Pesante condanna del Ministero dell’Istruzione presso il Tribunale del Lavoro di Palermo su ricorso collettivo promosso dall’ANIEF per i precari della scuola da sempre discriminati dal MIUR e mantenuti con la retribuzione stipendiale di base anche dopo anni di lavoro alle sue dipendenze. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono giustizia per oltre 70 precari, docenti e ATA della provincia di Palermo, cui fanno riconoscere il diritto alla corretta progressione di carriera anche durante il periodo di precariato e ad essere retribuiti per l’intero anno scolastico.
Un bel regalo di Natale confezionato dall’ANIEF per i precari che si sono affidati ai nostri legali per la tutela dei propri diritti: il Giudice del Lavoro di Palermo richiama la normativa comunitaria 1999/70/CE e riconosce che il MIUR ha operato una vera e propria discriminazione nei confronti dei lavoratori precari della scuola cui non ha mai riconosciuto il diritto agli aumenti stipendiali in base agli effettivi anni di servizio prestati. Riconosciuta in tribunale anche l’illegittimità della stipula dei contratti con scadenza al 30 giugno di ogni anno scolastico, con un risarcimento totale che supera il milione di Euro.
“Troppo spesso i lavoratori precari della scuola, anche se in servizio per tutto l’anno scolastico e addirittura su posti vacanti, si vedono negare gli stipendi estivi - dichiara Marcello Pacifico, Presidente Nazionale ANIEF – e da sempre si vedono retribuire come se fossero al loro primo anno di insegnamento in totale spregio delle competenze e della professionalità acquisita nel corso degli anni. I Giudici ci continuano a dare ragione: è, senza ombra di dubbio, una palese e indegna discriminazione del lavoro precario”.
Da anni l’ANIEF insiste sulla necessità di riconoscere piena dignità e parità di trattamento, anche retributivo, ai lavoratori precari della scuola, ma il Ministero dell’Istruzione sembra non recepire la necessità di uniformarsi alle Direttive comunitarie anche se i Giudici continuano a condannare l’illegittimità del suo operato. Per questo motivo, l’unica strada è ancora ricorrere in tribunale per ottenere il giusto riconoscimento dopo anni di lavoro a tempo determinato e la consacrazione del diritto a quell’equa retribuzione sancito anche dalla nostra Carta Costituzionale.
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