I precari, i neo-assunti, chi chiede la ricostruzione di carriera, coloro che vincono il concorso a cattedra e non hanno una corposa anzianità di servizio pre-ruolo continuano ad essere trattati come dei lavoratori di serie B. Le loro posizioni economiche, di fatto, continuano ad essere danneggiate da norme inique. Andando in tal modo a confliggere pure con la Costituzione italiana. Rimane infatti in vita il problema della prima fascia di aumenti, riguardanti il “gradone” 0-8 anni, con la Cgil che si è prima opposta e ora ha alzato bandiera bianca. La mancata coerenza è aggravata dal fatto che negli ultimi sette anni a puntare il dito contro l’annullamento del primo scatto stipendiale al terzo anno di carriera sono stati anche i giudici che hanno messo in evidenza il palese contrasto con il diritto dell'Unione Europea adottandone la disapplicazione nei casi esaminati. Come rimane intatta l’ingiustizia della trattenuta del 2,5% dello stipendio di chi opera nella scuola.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): È esemplare che mentre i metalmeccanici hanno ottenuto in dieci anni aumenti del 20% sullo stipendio, docenti e Ata avranno il 3,48% in più, dopo quasi 10 anni di attesa e con gli arretrati dell’ultimo biennio che a malapena bastano per una cena fuori in famiglia. Una seconda discriminazione si attua anche all’interno del comparto scuola, poiché questo contratto conferma l'eliminazione del primo “gradone” stipendiale, quello che sarebbe dovuto scattare al terzo anno di anzianità, e la violazione della parità retributiva tra stessi lavoratori. Implicitamente è come se i sindacati maggiori della scuola, Flc-Cgil, Cisl e Uil, avessero avallato che i lavoratori non sono tutti uguali. Tutti i dipendenti della scuola, docenti e Ata, tornano poi a subire un’altra ingiustizia: riguarda il trattamento di fine rapporto che nel privato non prevede la trattenuta del 2,5% sulla busta paga, introdotta nel settore del pubblico impiego a titolo di rivalsa. Ecco perché passano gli anni e siccome i contratti e le norme non cambiano, per chi non vuole soccombere a queste ingiustizie, rimanendo impassabile alla sottrazione dei propri diritti, l’unica strada rimane quella del tribunale e dei ricorsi che continuiamo a patrocinare.