Ancora un Tribunale del lavoro secondo cui la Carta del docente va data anche agli insegnanti precari: accogliendo il ricorso del sindacato Anief, il giudice ha condannato il Ministero a risarcire con 1.500 euro, oltre interessi o rivalutazione, un insegnante che ha svolto supplenze tra il 2020 e il 2023 durante le quali si è formato a proprie spese.
È alto il tasso di insofferenza nella scuola per la mancata applicazione di deroghe che permettano l’uscita anticipata dal lavoro per andare in pensione, in anticipo e senza penalizzazioni rispetto alla inappropriata soglia introdotta a partire dal 2011 con la riforma Monti-Fornero: in sole 48 ore sono state 10mila le firme di adesione alla petizione Anief per il pensionamento a 60 anni, col massimo contributivo e riscatto gratuito della laurea, specifico per il personale docente e scolastico della scuola italiana, il più vecchio in Europa e nel mondo.
Anche sulla mancata applicazione nella busta paga dei precari con contratti brevi e saltuari della Rpd, la Retribuzione professionale docente, vale il principio di non discriminazione previsto dalla direttiva UE 1999/70/CE: a ribadirlo è il Tribunale di Pisa nell’accogliere un ricorso prodotto dai legali Anief in difesa di una docente che ha portato avanti l’insegnamento da precaria a seguito dell’accettazione di “plurimi contratti a tempo determinato sottoscritti negli anni scolastici 2017/2018, 2018/2018, 2019/20220”.
Sono ben undici gli articoli della Carta costituzionale che riteniamo violati con l’approvazione della Legge 26/2024, n. 86 approvata lo scorso mese di giugno: il concetto è stato ribadito oggi, nel Palazzo della Corte costituzionale, durante la prima udienza pubblica sull'autonomia differenziata a seguito dei ricorsi promossi dalle regioni Puglia, Campania, Sardegna e Toscana e rispetto ai quali il sindacato Anief si è costituito con una memoria in difesa dei livelli omogenei di istruzione su tutto il territorio nazionale.
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