Anche la stampa nazionale traduce l’intervento di ieri del ministro dell’Istruzione, davanti alle Commissioni riunite Cultura di Camera e Senato, come un’apertura verso l’assunzione dei precari con titoli ed esperienze. Solo che definisce questo scenario come una “sanatoria”: secondo Il Sole 24 Ore “adesso è ufficiale: per evitare di ritrovarsi anche a settembre 2021 con gli stessi 200mila supplenti del 2020 (se non di più), il governo sta pensando a una nuova sanatoria di precari”. Sul tavolo ci sarebbe un corso-concorso di un anno con assunzione nel 2022/23 a cui accedere in base ai titoli di servizio.
Anief ritiene necessario reclutare dalle Gps fin da adesso insieme a tutti gli idonei e partecipanti del concorso straordinario, bisogna pensare anche agli educatori e agli insegnanti di religione cattolica nonché al personale Ata e ai facenti funzione Dsga. Inutile pensare a un nuovo concorso per titoli il prossimo anno, così da lasciare ancora una volta migliaia di cattedre vacanti: “Chiamare però sanatoria l’attivazione di un concorso già organizzato in passato, senza un contesto di cattedre vacanti così grave e senza la pandemia in corso, appare quantomeno ingeneroso. Nessuno si è scandalizzato nel 1989 quando l’allora ministro della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella, oggi Capo dello Stato, introdusse il doppio canale di reclutamento dei docenti, grazie alla Legge 417, che prevedeva la metà dei posti liberi da titolare da assegnare in ruolo da concorso ordinario, cioè per esami e titoli da bandire ogni tre anni, a l’altra metà da individuare con il concorso per soli titoli. Tantissimi insegnanti sono entrati di ruolo da quel canale e hanno fatto le fortune della scuola italiana, perché il loro valore professionale e le loro competenze le avevano dimostrate sul campo, dopo avere acquisito i titoli di studio necessari. Nessuno definì quella procedura una ‘sanatoria’, semplicemente perché non lo era. È bene che questo si sappia e che nessuna si permetta di fare altrettanto oggi che i concorsi si sono rivelato del tutto fallimentari”, conclude il presidente Anief.
Leggi il comunicato integrale.