Risulta “discriminatorio, e quindi illegittimo, il differente trattamento rispetto al docente di ruolo, con riferimento al mancato riconoscimento”: a stabilirlo è stato, una settimana fa, il Tribunale Ordinario di Vicenza, sezione Civile sulle controversie del lavoro, che ha accolto il ricorso di un docente che attraverso i legali dell’Anief ha chiesto i motivi della mancata assegnazione della Carta annale del docente da 500 euro annui a seguito dei contratti stipulati tra il 2016 e il 2023. Esaminato il contesto giuridico e “alla luce delle considerazioni condivise dai giudici della Sezione lavoro del Tribunale di Vicenza, già esposte in numerose sentenze rese su casi analoghi”, il giudice ha condannato il Ministero ad assegnare 2.500 euro all’insegnante.
Il servizio svolto nelle scuole paritarie equivale per legge a quello effettuato negli istituti statali semplicemente perché l’ambito di Istruzione rimane sempre quello pubblico: ciò significa che decine di migliaia di docenti immessi in ruolo nella scuola pubblica e che in passato hanno insegnato negli istituti paritari hanno pieno diritto a vedersi riconosciuto per intero i periodi di lavoro svolti negli istituti paritari. Lo Stato non la pensa così e allora Anief ha portato la questione, palesemente discriminante, in tribunale, fino alla Corte di Giustizia europea, il cui giudizio prelude a scenari che si prospettano davvero interessanti.
Manca poco alla ripresa delle sequenze contrattuali che fanno seguito all’accordo raggiunto lo scorso 14 luglio all’Aran sul Contratto collettivo nazionale 2019/21 dei comparti Istruzione, Università e Ricerca: dopo l’avvio delle trattative con l’avvio del nuovo anno scolastico, le parti si sono riviste a metà mese e da alcuni giorni sempre l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche amministrazioni ha convocato le organizzazioni sindacali rappresentative per il 12 e per il 16 ottobre.
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