L’ultima dichiarazione è del sottosegretario Miur, on. De Filippo, ma è dal CCNL 2008-2009 che Governo e Organizzazioni Sindacali s’impegnano a non discriminare il 75% dei Dirigenti Scolastici in servizio, il 7% della dirigenza pubblica. Nel frattempo, in assenza delle risorse in legge di stabilità, ogni ex preside può rivendicare 7.251,62€ di arretrati per mancato adeguamento dell’IVC dal settembre 2015 (101,57€ al mese dal 2018). Invia la diffida Udir per interrompere la prescrizione. Per firmare un contratto equo, ci vogliono ulteriori 203,14€ mensili.
Lo ha detto oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, replicando alla Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che interpellata sulle proteste sindacali per i ritardi dell’Atto d’indirizzo del contratto e delle poche risorse sinora stanziate, ha tenuto ad assicurare il massimo impegno per produrre “fatti e non solo parole”. Siamo arrivati al punto che solo Slovacchia e Grecia possono contare su buste paga inferiori a quelle dei nostri insegnanti. Tutto ciò fa ancora più rabbia se si pensa che il nostro corpo insegnante lavora assai di più in media rispetto ai colleghi europei. E se i sindacati si fanno sentire, rappresentando il malcontento del personale scolastico, non va bene.
Solo con 17 miliardi si potrebbero adeguare gli stipendi al 50% del costo della vita che negli ultimi anni è crescita di 14 punti percentuali. E applicare aumenti adeguati. Allo stesso tempo, occorre trasformare con immediatezza i posti dall’organico di fatto a quello di diritto. In questo modo, infatti, sarà possibile finirla con il continuare a chiamare ancora quasi 100mila supplenze annuali, a partire dai 40mila in deroga per il sostegno. Non sono da meno le mancate immissioni in ruolo del personale Ata: si lasciano 12mila posti in supplenza, perché in questo modo si continuano a far sottoscrivere contratti a tempo determinato con scadenza 30 giugno anziché 31 agosto. Siamo arrivati al punto di ottenere la miseria di 85 euro lordi per il triennio 2016-2018; dobbiamo sperare nell’intervento provvidenziale di un Ministro in perenne contesa col Mef. Ecco perché diciamo che è ora di finirla con i buoni propositi. E ci rivolgiamo al giudice.
Per tali motivi, secondo Anief-Cisal risulta necessario inviare una diffida per sbloccare l’indicizzazione dell’Indennità di vacanza contrattuale al 50% dell’inflazione per recuperare 1.300 euro annui per docenti e Ata. La questione è stata trattata e discussa anche da Udir, sindacato che si batte per i diritti dei dirigenti scolastici, per il comparto dirigenziale: per loro, la cifra da recuperare sarebbe 3mila euro. Anche in questo caso è stato predisposto un apposito ricorso.
Continuano i seminari Udir in giro per l’Italia: prossimi incontri, Verona e Erice (Tp). Il giovane sindacato mette a disposizione dei propri iscritti un servizio di consulenza gratuito per analizzare il cedolino relativo alle trattenute e/o al pagamento degli arretrati a seguito della firma dei CIR regionali e del taglio del FUN 2012/2017. Sono tanti gli errori commessi dall’amministrazione anche rispetto alle fasce di appartenenza; per ovviare a tale inghippo, risulta necessario inviare subito una diffida per recuperare le somme spettanti e interrompere i termini di prescrizione, salvo poi adire il giudice del lavoro in caso di ottemperanza da parte delle RTS.
Marcello Pacifico (Confedir-Udir): I dirigenti scolastici sono sempre più soffocati da grosse responsabilità in cambio di compensi dimezzati rispetti ai colleghi del pubblico e privato. Stiamo dalla loro parte: i nostri seminari in giro per l’Italia sono un segno tangibile della nostra vicinanza e volontà di cambiare gli eventi.
Per l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, le regioni meridionali e le grandi Isole restano molto indietro rispetto alle altre, tanto che il divario della performance in termini di PISA (standard internazionali di valutazione) tra gli studenti della provincia autonoma di Bolzano e quelli della Campania equivale a più di un anno scolastico. Inoltre, i laureati sono pochi, impreparati e demansionati.
Le indicazioni del sindacato: innalzamento dell’obbligo formativo dagli attuali 16 a 18 anni; adottare degli organici del personale differenziati: ripristinare il tempo scuola tagliato; ridurre i parametri numerici degli alunni per la costituzione delle classi; incrementare cosiddetti Cpia; per il comparto dell’Università, sarebbe importante eliminare il numero programmato negli atenei, dare più borse di studio, introdurre una vera riforma che preveda il ripristino di una figura chiave quale è quella del ricercatore a tempo indeterminato. Serve, infine l’approvazione di un piano di reclutamento straordinario e l’eliminazione delle mediane dalla valutazione nazionale perché non è la quantità ma la qualità della ricerca che bisogna valutare e apprezzare.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non adottare almeno queste nuove linee di indirizzo a livello scolastico e universitario, comporterebbe un ulteriore allargamento della forbice che esiste nella formazione tra Nord e Sud. Il gap e l’indifferenza delle massime istituzioni è presente già dalla scuola del primo ciclo, visto che ci ritroviamo con un tempo piano fortemente presente al Settentrione, con oltre la metà degli alunni che ne usufruiscono in Lombardia, mentre al Sud la permanenza settimanale a scuola per circa 40 ore riguarda appena un alunno ogni sei. Largo quindi a provvedimenti mirati, supportati da un orientamento scolastico e universitario degno di questo nome, ed incrementando finalmente il Pil a favore dell’istruzione.
Il Governo ha immesso in ruolo più di centomila docenti nell’ultimo biennio ma ancora uno su otto è chiamato come precario per far funzionare le ordinarie attività didattiche. Sono più di trecentomila gli aspiranti a un posto fisso tra graduatorie ad esaurimento e d’istituto in attesa dei nuovi concorsi. Circa il 60% di quelli di ruolo è over 50 e difficilmente i neo immessi sono under 45, mentre l’età pensionabile sta salendo a 67 anni. Il nuovo sistema di formazione e reclutamento introdotto con la Legge 107/2015 allunga di altri due anni l’entrata nella scuola. Gli stipendi, infine, sono da dieci anni slegati al costo della vita nonostante l’inflazione sia salita di 18 punti
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quando uno studente sceglie come professione quella dell’insegnante, lo fa consapevolmente, con l’animo e la mente di chi vuole seguire le proprie attitudini e soprattutto trasmettere il proprio sapere ad alunni ancora da formare. E ci mette la sua passione, il suo talento: così la professione diviene missione. Ma tra precariato, stipendi bassi e pensione sempre più lontana, il ruolo dell’insegnante, ovvero colui che lascia un ‘segno’ ai suoi alunni, giorno dopo giorno si sta tristemente svilendo.