“Prima i vincoli illegittimi sulla mobilità del personale, adesso l’indennità di continuità didattica limitata a pochi lavoratori: sono due facce della stessa medaglia e la risposta è sempre la stessa: no, grazie, perché bisognerebbe tutelare economicamente tutti i fuori sede e i lavoratori delle sedi disagiate che sono molti di più dei 20.000 a cui andranno i soldi”: questa è la riposta di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alla decisione del Governo di stanziare dei fondi pubblici, per una media annua di quasi mille euro netti, attraverso i quali premiare i docenti che scelgono di non trasferirsi di sede, pensando di garantire in questo modo la continuità didattica, a partire dalle aree più disagiate del Paese.
Non dovrebbe essere lontana la firma definitiva che Aran e sindacati apporranno al Contratto collettivo nazionale di Istruzione, Università e Ricerca 2019/21 sul quale a luglio si era raggiunto l’accordo quasi all’unanimità: considerando la parte finale economica, il contratto si chiuderà con “aumenti salariali medi mensili di 124 euro per i docenti, e di 190 euro per i Direttori dei servizi generali e amministrativi”. Si tratta di un incremento che copre l’inflazione di quel triennio, ma non certo il gap accumulato negli anni precedenti. E, soprattutto, non basta il 6% di indennità di vacanza contrattuale accordata dal governo per coprire il -18,8% di costo vita che si è venuto a determinare nell’ultimo biennio e che da ieri è stata accordata ad oltre un milione di lavoratori della scuola con lo stesso cedolino stipendiale di dicembre, sempre in attesa del rinnovo contrattuale 2022/24 che però ad oggi risulta assai lontana per mancanza di fondi.
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