Dirigenti scolatici: Udir scrive una dura letteraal Ministro Fedeli
Subito un atto di indirizzo per la firma del contratto che ripristina la RIA per i neo-assunti dopo il 2001 e un CdM che ridistribuisca i 2,5 mld di FUN di tutta la dirigenza pubblica. Persi ancora 4.597,59 euro nel 2015. Basta mobilitazioni o manifestazioni, serve subito un’informazione puntuale sul diritto del Dirigente scolastico alla perequazione interna ed esterna e l’azione giudiziaria.
Udir ha già avviato la raccolta adesioni per i ricorsi e fornisce i modelli di diffida. Anche di questo si parlerà nei prossimi incontri di formazione nel mese di maggio "Le tre RRR della Dirigenza. Rischi, responsabilità, retribuzioni" che si terranno a Lecce, Napoli, Milano, Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Messina. Scarica lalocandinae aderisci ai ricorsi.
Quello che l’Anief aveva ribattezzato mesi fa il docente 'transumante', una sorta di prof-jolly sballottato da una sede all’altra, diventerà la regola. Il quadro continuerà a spostarsi in questa direzione già nel 2017. 'Ai sensi della nota n. 237 del 31.01.2017, dal prossimo 1° settembre 2017 i docenti delle scuole secondarie di 1° e 2° grado non saranno più titolari nelle scuole di attuale titolarità ma diventeranno titolari sulla intera istituzione scolastica in cui è compresa la scuola'. Inoltre, con il pensionamento dei docenti più anziani, con l’avvicendamento dei docenti neoassunti, la titolarità su scuola è destinata a scomparire negli anni futuri a favore della titolarità su ambito con conseguente chiamata su scuola da parte dei Dirigenti scolastici. Anche la convinzione, caldeggiata dai sindacati rappresentativi, sulla chiamata diretta più democratica e rispettosa dei criteri di meritocrazia, grazie ai criteri elaborati dal collegio dei docenti che si materializzeranno attraverso appositi avvisi tra giugno e luglio prossimi, è destinata a decadere. Del resto, il comma 18 della Legge 107/2015 parla chiaro: 'il dirigente scolastico individua il personale da assegnare ai posti dell'organico dell'autonomia'.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): mai come quest’anno diventa fondamentale, anche alla luce delle modifiche e degli accorpamenti delle classi di concorso introdotte dal DPR 19/2016, compilare correttamente le domande di mobilità, per l’individuazione dei perdenti posto nelle graduatorie d’istituto. E, laddove non verranno considerati, il sindacato invita a ricorrere con Anief per ottenere il proprio punteggio e non finire a essere traferiti tutta la vita attraverso gli ambiti territoriali.
La notizia non è delle migliori: significa che nell’anno scolastico 2017/18 le scuole con un preside in 'condominio', ovvero che gestisce due istituti contemporaneamente (che corrispondono ad almeno 6-7 plessi complessivi, spesso posizionati nemmeno uno vicino all’altro), riguarderanno quasi la metà degli 8.200 complessivi sparsi per il territorio nazionale. Intanto, i posti messi a bando dovrebbero passare dagli iniziali mille a duemila. Poi, rimane confermata, nel nuovo regolamento, la possibilità di far valere gli anni di precariato per raggiungere la soglia minima dei cinque anni per l’accesso al concorso (serve anche la laurea). Purtroppo, non vi sono altre novità: la selezione continuerà a essere preclusa ai docenti precari.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i tanti problemi riscontrati nel corso di quest’anno non sono serviti a nulla. Così come non hanno avuto seguito altre richieste, a iniziare dall’apertura ai precari, che avrebbe permesso di ridurre l’età media dei nostri presidi vicina ai 60 anni. Per questi motivi, abbiamo tutte le nostre ragioni per intraprendere l’ennesima battaglia legale e far partecipare alle prove tutti coloro che hanno maturato 60 mesi di servizio, anche non continuativo, prescindendo dalla collocazione in ruolo.
Ecco perché Anief ha deciso di ricorrere per far partecipare tutti i precari con cinque anni di servizio svolto nelle scuole pubbliche o paritarie.
Prima la Ministra dell’Istruzione, conti alla mano, ammette che lo Stato in realtà non ha vantaggi nel mantenere il personale precario per decenni. Ma poi sembra anche comprendere le ragioni contabili del Mef che fa scendere l’asticella del consolidamento a circa 10mila cattedre (per l’Anief meno della metà), arrivando quasi a giustificare l’ostracismo del Ministero dell’Economia a trasformare i posti nell’organico effettivo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i nodi della questione rimangono le assunzioni che vanno oltre al mero ricambio di docenti che andranno in pensione. Il punto è che a passare nell’organico di fatto saranno appena 10mila cattedre, come dice il Miur. E forse anche meno, neanche 5mila, come sostiene l’Anief. Perché il quadro generale, in ogni caso, non cambierà di molto: il 90% delle cattedre in organico di fatto continuerà a rimanere, così come la supplentite resterà viva e vegeta. E pure la ricorsite: una pratica che sempre più lavoratori intraprendono. Per saziare quella sete di giustizia che il Governo di turno non riesce proprio a soddisfare.
Anief ricorda che sono ancora aperti i ricorsi per essere stabilizzati, per vedersi assegnati gli scatti di anzianità del personale di ruolo anche durante il periodo di precariato, per ottenere le mensilità di luglio e agosto in tutti quei casi in cui ai docenti si dà una supplenza annuale fino al 30 giugno dell’anno successivo, anziché sino al 31 agosto, pur in presenza di posti vacanti e disponibili.
È la cifra che verrà destinata per le prime 12 mensilità a tutti i nuovi insegnanti che tra un paio d’anni, dopo aver dimostrato di potersi mettere in cattedra per formare le nuove generazioni, verranno selezionati a seguito del rinnovato concorso per diventare insegnanti: lo stesso Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, annunciando i 600 euro lordi da assegnare ai neo assunti per il loro primo anno di lavoro, li ha definiti “poca roba”. Anief ricorda che non stiamo parlando solo di giovani ex studenti universitari, ma anche di precari storici, che a 40-50 anni avranno la forza di rimettersi in discussione. Come si fa a dire loro che per essere formati dovranno percepire 3.500 euro in un anno, ovvero lo stipendio che si assegna in poco più di un mese a un collega neo-assunto di un vero Paese moderno dove lo Stato non fa cassa sulla pelle dei precari?
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è un copione che si sta sempre più piegando verso il basso. A chi ha escogitato questa soluzione, vorremmo chiedere se ha pensato come faranno i docenti meritevoli a ‘campare’ con 70 euro a settimana, magari costretti a svolgere il loro primo anno di prova a mille chilometri da casa. Con il rischio, alla fine, di essere pure bocciati, al termine di un triennio svolto nel ruolo ibrido da docenti non più precari ma nemmeno di ruolo. Noi abbiamo compiuto tutto il percorso che era nelle nostre possibilità per contrastare il decreto legislativo 377: stiamo valutando se appellarci alle aule dei tribunali. Per stabilire se un modello di retribuzione iniziale di questo genere possa essere lecito oppure si tratti, come riteniamo noi, solo dell’ennesima soluzione adottata per salvaguardare i conti pubblici ledendo i diritti dei lavoratori.