Dire no alla Carta del docente ai precari significa attuare “una vera e propria discriminazione a danno dei docenti precari che non trova giustificazione nelle concrete modalità di svolgimento della prestazione lavorativa”. Lo scrive il tribunale di Treviso accogliendo il ricorso di una docente veneta che ha sottoscritto “una serie di contratti a tempo determinato, stipulati tra gli a.s. 2017/18 e 2022/23” accollandosi la formazione professionale, a differenza dei colleghi di ruolo che invece hanno ricevuto 500 euro per ogni anno scolastico: il giudice del lavoro di Treviso ha quindi condannato il Ministero ad assegnare le 2.500 euro negate inizialmente in modo illegittimo e discriminante.