L’effetto della denatalità certificata in questi giorni dall’Istat avrà conseguenze pesanti sulla scuola. Perché l’onda lunga della riduzione di nascite sta portando a un numero progressivamente in calo di iscrizioni degli alunni: ogni anno, ci dicono gli statistici, si perdono oramai oltre 50mila iscritti. La perdita di allievi, particolarmente forte alle superiori, è descritta anche negli allegati al Recovery Plan inviati a Bruxelles nelle scorse settimane, che proietta la situazione ai prossimi tre lustri, al termine dei quali si prevede una perdita di 1,1 milioni di alunni iscritti.
Secondo il sindacato è un’occasione unica per abbattere finalmente classi pollaio e numeri eccessivi di discenti nelle aule: “Per realizzare il progetto – specifica Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – occorre procedere a livello normativo, cancellando i ‘tetti’ Gelmini-Tremonti che hanno di fatto legalizzato 20mila classi pollaio, con 30 alunni, ma anche un numero altissimo di raggruppamenti ben oltre i 20 allievi per classe in presenza di disabili certificati. Ecco perché servono nuove regole che prevedano non oltre 15 alunni per classe. Al massimo 18. Solo in questo modo, infatti, si potrà garantire una maggiore efficacia dell’apprendimento, tornando a livelli eccelsi di apprendimento e riducendo gli attuali gravi gap territoriali, ma anche le condizioni di sicurezza: a questo scopo, si dovranno anche creare almeno 15mila nuovi plessi, così da favorire quel distanziamento che, soprattutto alle superiori, nell’ultimo anno si è purtroppo potuto attuare solo alternando didattica in presenza e a distanza. Parallelamente, infine, bisognerà trasformare tutti i posti dall’organico di fatto a quello diritto, assegnandoli d’ora in poi in base alle esigenze e non ai meri numeri di iscritti. A nessuno venga in mente di ridurne il numero, sarebbe un suicidio”.
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