Da Palazzo Madama arriva la richiesta di snellire le procedure per il pagamento dei supplenti della scuola che stipulano contratti per pochi giorni o comunque non annuali: l’impegno è stato preso dalla settima Commissione del Senato, che nell’ambito dell’esame del disegno di legge di Semplificazione ha approvato parere favorevole, proposto dalla relatrice Ella Bucalo (FdI), per chiedere al Governo delle procedure amministrative snelle per arrivare al pagamento mensile degli stipendi dei supplenti “brevi e saltuari”.
Il sistema contributivo puro è palesemente in crisi: lo dicono i dati ufficiali. È stato in queste ore è stato infatti reso pubblico uno studio nazionale sulle pensioni e la previdenza complementare, dal quale risulta in modo inequivocabile che in Italia ci sono più neo-pensionati che neonati (nel 2023 appena 379.339 nati in Italia a dispetto di 519.879 persone che hanno lasciato il servizio), ma solo un lavoratore su quattro provvede al futuro aderendo alle iniziative per supportare le pensioni sempre più assottigliate e per le donne i problemi sono molto più grandi e complessi.
Otto lavoratori della scuola su dieci sono donne: lo dicono i dati statistici del rapporto Aran pubblicato pochi giorni fa sugli occupati nella Pubblica amministrazione al 2021. È donna, infatti, il 77,4% del personale scolastico rispetto al 22,6% di uomini: si tratta di ben 977.814 donne e solo 286.212 uomini. “Sono donne che dovrebbero essere valorizzate e premiate, perché svolgono un lavoro particolarmente impegnativo e gravoso da tutti i punti di vista, con conseguenze anche penali per situazione che a volte si vengono a concretizzare senza alcuna responsabilità da parte della lavoratrice”.
È impietoso il risultato dell’analisi del sindacato Anief sui dati statistici del rapporto Aran pubblicato pochi giorni fa sugli occupati nella Pubblica amministrazione al 2021: il 77,4% del personale scolastico è donna rispetto al 22,6% di uomini, il 56,9 è over 50, con un tasso del 18,6% di over 60 (ben 235.741 tra docenti, Ata e dirigentiso scolastico). Un dato, quest’ultimo, che ha assunto grandi proporzioni dopo la riforma pensionistica Monti-Fornero, che ha portato la pensione di vecchiaia a 67, da cui nel pubblico impiego è stato esonerato il personale delle forze di polizia (solo 2.596 over 60 su 303.134 ovvero 0,8%) e quello delle forze armate (solo 186 su 172.383 ovvero lo 0,1%).
I numeri ufficiali sul precariato nella pubblica amministrazione del 2022 risultano altissimi, in particolare quelli della Scuola, più di quanto si pensasse: sono quelli che hanno portato al deferimento dell'Italia da parte della Commissione europea per l'abuso dei contratti a termine e per l'assenza di misure di prevenzione e che riconoscano la parità di trattamento. Secondo l’ultimo rapporto Aran, su un totale di 301.026 contrattualizzati nella pubblica amministrazione, oggetto della procedura di infrazione 4231/2014 attivata dopo le denunce di Anief, la maggior parte appartiene al comparto istruzione e ricerca (285.993) ovvero 294.385 tra docenti e ATA della scuola, a fronte di soli 4.749 precari nelle funzioni centrali, 9.415 nelle funzioni locali e 869 nella sanità.
Anief pubblica uno studio approfondito sugli effetti, specialmente, del primo contratto firmato dopo il blocco decennale (CCNL 2016/2018), che ha penalizzato soprattutto il personale della scuola rispetto a quello sanitario, dei ministeri, dei comuni e delle regioni. Pacifico: “nel prossimo contratto 2025-2027 serviranno risorse per colmare il GAP per 1,3 milioni di docenti, Ata, educatori: 617 euro mensili di aumento che già i dipendenti delle funzioni centrali percepiscono”
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