“I 107 euro” di aumenti che il Governo Draghi ha proposto ai sindacati per il rinnovo contrattuale di oltre tre milioni di dipendenti pubblici sono una somma maggiore “degli 80 euro di tre anni fa e quindi si va verso un accordo che però per Anief deve andare verso il principio del salario minimo. Per tutti i dipendenti pubblici deve essere legato al costo dell’inflazione”. A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: intervistato da Orizzonte Scuola, il sindacalista autonomo ha ricordato che “nel 2008 c’è stata una legge che aveva bloccato l’aumento degli stipendi, poi c’è stato un primo contratto e questo è il secondo contratto che aumenta la percentuale dal 3,48 al 4,07 ma non recupera ancora integralmente i 14 punti di inflazione. Da questo punto di vista – spiega – per noi è importante andare a pareggio rispetto al costo della vita”.
I NUMERI SUGLI AUMENTI
Il rinnovo del contratto del pubblico impiego stavolta parte da un impegno maggiore del Governo rispetto al passato. I numeri parlano da soli: “Il ministro Brunetta – dice il leader dell’Anief - ha parlato di 6,8 miliardi rispetto ai 5,4 miliardi stanziati nel 2018 per rinnovare i contratti, quindi ci sono 1,4 miliardi in più che dovrebbero portare a un aumento di 4,07 per 107 euro lordi, a questo dovrebbero aggiungersi i soldi per l’elemento perequativo”.
GUARDIAMO ALL’UE
Il presidente del giovane sindacato sostiene che è ora di confrontarsi con quanto avviene in Europa: “Bisogna cercare di ancorare gli stipendi ai livelli europei. Basti pensare che nella scuola elementare italiana, gli stipendi sono di 10mila euro annui in meno rispetto a quelli della media europea. A fine carriera nella scuola superiore sono 40mila euro in meno rispetto alla Germania”.
LAVORO AGILE E PIANTA ORGANICA
Definito l’incremento medio, il sindacalista si sofferma sulle innovazioni della parte normativa e su quella del reclutamento: col nuovo contratto, dice Pacifico, “ci deve essere l’impegno nel definire i temi del lavoro agile, della sicurezza dei lavoratori”: temi da mettere nel contratto. “E fare in modo che la pianta organica sia utilizzata non attraverso dei contratti a termine ma con contratti a tempo indeterminato. Per fare questo ci colleghiamo anche all’intervento del ministro Brunetta in Senato: sullo svecchiamento della PA si deve parlare da una parte di concorsi, che devono essere banditi in maniera ordinaria e semplificata, dall’altra parte di procedure di reclutamento per chi ha più di 24 mesi di servizio nel pubblico impiego”.
EQUIPARARE I PRECARI
“E allora – continua Pacifico - fin da ora cominciamo a dire che dobbiamo trattare nella stessa maniera giuridica ed economica il personale di ruolo e il personale precario. E ancora: rivalutare i profili professionali, è da 35 anni che per il personale Ata si è rimasti fermi. Da 25 anni sono stati attribuiti diversi profili professionali, come i coordinatori, che esistono ma di fatto non ci sono. Ed è da 10 anni che non si fanno passaggi verticali. Non si parla neanche di carriera. Prima il docente che voleva fare carriera doveva diventare preside. Dal 2001 ad oggi si è cercato di rendere simili il sistema del pubblico impiego a quello privato ma non si sono inseriti i quadri, anzi, nell’ultimo contratto si è abolita la figura della vicedirigenza. Insomma – conclude il presidente Anief - di idee ce ne sono tante. C’è una grande riflessione da fare. Bisogna sicuramente aggredire la precarietà anche nell’università e nella ricerca”.
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