Se la Corte dei Conti non troverà intoppi, entro 15 giorni il testo su cui si è trovato l’accordo all’Aran ad inizio febbraio sarà definitivamente firmato dalle parti sociali e dall’amministrazione. Gli incrementi stipendiali rivolti a 1.191.694 dipendenti della Scuola sono pari in media a 85 euro lordi, con l’incognita futuro per quelli più bassi assicurati solo fino al dicembre 2018, risultano persino sotto quella che sarebbe stata l'indicizzazione della vacanza contrattuale, contro cui Anief ha fatto ricorso sulla base di un chiaro parere della Consulta: un collaboratore scolastico ad inizio carriera percepirà in più appena 37 euro netti, mentre un docente con 35 anni di anzianità non supererà di molto le 50 euro. Come una tantum per il biennio 2016/2018 si parte dai 195 euro: una seconda vergogna nazionale, attuata sulle spalle di chi già guadagna meno di tutti nella PA. A questo punto, diventa fondamentale quello che accadrà a metà aprile: il rinnovo delle Rsu di categoria, per la prima volta dopo 30 anni, potrebbe infatti portare a sedersi al tavolo delle trattative nazionali proprio il giovane sindacato nazionale.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal): I docenti e il personale Ata meritavano di più dal contratto: 300 euro mensili di aumento e 6mila di arretrati. Invece, è arrivata una miseria: aumenti complessivi di 5 punti percentuali, a regime, ben tre volte solo l'inflazione registrata dal 2008. Il tutto, dopo dieci anni di blocco, con l’avallo pure da chi, i sindacati rappresentativi, avrebbe dovuto tutelare i dipendenti meno pagati della pubblica amministrazione italiana in tutti i modi e fino all’ultimo. Piuttosto che svenderli.