Già erano stati pochi i docenti a potersi candidare per aderire all’anticipo pensionistico, fino a circa 3 anni e mezzo, finanziato con un prestito dello Stato: è notizia di queste ore che nessuno di quei maestri ha avuto la possibilità di lasciare il lavoro. E non si sa nemmeno quando potranno farlo, rischiando quindi pure di vanificare il già ridotto anticipo messo loro a disposizione perché individuati tra gli occupati in professioni usuranti.
Il vulnus, scrive oggi Orizzonte Scuola, è che “manca la normativa per applicare l’Ape sociale e consentire il pensionamento dei docenti che hanno presentato domanda e ricevuto dall’INPS regolare attestazione favorevole”. Una docente scrive alla Ministra Fedeli: “per l’INPS sarei già in pensione dal 1° agosto 2017, senonché nella legge di bilancio non è stata presentata alcuna normativa o emendamento che consenta al personale della scuola, destinatario della comunicazione INPS, di cessare dal servizio anche in corso d’anno, in deroga all’unica data che fissa la data di cessazione per il personale della scuola unicamente al 1° settembre”. Il risultato di questa situazione kafkiana è che “il MIUR, d’intesa con l’INPS-D.C. Pensioni, non ha ancora fornito indicazioni specifiche al riguardo. Solo agli insegnanti non viene riconosciuto un diritto a cui, per l’INPS e per la legge, avrebbero diritto. In altre parole una beffa e un diritto violato”. I docenti bloccati chiedono “con massima urgenza, l’emanazione di una norma ad hoc per sopperire a questa grave mancanza e per non ripetere errori già fatti in passato che non tennero in conto della peculiarità della categoria”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Stiamo assistendo ad una beffa cosmica, perché già l’Ape Social doveva essere estesa a tutti i docenti e non solo ad una parte, visto che diversi studi, tra cui spicca il ‘Getsemani Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti’, hanno accertato l’alto grado di stress determinato dall’insegnamento. I 67 anni di età, cui il Governo Gentiloni ci ha portato, stridono poi non poco con la media Ue, visto che anche il recente rapporto Ocse Pensions at a glance ha confermato che in Europa si continua a lasciare il lavoro a 63 anni. Ci sono Paesi, come la Francia, che consentono agli insegnanti di andare in pensione ancora a 60. Altri, come la Germania, che con circa 25 anni di insegnamento permettono di lasciare il lavoro. Come se non bastasse, va ricordato che ammesso che si riesca ad anticipare l’accesso al pensionamento, questi docenti percepiranno in media un assegno pensionistico ridotto, rispetto al 2011, fino all’8%. Dinanzi a queste prospettive, basti pensare al contratto a perdere che l’Aran sta prospettando; siamo davvero stufi e ci appelliamo ai nostri governanti perché si adoperino, benché a fine legislatura, per attuare quei provvedimenti d’urgenza necessari a non penalizzare ancora una volta i dipendenti della scuola pubblica
Coloro che necessitano di una consulenza personalizzata a Cedan, per sapere se hanno diritto ad andare in quiescenza prima dei termini contributivi e di vecchiaia previsti dalla legge e per scoprire il valore dell’assegno pensionistico, oltre a fruire di ulteriori servizi, si possono collegare alsito internetoppure scrivere una e-mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.