I giorni de ferie non utilizzati dal docente precario durante l’anno scolastico vanno pagati: lo hanno confermato diverse aule di giustizia, spazzando in questo modo ogni dubbio. A spiegare l’importanza delle recenti sentenze, favorevoli ai supplenti, è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: il nostro sindacato, ha dichiarato Pacifico all’agenzia Teleborsa, “ha vinto in Tribunale, in Cassazione, grazie anche alle interpretazioni delle norme in Corte di Giustizia Europea, per ricorsi finalizzati a fare riconoscere le ferie non assegnate al personale precario. Dobbiamo ricordare e chiarire che tra il personale scolastico, uno su quattro ha contratti con scadenza fino al 30 giugno e dovrebbe essere collocato in ferie di ufficio, non durante le vacanze".
Oggi ha avuto luogo un incontro al Mur per discutere di alcune tematiche inerenti al rinnovo del Contratto per il personale dell’Università e della Ricerca e Afam. Anief ha rappresentato alcuni punti fondamentali.
Si sta confermando salatissimo il conto che lo Stato italiano è destinato a pagare per la mancata applicazione nella scuola della direttiva 70/1999 contro l’abuso di precariato: è infatti stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova norma, il DL 131/2024, che porta da 12 a 24 mesi il massimo di risarcimento consentito che l’amministrazione pubblica è tenuto ad effettuare verso i precari che decidono di ricorrere al giudice del lavoro per essere risarciti per la mancata stabilizzazione.
Sulla Carta del docente ai precari le sentenze dei tribunali stanno producendo ulteriori certezze: va assegnata di sicuro ai supplenti annuali.
Dal rapporto Draghi, ripreso oggi dalla stampa specialistica, giungono notizie allarmanti sul finanziamento dei programmi educativi e formativi del nostro Paese: se l’Unione Europea destina il 4,7% del PIL a queste “voci”, includendo sia le scuole che le università, in Italia la percentuale scende al 4,2% del PIL, come riportato dall’Istat: l’Italia si trova poco sopra la media europea, trascinata soprattutto dal Nord. A livello UE, l’inadeguato investimento pubblico per l’Istruzione comporta che solo l’8% degli studenti europei raggiunga un alto livello di competenza in matematica, un dato inferiore rispetto ai coetanei asiatici, che vede in testa Singapore (secondo i dati OCSE-PISA), seguita da Giappone, Estonia e Repubblica di Corea.
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