A margine dei lavori sulla manovra della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, viene prorogato il bonus bebè; tale manovra verrà completamente finanziata per il 2018, con coperture pari a 185 milioni di euro, mentre per il 2019 e il 2020 le risorse finora individuate ammontano alla metà circa di quanto inizialmente previsto, cioè 200 milioni l’anno anziché 403. Vediamo quali sono i punti della manovra che coinvolgerà molte famiglie italiane.
Rispetto alle ultime notizie sull’argomento pensioni, Anief, in collaborazione con Cedan S.r.l.s., ha condotto uno studio e un approfondimento su tale argomento in relazione all’aumento dei requisiti di uscita dal mondo del lavoro relazionati all’argomento cardine degli ultimi giorni: l’aspettativa di vita. È corretto fare chiarezza sul fatto che l'adeguamento delle pensioni di vecchiaia a 67 anni tra tredici mesi produrrà anche l'aumento dell'età a quota 64 anni, o dei requisiti contributivi, richiesti per le pensioni anticipate, sia per quelle contributive che per quelle del sistema retributivo. Cinque mesi in più di età o di contributi, che sposteranno in avanti l'uscita dei lavoratori, determineranno un requisito minimo di 43 anni e 3 mesi per i contribuenti uomini e di 42 anni e 3 mesi per le donne dal 2019 o di quota 64 anni di età per i lavoratori del sistema contributivo puro. Questo è lo scenario a cui andranno incontro milioni di lavoratori italiani.
Dal 1° dicembre sarà possibile inoltrare domanda per il Reddito di inclusione (REI), la misura messa in atto dal Governo per aiutare le famiglie in difficoltà economica con il dlgs. n. 147/2017, con decorrenza dal prossimo 1° gennaio. Questa misura andrà a sostituire il sostegno all’inclusione attiva (SIA) e l’assegno di disoccupazione (ASDI) per i disoccupati a fine NASpI. La misura consiste in un assegno mensile versato per un periodo fino a 18 mesi, con importo minimo di 190 euro per i single, fino a un massimo di 485 euro per i nuclei familiari con almeno cinque componenti. Contestualmente i beneficiari dovranno partecipare a un progetto di reinserimento sociale e nel mondo del lavoro.
Rimane un sogno l’equiparazione dei dirigenti scolastici alla dirigenza pubblica della stessa area: per recuperare parte del gap di 38mila euro annui, sono previsti nel disegno di legge n. 2960 aumenti netti mensili di soli 154 nel 2018, appena 186 nel 2019 e 431 euro dal 2020, a regime. Ma con il contratto si perderebbero comunque complessivamente nel quinquennio 2015/2020 almeno 42.159 euro lordi. Recupera tale somma con i ricorsi patrocinati da Udir. Per aderire vai al seguente link.
Marcello Pacifico (Udir-Confedir): La nuova quota finanziata è messa a disposizione dal Governo per la contrattazione attuale. Ma siccome il contratto è virtualmente sbloccato da settembre 2015, accordo nel quale sono confluite le posizioni di tutti i dirigenti della stessa area di cui si vuole raggiungere la perequazione, per lo studio legale dell'Udir deve essere versata proprio a partire da tale data l'intera differenza della mancata retribuzione di posizione parte fissa non assegnata per un totale nel quinquennio di 42.159 euro. In attesa di diventare rappresentativi in base alle deleghe che saranno registrate entro dicembre Udir, che aveva già presentato un emendamento in Senato per sanare la questione, dichiarato poi inammissibile, fin da adesso annuncia la volontà di ricorrere al giudice del lavoro non per ottenere la perequazione esterna della parte fissa della retribuzione di posizione che è in questo momento prevista nel disegno di legge, ma la corresponsione di tutti gli arretrati a far fede dallo sblocco del contratto in cui sono confluite tutte le aree della stessa dirigenza del ministero dell'istruzione e della ricerca.
Le somme sono pari ad un terzo di quelli spettanti, alla luce dell'aumento del costo della vita. Il contratto che si sarebbe dovuto firmare doveva prevedere aumenti dal 2018 di almeno 127 euro, considerato il tasso di inflazione programmata registrato negli ultimi dieci anni. A cui aggiungere 2.654 euro netti di arretrati anziché 468 euro: si tratta di un rimborso davvero ridicolo, senza contare che mancano le quattro mensilità del 2015. Per questi motivi, Anief diffida gli altri sindacati dalla firma e invita a inviare la diffida all’amministrazione e alla Ragioneria dello Stato per sbloccare l'Indennità di vacanza contrattuale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Un aumento di 30 centesimi al giorno non si era mai visto, né tanto meno che qualcuno si potesse vantare di tale aliquota che verrà erogata agli statali per il biennio 2016/2017. E che dire dell'aumento giornaliero di 1,40 euro previsto nel 2018? Altro che recupero dell'inflazione. Forse al Ministero della Funzione Pubblica e nelle sedi delle più importanti confederazioni sindacali si aveva davanti il prospetto dell'economia di uno dei Paesi del Terzo mondo. Con questi aumenti, non si recupera neanche quell'indennità di vacanza contrattuale che per legge, in assenza della firma del contratto, doveva essere pari al 50% del tasso di inflazione programmata, quando nel settore privato nello stesso periodo si è assistito ad aumenti del 20%. Anief promette battaglia in tutte le sedi possibili, invitando docenti e Ata beffati da un contratto-miseria a diffidare subito l’amministrazione scolastica, per interrompere i termini di prescrizione previsti dalla legge.
Scarica il modello di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% della spinta inflattiva, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione per interrompere la prescrizione in attesa della sentenza della Consulta.