Il tribunale di Torino, chiamato ad esprimersi su due precarie, con alle spalle fino a cinque anni di contratti con scadenza il 30 giugno dell’anno successivo, già assunte con riserva e prossime al licenziamento per via dell’adunanza plenaria, emessa dal Consiglio di Stato lo scorso 20 dicembre, ha condannato l’amministrazione al pagamento di 2,5 e 3 mensilità per illegittima stipula di contratti a termine. Ora, se tale disposizione venisse applicata a tutta la platea di maestri in procinto di perdere l’immissione in ruolo, in attuazione delle decisioni della plenaria, le somme che lo Stato dovrà assegnare saranno considerevoli.
Su richiesta dei legali Rinaldi, Ragusa, Ganci e Miceli, il giudice ha anche stabilito che il Miur dovrà procedere all’accreditamento degli scatti di anzianità già precedentemente decisi, più all’esborso di altri 5 mila euro complessivi di spese legali. Nella sentenza, il Tribunale di Torino cita “quanto già affermato in proposito dalla Corte Costituzionale nella citata sentenza n. 187/2016”. Detto ciò, ha rimarcato che “che la gravità del danno subito dal lavoratore per effetto dell'illegittima reiterazione dei contratti a tempo indeterminato aumenti in misura proporzionale alla durata della violazione della normativa sul contratto a termine, durante la quale il lavoratore è stato illegittimamente sottratto al mercato del lavoro”. Pertanto, conclude il Tribunale, “tenuto conto della durata complessiva dei rapporti a termine in cui è ravvisabile un abuso, appare corretto liquidare il risarcimento spettante alla ricorrente nella misura 3 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): La decisione presa dal tribunale piemontese non è di poco conto, perché qualora il provvedimento si estendesse ai 6 mila maestri immessi già nei ruoli dello Stato con riserva, con sentenza ancora non passata in giudicato, sulla base dell’anzianità di servizio effettuato, lo Stato dovrebbe tirare fuori somme considerevoli: secondo una stima del nostro ufficio studi, si va dai 50 milioni ai 150 milioni di euro. Un motivo in più, se non si vuole aggravare l’erario, per procedere in svelta alla loro conferma nei ruoli attraverso il Decreto legge ‘Dignità’ n. 87/18, superando quindi i contenuti dell’adunanza plenaria.