per la costituzione delle classi”.
La proposta è quella di regolamentare il monitoraggio e il passaggio di informazioni tra le Asl e le scuole per garantire il tracciamento dei contagi, oltre a rimodulare i criteri per la formazione delle classi.
Per quanto riguarda la campagna vaccinale, secondo le stime sono circa 15mila i docenti e gli Ata che sono rimasti esclusi dalla campagna vaccinale; si tratta soprattutto di coloro che sono in servizio in una regione diversa da quella di residenza. A questo si deve aggiungere che la campagna non procede a una sola velocità: in Campania, Lazio, Puglia, Toscana è già iniziata da giorni, in altre regioni tarda a partire (come in Lombardia dall’8 marzo) o è appena partita (come l’Emilia Romagna dove era stata invece annunciata a partire dal 22 febbraio). I lavoratori della scuola sono oggettivamente tra quelli più esposti ai contagi, devono pertanto avere la possibilità di vaccinarsi volontariamente, il prima possibile e in tutta sicurezza senza dover affrontare inutili viaggi né essere costretti a ricorrere a permessi non retribuiti (per il personale precario). E soprattutto devono poterlo fare prima possibile i più anziani tra loro, gli over 55, che costituiscono una percentuale altissima del personale scolastico. Nella regione Lazio, ad esempio, risultano nell’elenco del personale da vaccinare solo i lavoratori della scuola residenti o che sono assistiti da un medico di famiglia convenzionato con il SSR della Regione Lazio. Ci sono poi altre categorie al momento non contemplate, come i lavoratori, docenti e ATA over 65 e fino a 67 anni, che operano nelle scuole di tutta Italia, ma ancora i docenti temporaneamente non in servizio, i tirocinanti di Scienze della Formazione Primaria e del TFA Sostegno, il personale AFAM, il personale delle scuole private, oltre ad altri operatori al momento esclusi dall'accesso al vaccino, ma che ogni giorno entrano nelle nostre scuole e svolgono il proprio lavoro ponendo se stessi e gli altri a rischio di contagio. Un’ulteriore criticità è rappresentata dall’assenza di permessi specifici per le procedure vaccinali.
Pe proposte avanzate sono: consentire a tutto il personale scolastico del sistema nazionale di istruzione di scegliere la provincia in cui desidera essere vaccinato svincolandolo dall’obbligo della vaccinazione nella provincia dove si ha la residenza sanitaria; istituire un permesso specifico per la vaccinazione e prevedere per il personale scolastico che sviluppi reazioni avverse al vaccino e sia costretto a ricorrere all’istituto della malattia l’equiparazione di questi periodi a quelli di quarantena/isolamento preventivo/ricovero ospedaliero e pertanto esclusi dal periodo di comporto e da decurtazioni stipendiali.
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