Si comunica che i consulenti della sede nazionale Cedan, via del Del Celso 49 - Palermo, fino al 13 marzo 2018 riceveranno dalle ore 9.00 alle 13.00
Si comunica che i consulenti della sede nazionale Cedan, via del Del Celso 49 - Palermo, fino al 13 marzo 2018 riceveranno dalle ore 9.00 alle 13.00
L’Anief ha seguito con attenzione gli sviluppi di questa tornata elettorale, ma in rigoroso silenzio, convinta che l’azione sindacale non debba interferire con le decisioni dell’urna dei cittadini. Ora, però, che le scelte degli italiani sono state fatte, le percentuali di voto sono definite e i segretari di partito stanno prendendo le dovute decisioni, la giovane organizzazione sindacale ha il dovere di sottolineare un fatto inequivocabile: i primi due partiti risultati al termine dello scrutinio delle votazioni, il M5S e la Lega Nord, hanno in più occasioni dichiarato, e ufficialmente sottoscritto nel programma elettorale, che avrebbero cancellato la riforma della Buona Scuola. Ora che hanno l’opportunità di farlo, è bene che non si tirino indietro.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quella riforma è stata approvata contro il volere del 99 per cento degli insegnanti e del personale Ata: è stato un diktat imposto dall’alto, che il popolo della scuola non ha mai perdonato al Pd. Adesso, però, si volta pagina. È bene che lo si faccia davvero. E in tempi rapidi. Il nostro settore non può permettersi deviazioni o ripensamenti. Ci sono degli aspetti della Legge 107 che vanno cancellati in fretta: dalla chiamata diretta dei docenti, basata su una discrezionalità assurda, al bonus del merito che esclude troppi candidati senza spiegazioni, e all’alternanza scuola lavoro, spinta all’eccesso senza le dovute garanzie per gli studenti. Per non parlare delle assunzioni fuori provincia, regolate da un algoritmo impazzito, con migliaia di insegnanti costretti a spostarsi di centinaia di chilometri, pur avendo i posti liberi vicino casa. Ma ci sono due aspetti che necessitano di un’azione ancora più celere: approvare una soluzione legislativa che riapra le GaE a tutti gli abilitati e superi la sentenza in adunanza plenaria sui maestri assunti con diploma magistrale; trovare delle risorse vere, non dei palliativi, per il rinnovo del contratto della scuola. Non è un caso che sono questi i motivi centrali dello sciopero e della manifestazione di piazza, prevista per il prossimo 23 marzo, nel giorno dell'avvio dei lavori del nuovo Parlamento, organizzata dal nostro sindacato.
Il calcolo è stato realizzato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre: “ad innalzare il dato medio retributivo sono, in particolar modo, gli stipendi dei dirigenti con mansioni apicali che, per alcuni livelli di inquadramento, sono i più elevati d’Europa”. A sostegno di questa discrepanza, si citano i dati dell’ultima “rilevazione dell’Ocse riferita al 2015, seconda la quale il reddito complessivo medio di un top manager pubblico italiano era di 356.349 euro all’anno: il 39,9 per cento in più di quello percepito dal pari livello tedesco, il 42,8 per cento in più di un britannico, il 45,9 per cento in più del francese e il 98,4 per cento in più di uno spagnolo”. Ora, senza arrivare ai top manager, è un dato di fatto che i dirigenti scolastici italiani debbano accontentarsi di compensi a dir poco esigui. E gli aumenti previsti dall’ultima Legge di Bilancio non risollevano la categoria: addirittura, in quattro regioni, tra due anni chi dirige la scuola potrà contare su buste paga più basse di quelle di oggi.
Marcello Pacifico (presidente Udir): Tutto questo avviene, come se oggi un capo d’istituto non debba sobbarcarsi responsabilità enormi, a partire dalla sicurezza dei diversi plessi, non di rado anche decine, che dirige pur non avendo la possibilità di agire per attuare un minimo di manutenzione e prevenire danni, con il rischio concreto di ritrovarsi alla sbarra. Nel contempo, deve organizzare continuamente attività e riunioni, coordinare incontri degli organi collegiali, scrutini, tenere rapporti permanenti con le famiglie e le istituzioni. Il malcontento della categoria ha raggiunto livelli di guardia e noi li vogliamo tutelare in ogni sede possibile.
Udir ritiene la via del tribunale l’unica al momento percorribile, assieme alla protesta ad oltranza: Udir attraverso apposito ricorsointende infatti recuperare tutti gli arretrati sinora non percepiti. Inoltre, il sindacato ha deciso di avviare ricorso al Tar Lazio anche per l’incremento del Fondo Unico nazionale. La giovane organizzazione sindacale, che opera a tutela dei dirigenti scolastici, è pronta anche ad impugnare tutti i Contratti Integrativi Regionali che saranno sottoscritti. Aderisci al ricorso gratuito. Il giovane sindacato dei ds mette inoltre a disposizione specifici modelli di diffida,puntando al recupero di una serie di 'voci' e diritti sino a oggi negati: Recuperi Erariali, Trattenuta TFR/TFS, Trattenuta ENAM, Indennità di vacanza contrattuale, RIA, FUN. Per informazioni, si può contattare il 331.7713481. Per una consulenza gratuita, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per aderire ai ricorsi su RIA, FUN, CIR consultare il sito internet www.udir.it.
Se un lavoratore si trova a perdere il lavoro ha diritto a richiedere dei sussidi, quali Disoccupazione NASpI e Assegni Familiari Anf; vi possono essere però delle incertezze sulla richiesta delle suddette agevolazioni. Intanto chiariamo che l’indennità di NASpI è una prestazione economica a sostegno dei lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il lavoro: è un’indennità mensile di disoccupazione universale e il suo fine è raggruppare in un’unica misura le disoccupazioni e le mobilità. Gli assegni familiari ANF sono anch’essi una prestazione economica che l’INPS destina a determinate condizioni a favore delle famiglie dei lavoratori dipendenti, assimilati e pensionati AGO. Gli ANF non sono però una prestazione automatica e devono essere richiesti dal lavoratore al datore di lavoro, o nel caso di non occupazione, direttamente all’INPS.
Accreditati in media 435 euro lordi solo ad una piccola fetta di lavoratori statali, riconducibile ai lavoratori delle Funzioni centrali, ovvero dell’ex comparto dei Ministeri, cui fanno capo Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici ed Enti ex art.70: considerando la quota fiscale e previdenziale da sottrarre, l’utile netto pro capite si aggira sui 204 euro netti per redditi medi sui 30 mila euro. Secondo l'ipotesi firmata all’Aran dai sindacati Confederali il 9 febbraio scorso, la stessa cifra toccherà anche ai docenti e al personale Ata della scuola. La quota dovrebbe giungere a circa un milione e 200 mila dipendenti il prossimo 1° aprile, pochi giorni prima del voto per il rinnovo delle elezioni Rsu. Quello che l’Anief ha definito il contratto della vergogna trova quindi conferma negli arretrati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Se si studia il tasso di inflazione programmata, dai calcoli realizzati dall’ufficio studi Anief risultano circa 6.270 euro, che corrispondono a 2940 euro netti: una somma quattordici volte superiore, che comprende anche incluse le ultime quattro mensilità del 2015 sparite nell'accordo. Per non parlare dei tre mesi iniziali del 2018, anche questi dissolti nel nulla. Le cifre, pure quando divise per il lordo Stato (1,3838) e poi a fine anno decurtate dalla tassazione (in media del 35%), risultano lontanissime dall'aumento del costo della vita, unico parametro costituzionale da rispettare per stabilire se gli aumenti sono equi. Basti pensare che in assenza della firma del contratto, la legge italiana prevede l'erogazione del 50% mensile del tasso di inflazione programmata, tasso anch'esso bloccato dal 2008 al 2021 da una legge che presto sarà scrutinata dalla stessa Consulta. Per questi motivi, perché i dipendenti pubblici non sono figli di un dio minore, il nostro sindacato ha messo a disposizione un modello di diffida che interrompe i termini di prescrizione delle somme loro sottratte da uno Stato che continua a trattare i suoi lavoratori come dei sudditi.