La recente sentenza della Corte di Giustizia (C. Giust. UE causa C-442/16 del 20.12.2017) apre importanti scenari in ordine al riconoscimento dell’indennità di disoccupazione a tutti i cittadini dell’Unione Europea lavoratori autonomi. Tale nuovo orientamento è stato disposto da un’importante sentenza della Corte di Giustizia Europea: il dispositivo della stessa riporta che se l’autonomo è costretto ad interrompere la propria attività lavorativa, magari a causa della crisi economica, ha diritto all’ammortizzatore sociale previsto dalla normativa statale nel quale si trova in quel momento.
È curioso il fatto che lo stesso partito nella passata legislatura si era impegnato, con una risoluzione, ad assumere anche le diplomate magistrale dopo aver aperto per ben due volte, con un emendamento, le vecchie graduatorie permanenti. Il presidente Anief in un’intervista ribadisce la necessità di un decreto legge per far incontrare domanda ed offerta. Bisogna anche ripristinare i moduli nella primaria dove tra il 1999 e il 2009 si giunse ai più alti livelli di apprendimento dei nostri bambini.
La notizia, diffusa da Orizzonte Scuola, riporta la ferma decisione del Partito Democratico di continuare a tenere blindate le Graduatorie ad Esaurimento, nonostante scioperi, manifestazioni, ricorsi. Lo afferma Simona Malpezzi che nel sostenere le ragioni delle docenti laureati in Scienze della formazione primaria dimentica come il suo stesso partito si sia dimenticato di esse, lasciando fuori dal reclutamento sia le docenti laureate dal 2012, sia quelle diplomate entro il 2002.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal: Non si comprende per quale motivo il Partito Democratico perseveri su questa linea, contraddicendo la politica di apertura delle Gae a tutto il personale abilitato sostenuta nella precedente legislatura. Nella XVI, infatti, ben due volte le GaE sono state aperte ai docenti abilitati precari, prima con la Legge 30 ottobre 2008, n. 169 e poi con la Legge 24 febbraio 2012, n. 14 grazie a due emendamenti presentati dai democratici e suggeriti dall’Anief. Proprio a seguito di queste riaperture, nel 2012, era stata presentata una risoluzione a firma dell’attuale capogruppo in VII Commissione, on. Coscia, che chiedeva di garantire la parità di trattamento nell’assunzione delle laureate in SFP e delle diplomate magistrale.
Nella battaglia targata Anief per il riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie ai fini della mobilità, l'Anief ottiene ragione anche presso il Tribunale del Lavoro di Forlì con due sentenze che annullano il CCNI nella parte in cui non attribuisce punteggio ai fini dei trasferimenti al servizio svolto nelle scuole paritarie. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Aggiungiamo un nuovo successo alla nostra battaglia per il riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie sia nelle operazioni di mobilità, sia nella procedura di ricostruzione di carriera. Con la rappresentatività chiederemo la modifica delle disposizioni contrattuali che violano palesemente le leggi dello Stato. Ma il CCNI che regola la mobilità per il prossimo anno è già stato confermato con l'accordo dei sindacati già rappresentativi e contiene le medesime illegittimità che da anni segnaliamo, come quella della diversa valutazione del servizio preruolo nelle graduatorie interne d'istituto o il mancato computo del precariato per raggiungere il quinquennio di permanenza sul sostegno. Ci faremo noi, come sempre, portavoce dei diritti dei lavoratori della scuola non appena approderemo ai tavoli della trattativa”.
Di contrattazione, diritti dei lavoratori e mobilità si parlerà anche nel corso dei nuovi seminari gratuiti sulla legislazione scolastica organizzati da Anief ed Eurosofia “DIES IURIS LEGISQUE” che si svolgeranno in tutta Italia nel corso dei prossimi mesi e che vedranno come relatore proprio il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico.
L’Amministrazione ha presentato la propria proposta sul Rapporto provinciale, compresa l’organizzazione e la programmazione dell’orario del servizio per rivedere le modalità di lavoro della categoria nelle località speciale. Le indicazioni sono pessime: viene incrementato il numero delle attività dovute per loro natura non quantificabili (e quindi rese a titolo gratuito ovvero non compensate), così come vengono aumentate le ore di formazione e di aggiornamento. Si punta anche a limitare le competenze didattiche del Collegio dei Docenti. Un organo che si vuol ridurre a assemblea meramente tecnica che attua le direttive della politica provinciale. Inoltre, gli insegnanti debbono essere sempre disponibili a modifiche del proprio orario anche giornaliero.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Dal punto di vista del datore del lavoro è un vero scacco matto. Se invece si vestono i panni dei lavoratori, c’è da mettersi le mani ai capelli. Perché un rinnovo del contratto finanziato con aumenti tre volte inferiori rispetto all’inflazione attuale e 15 volte addirittura per il biennio 2016/17, più ore di lavoro obbligatorio senza alcun genere di incentivo, il depotenziamento del Collegio dei Docenti, vero baluardo della democrazia scolastica, peggiorano di molto la vita di chi opera professionalmente nei nostri istituti. Anief, pertanto, si dice fortemente contraria a questa proposta contrattuale, sia a livello nazionale che a livello di giunte speciali, come quella di Trento.
È ancora possibile compilare e consegnare il modello di diffida predisposto dall’Anief, attraverso cui recuperare almeno 270 euro di aumento.
Si alzano i toni tra la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Ma nessuno ricorda il vero problema: il ridotto numero di bimbi sotto i sei anni di età regolarmente iscritti ad una scuola pubblica. Senza dimenticare che si è trasformata una competenza puramente medico-sanitaria in un’incombenza amministrativa che ora rischia pure di ledere il diritto allo studio.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Il problema non è la campagna a favore o contro, anche alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale che ha confermato la validità della legge. Il punto sta nella ragionevolezza di una norma che non può ottenere l’obiettivo prefissato, poiché in certe zone d’Italia meno del 30% dei bambini fino a sei anni è iscritto agli asili nido e alle scuole dell’infanzia, per la cui frequenza è necessario avere fatto le vaccinazioni obbligatorie. Dopo avere oltrepassato le proprie competenze, visto che il diritto a frequentare la scuola è previsto dalla Costituzione, lo Stato ha approvato una norma senza il minimo raccordo con gli istituti scolastici. Inoltre, nella scuola dell’obbligo, sempre in base alla nuova legge, decade la vaccinazione obbligatoria, sostituita dall’ennesimo ‘balzello’.