Da Viale Trastevere fanno sapere che “le risorse indicate in calce all’Atto di indirizzo cui si fa riferimento sono unicamente quelle stanziate con le leggi di Bilancio per il 2016 e per il 2017. A queste risorse si aggiungeranno quelle che saranno stanziate entro breve con la legge di Bilancio per il 2018 che consentiranno di garantire gli incrementi previsti dall’intesa del 30 novembre 2016”.
Controreplica del sindacato autonomo: Le rassicurazioni non bastano. Prima di tutto perché il Ministero della Funzione Pubblica, nell’Atto di indirizzo per il rinnovo del contratto, appena firmato, indica gli aumenti autorizzati in base alle risorse della sola tabella allegata. In secondo luogo, visto che la matematica non è un’opinione, i conti continuano a non tornare: gli 85 euro medi lordi per docenti e Ata vanno moltiplicati 39 mesi (triennio 2016-2018) per 1,1 milioni di dipendenti del comparto e solo per loro occorrono 3,6 miliardi. Nella tabella ufficialmente approvata dal Governo, invece, sono finanziati appena 1,3 miliardi. E non risulta che la differenza, pari a 2,3 miliardi di euro, sia stata prevista con le precedenti Leggi di Bilancio.
Marcello Pacifico (presidente Anief): Non dimentichiamo che i finanziamenti non riguardano solo i dipendenti della scuola pubblica, ma anche altri 2,2 milioni di dipendenti della PA. Se si considera che per tutti questi lavoratori il Governo nel disegno di legge ha previsto il finanziamento di appena 1,6 miliardi, è chiaro che non ci siamo. Se solo per la scuola servono 2,3 miliardi aggiuntivi, come si fa a dire che è tutto a posto? Forse significa che il Miur li ha già chiesti al Ministero dell’Economia: in questo caso basterebbe dirlo e saremmo tutti più sereni. A meno che con la scusa del merito non si voglia dare gli 85 euro solo ad una parte di dipendenti statali. In tal caso, molti docenti e Ata avranno un incremento stipendiale spaventosamente ridicoli. Anche perché, lo ribadiamo, i famigerati 85 euro non servono nemmeno a coprire quanto previsto dalla Legge 203/2008 sull’adeguamento parziale delle buste paga al tasso programmato di inflazione.
Solo presentando ricorso con Anief è possibile recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come già confermato dalla Consulta. I dipendenti interessati a ricorrere con Anief, possono farlo sin d’ora utilizzando i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% dell’aumento del costo della vita. Perché l’articolo 36 della Costituzione impone un adeguamento parziale degli stipendi all’aumento del costo della vita. È possibile anche pre-aderire direttamente al ricorso.