Secondo il sindacato Anief, che chiede di introdurre almeno per i dipendenti della scuola “Quota 96”, si sta giocando sulla pelle di tantissimi dipendenti che dopo decenni di servizio chiedono di lasciare e fare largo ai giovani: “Non si può obbligare a rimanere fino a 67 anni anche chi è sfinito e chiede solo di vedere materializzarsi un suo diritto – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato autonomo -, stiamo assistendo ad una evidente ingiustizia. Che si somma a quella del mancato riconoscimento della sindrome di burnout, al non adeguamento stipendiale ai rischi biologici che comporta la professione. Negare delle forme di pre-pensionamento alla categoria scolastica significa poi caricare il sistema sanitario nazionale, perché risulta alta la percentuale di docenti e Ata attorno ai 60 anni con patologie per motivi legati allo stress da lavoro correlato. E nemmeno le leggi si applicano, perché il decreto legislativo n. 81, del 2008 prevede che chi ha alle dipendenze dei lavoratori è tenuto a controllare e prevenire le malattie professionali: una norma che al massimo ha prodotto la somministrazione di questionari per registrare lo stato di fatto. Nel frattempo, il personale scolastico si ammala. Noi, attraverso la Confederazione, continuiamo a chiedere al ministro del Lavoro e delle politiche sociali di introdurre “Quota 96” e di estendere l’Ape Sociale a tutto il personale e non solo ai colleghi della primaria, oltre a quelli dell’infanzia che già ne beneficiano”, conclude Pacifico.
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