La stima è stata resa pubblica attraverso il rapporto semestrale ARAN, aggiornato a dicembre 2015 e pubblicato in queste ore. Il rapporto evidenzia come i lavoratori della scuola, il cui contratto è fermo al 2009, abbiano un potere di acquisto delle loro retribuzioni, che diminuisce in modo inesorabile.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il problema è che all’Aran, la parte pubblica ha anche l’obbligo di applicare al comparto pubblico le norme sul merito previste dal Decreto Legislativo 150/09, con gli aumenti stipendiali legati alle performances piuttosto che all’anzianità di servizio. Dimenticando che inserire questo modello, in perfetto in stile aziendale, per la scuola rappresenterebbe la fine, perché gli aumenti automatici in busta paga rappresentano da sempre l’unica forma di carriera per il 99 per cento dei docenti e del personale Ata.
Per chi non vuole più accettare tutto ciò, il sindacato ha predisposto apposito ricorso.
Chi opera oggi nella scuola può contare su degli stipendi inadeguati al costo della vita: è quanto si evince da rapporto semestrale ARAN, aggiornato a dicembre 2015 e pubblicato in queste ore. Il rapporto evidenzia come i docenti e il personale Ata, il cui contratto è fermo al 2009, abbiano un potere di acquisto delle loro retribuzioni, che diminuisce in modo inesorabile.
“La percentuale di inflazione dal 2008 ad oggi – scrive stamane Orizzonte Scuola riassumendo i dati emessi dall’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle PA - è stata pari al 13,6%, ma gli aumenti contributivi dei dipendenti pubblici sono stati inferiori, in quanto solo del 9,5%; una differenza percentuale di oltre 4 punti. In busta paga, docenti e Personale ATA perdono circa 80 euro mensili: nel prossimo rinnovo contrattuale si dovrebbe recuperare la perdita, in realtà però si prevede un incremento retributivo di soli 5 euro”.
Se il Governo dovesse rimanere fermo a questa elemosina o lo dovesse incrementare di poco, replica il sindacato, è evidente che manca il presupposto per rinnovare il contratto. Si tratterebbe di una volontà di facciata. In spregio, tra l’altro, a questo espresso nell’estate scorsa dalla Consulta, che ha reputato illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi della PA. Se invece si vuole davvero allineare lo stipendi dei dipendenti pubblici al costo della vita, l’Anief ha calcolato che bisogna assegnargli 110 euro di indennità di vacanza contrattuale.
“Questa cifra – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal - non sarebbe altro che la metà della quota complessiva da noi rivendicata da tempo, comprensiva di arretrati e adeguamenti, quindi circa 220 euro medi a lavoratore. Che corrispondono ad una cifra che oscilla tra i 5 e i 10 miliardi l’anno, altro che i 300 milioni approvati con la Legge di Stabilità. E i 220 euro a lavoratore non è un caso se corrispondono alla stessa cifra individuata qualche settimana fa anche dagli altri sindacati”.
“Il problema – prosegue Pacifico - è che all’Aran, la parte pubblica ha anche l’obbligo di applicare al comparto pubblico le norme sul merito previste dal Decreto Legislativo 150/09, con gli aumenti stipendiali legati alle performances piuttosto che all’anzianità di servizio. Dimenticando che inserire questo modello, in perfetto in stile aziendale, per la scuola rappresenterebbe la fine, perché gli aumenti automatici in busta paga rappresentano da sempre l’unica forma di carriera per il 99 per cento dei docenti e del personale Ata”.
Il sindacato rammenta che docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola costituiscono il comparto più penalizzato della PA: i loro stipendi netti si aggirano su 1.500 euro. Con il primo decennio della carriera bloccato, con l’accordo incauto di altri sindacati, a 1.200 euro. L’ufficio studi del giovane sindacato ha calcolato che per coprire almeno l’incremento del costo della vita degli ultimi sei anni, dovrebbe prevedere un incremento in busta paga pari a 74 euro in più nel 2015 (+ 5%). A cui vanno aggiunti 4.159 euro di arretrati dal blocco dell’indennità di vacanza contrattuale, introdotta nel luglio 2008, più 1.010 euro a partire dal prossimo anno per altri 8 euro di aumento che equivale quasi ad una quattordicesima. L’aumento di 5 euro netti, previsto dal governo Renzi, rappresenta la miseria di un +0,5%, rispetto al 9,6% previsto dall’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione, il cosiddetto Ipca.
Va però anche ricordato che se i docenti italiani vestono maglia nera dell’area Ocde, il “merito” va suddiviso su più governi: già la Legge Tremonti 122/2010 aveva previsto il blocco dell’indennità fino al 2012. Ha fatto seguito la proroga del Governo Letta (DPR 122/2013) e dalla Legge di Stabilità 147/2013, confermata dall’attuale Esecutivo con la Legge di Stabilità approvata il 23 dicembre scorso (L.190/14), con cui si è introdotto il blocco dell’indennità di vacanza contrattuale, quindi pure degli stipendi, sino alla fine del 2018. Mentre, soprassedere al conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale significa non applicare la normativa vigente in materia di tutela retributiva del pubblico impiego, a partire dall’articolo 2, comma 35, della legge n. 203/2008, dalla legge finanziaria 2009 e anche le disposizioni previste dal Decreto Legislativo 150/2009.
“Il punto è che dal 2010 doveva essere inserita in busta paga quell'indennità, che avrebbe permesso di non far scendere man mano gli stipendi statali sotto l’inflazione, sulla base dell'Ipca, l’incremento automatico, derivante da un modello contrattuale comune, valido per il settore pubblico e privato, attraverso il quale si sarebbe dovuto garantire l'adeguamento salariale tenendo conto dell’indice di inflazione previsionale, in sostituzione del tasso di inflazione programmata. In compenso, ora il Governo vuole applicare la Legge Brunetta del 2009, che cancella gli scatti automatici e unisce gli aumenti alle prestazioni individuali valutate da un comitato gestito dal dirigente sempre più manager e meno preside”.
Tutti i docenti e Ata che intendono presentare ricorso, per il recupero delle indennità di vacanza contrattuale non percepita negli ultimi anni, possono andare al seguente LINK predisposto dal sindacato Anief.
Per approfondimenti:
IPCA % | 50% da corrispondere sei mesi dopo il mancato rinnovo del contratto | Anno | Aumenti mensili in € | Aumento annuale | Somma aumenti annuali | Totale arretrati per anno da recuperare |
1,6 | 0,8 | 2010 | 12 | 156 | 156 | |
2,9 | 1,45 | 2011 | 22 | 285 | 156 | 441 |
3,3 | 1,67 | 2012 | 26 | 333 | 441 | 774 |
1,3 | 0,65 | 2013 | 10 | 132 | 774 | 906 |
0,2 (DEF) | 0,1 | 2014 | 1,5 | 20 | 906 | 926 |
0,3 (DEF) | 0,15 | 2015 | 2,3 | 30 | 926 | 956 |
1,0 (DEF) | 0,5 | 2016 | 8 | 103 | 1.059 | 1.059 |
A cura dell’ufficio studi Anief
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