Anche alla vigilia delle elezioni europee, il ministro dell’Istruzione difende il progetto di regionalizzazione chiesto da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, portato avanti dalla Lega e al momento bloccato dalle giuste perplessità del M5S: rispondendo ad una precisa domanda sulla regionalizzazione dell’Istruzione, Bussetti ha affermato che la scuola deve restare fuori dalle strumentalizzazioni politiche. L’autonomia, secondo Bussetti, è un’opportunità, in quanto l’obiettivo è fornire maggiore e migliori servizi ai cittadini. Replica del presidente Anief: Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a una miriade di processi e condanne per corruzione nei confronti di diversi presidenti di regione. Un fenomeno che la dice lunga sulla reale consistenza del “salto di qualità” che si vuole andare ad attuare nella scuola pubblica intesa come bene comune da salvaguardare.
Il ministro dell’Istruzione non sembra avere dubbi: approvando l’autonomia differenziata, saranno garantiti livelli di educazione e formazione adeguati in tutto il territorio nazionale, per cui l’unità del Paese non è assolutamente in discussione. Ribadisco: aumentare le risorse destinate alla scuola è sempre una buona notizia. D’altra parte, afferma ancora il titolare del Dicastero di Viale Trastevere, l’autonomia è prevista dall’articolo 116 della Costituzione. Lo Stato, conclude il Ministro, avrà sempre un ruolo centrale.
L’INTESA “FARLOCCA”
Orizzonte Scuola ricorda che il Governo, nella persona di Bussetti e del premier Conte, ha siglato un’intesa con i sindacati, in base alla quale l’Esecutivo si è impegnato a tutelare l’unità e l’identità culturale del sistema di istruzione, l’uniformità del sistema di reclutamento e la regolamentazione tramite il CCNL dello status giuridico del personale. L’accordo relativo all’autonomia prevede che il Governo si impegni “a salvaguardare l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione e ricerca, garantendo un sistema di reclutamento uniforme, lo status giuridico di tutto il personale regolato dal CCNL, e ‘a tutela della unitarietà degli ordinamenti statali, dei curricoli e del sistema di governo delle istituzioni scolastiche autonome”.
Il Mef riguardo alla regionalizzazione della scuola ha espresso diversi dubbi per i costi che la riforma porterebbe con sé: dove reperire le maggiori risorse da destinare alle Regioni che si trovassero sotto il livello della spesa media pro capite? È proprio questo il problema principale. Sino a quando non saranno definiti i fabbisogni standard e i livelli essenziali delle prestazioni, le risorse per le Regioni al di sotto della media non saranno sottratte a quelle (Regioni) al di sopra della media, ma saranno finanziate dallo Stato. Nello specifico, dovrebbe essere il Miur a reperire all’interno del proprio bilancio le risorse necessarie. Ai dubbi del Mef si aggiungono quelli degli alleati di Governo della Lega, ossia il M5S: l’Onorevole Luigi Gallo, presidente della VII Commissione Cultura della Camera, ha detto che “l’autonomia del Nord non toccherà il mondo della scuola”.
IMPRENDITORI FAVOREVOLI
È ampio, quindi, il ventaglio dei contrari al processo di autonomia differenziata. Tra i pochi, sino ad oggi, che sono usciti allo scoperto per avallare il progetto di regionalizzazione, figurano gli imprenditori: solo qualche giorno fa, ad esempio, si è schierato favorevolmente il presidente di Cna Lombardia, Daniele Parolo, intervenuto a Milano, nel corso di un convegno sulla presentazione dei “dati dell’Osservatorio delle Cna Lombardia, Emilia Romagna e Veneto” presentati con Carlo Cottarelli: “l’autonomia che vogliamo è uno strumento per disporre di maggiori risorse per lo sviluppo e per la crescita”.
Sulla stessa scia, risultano le affermazioni della ministra alle Regioni, Erika Stefani (Lega), secondo la quale “tutto questo allarmismo su scuola e sanità propalato da alcuni è infondato, perché purtroppo già oggi ci sono cittadini di serie B, il che evidentemente non può dipendere da un’autonomia differenziata che ancora non c’è, ma da un problema di mala gestione. Noi con l’autonomia vogliamo far crescere il Paese, non certo creare differenze”.
TROPPI GOVERNATORI CONDANNATI
A preoccupare è proprio, invece, la gestione delle risorse scolastiche da parte dei governatori: negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito a una serie di processi con diversi presidenti di regione coinvolti. Qualche settimana fa, dopo quasi sei ore di Camera di consiglio, i giudici della Cassazione hanno reso definitiva la condanna per l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, riducendo la pena a cinque anni e dieci mesi per l’accusa di corruzione in relazione alle vicende Maugeri e San Raffaele.
Sempre riguardo alla Lombardia, è di pochi giorni fa la notizia dei rapporti della Regione Lombardia, Attilio Fontana, con un pregiudicato, con il quale avrebbe avuto un “legame di lunga data” discutendo della composizione della sua giunta, oltre ad avere fatto seguito a quasi tutti i suoi consigli, per poi finire subito dopo nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, nell’ambito di un’inchiesta legata a delle tangenti. In Piemonte, invece, in attesa del verdetto della Cassazione, la scorsa estate l’accusa per l’utilizzo maldestro di fondi pubblici ai gruppi consiliari della Regione Piemonte durante il mandato (2010-2014) ha portato a 25 condanne da parte della Corte d’appello di Torino, tra cui quelle del presidente era Roberto Cota, pure lui condannato.
Il fenomeno riguarda anche le regioni del Sud: che dire dell'ex presidente siciliano Salvatore Cuffaro, condannato a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, tornato in libertà nel dicembre del 2015 dopo aver scontato cinque anni di pena nel carcere romano di Rebibbia? Mentre è di qualche mese fa la notizia di un altro ex governatore dell’Isola più a Sud d’Italia, Raffaele Lombardo, che sarà nuovamente processato per concorso esterno a Cosa nostra.
IL NO MOTIVATO DEL PRESIDENTE ANIEF
Il problema, secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è che “la gestione delle risorse scolastiche nelle mani dei governatori non garantisce alcuna salvaguardia per l’istruzione e l’offerta formativa. Anzi, ci sono troppi precedenti di mala gestione che dovrebbero far riflettere E fa bene il M5S a mettersi di traverso. Detto questo, se già oggi esiste un divario notevole tra le regioni del Sud rispetto a quelle più avanzate del Nord, cosa potrà accadere quando a gestire dei servizi pubblici essenziali, come la scuola e la sanità, saranno le regioni? Quali fondi potrà concedere, quali investimenti potrà realizzare, una regione con un budget ridotto a disposizione oppure indebitata per decenni a causa di precedenti pessime gestioni? Secondo noi, che a maggio abbiamo scioperato due volte anche contro questa intenzione, è chiaro che uno Stato avveduto non può pensare di far gestire delle strutture così importanti delegandole alle risorse locali”.
“La stessa vaga intesa di Palazzo Chigi sul comparto Istruzione, della mattina del 24 aprile scorso – continua Pacifico – non concede alcuna garanzia sulla tenuta del sistema nazionale d’istruzione: inoltre, con questa operazione si va a porre una seria minaccia al concetto della scuola dell'autonomia, perché gli istituti meno aiutati si ritroveranno inevitabilmente a dovere riparare i danni, mentre quelli più confortati degli enti locali non potranno che elevare ancora di più l’offerta formativa attuale. Quello dei diversi finanziamenti è inoltre il preludio allo stravolgimento dell’organizzazione scolastica, oggi garantita da una supervisione centrale, che avrà inevitabili ripercussioni su altri aspetti fondamentali della macchina scolastica italiana, come gli stipendi e il reclutamento del personale. La verità - conclude il sindacalista – è che le ambizioni di crescita di pochi vanno a cozzare con il diritto allo studio di tutti”.
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