La cifra media, che tra i collaboratori scolastici ad inizio carriera scende ad appena 287 euro, diventa infinitamente bassa se si pensa che per coprire l'inflazione doveva essere dodici volte maggiore, incluse le quattro mensilità non conteggiate di fine 2015, a partire dalla pubblicazione della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale all’inizio dell’estate dello stesso anno. Considerando pure lo slittamento di due mesi del 2018, visto che il pagamento procederà se va bene da marzo, alla fine andranno persi, con l’avallo dei sindacati Confederali, altri 5.338 euro. Una ragione in più per scioperare il 23 marzo e chiedere il ritiro dell'accordo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Non possiamo esimerci dal denunciare la vergognosa intesa raggiunta il 9 febbraio scorso dai sindacati Confederali che porterà degli incrementi stipendiali a regime non molto sopra i 50 euro netti. Dopo sei anni di vuoto, ora si scopre anche che gli arretrati dell’ultimo biennio sono clamorosamente inferiori a quelli dovuti, visto che in primavera arriveranno solo una manciatina di euro netti al mese. Nel contempo, Anief chiede ai lavoratori della scuola, docenti e personale Ata, di scioperare il 23 marzo e di manifestare nello stesso giorno la propria opposizione a quest'accordo, davanti ai palazzi di quella politica che li ha letteralmente svenduti.
Nel frattempo, chi vuole cambiare, assieme all’Anief, questo modo superato di fare sindacato, può candidarsi nelle sue liste entro il 9 marzo #perunascuolagiusta