Solo alcuni dei programmi politici puntano verso una dimensione europea dell’istruzione. Eppure è assodato che la formazione, da quella in età prescolare a quella permanente dell’età adulta, è un investimento imprescindibile per mettere le persone in grado di fronteggiare i grandi cambiamenti nei sistemi produttivi e di sfruttare le proprie capacità. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, rispetto al pareggio di bilancio, è giunta l’ora di scomporre le spese per investimenti, welfare, istruzione, formazione, ricerca e politiche giovanili: è un passaggio ineludibile se si vogliono abbattere le soglie di abbandoni scolastici e di Neet.
La scuola non è al primo posto dei pensieri dei politici italiani che si candidano al Parlamento di Bruxelles: lo si scopre andando a leggere i programmi dei principali partiti di Governo. La rivista specializzata Tuttoscuola, nel realizzare un resoconto delle proposte che i partiti hanno presentato, parla, riferendosi ai progetti presentati nel campo dell’Istruzione, “di bilancio assai magro, soprattutto per quanto riguarda i due partiti attualmente al Governo, che si sono limitati a poche, scarne indicazioni di principio rivolte essenzialmente ai propri distinti elettorati, e senza alcun punto di convergenza, salvo che nella richiesta che vengano eliminati i vincoli di bilancio dell’UE sugli investimenti in istruzione”.
IL MANCATO INVESTIMENTO NEL CAPITALE UMANO
In generale, i partiti politici italiani che intendono portare i loro rappresentanti nel Parlamento europeo non sembrano cogliere le indicazioni fornite lunedì scorso dal Cnel, nel corso del convegno “Unire l’Europa per cambiarla”: i ricercatori, autori di uno studio sovranazionale sul tema, hanno spiegato che “l’investimento nel capitale umano e nelle capacità umane è una componente essenziale dell’innovazione tecnologica ed è anche una condizione della sua efficacia sul piano economico e sociale. Per lo stesso motivo, la formazione, da quella di base in età prescolare a quella continua nel corso della vita - hanno ricordato dal Cnel - è un investimento imprescindibile per mettere le persone in grado di fronteggiare i grandi cambiamenti nei sistemi produttivi e di sfruttare le proprie capacità per essere utili a sé e gli altri”.
MARCELLO PACIFICO (ANIEF)
Marcello Pacifico, presidente Anief, che ha partecipato agli incontri per la stesura del documento prodotto dal Cnel, ritiene che “c'è bisogno di un'Europa giusta, equa e solidale, in grado finalmente di superare le sue barriere interne: un’Europa che potenzi la mobilità dei suoi cittadini, pur nel rispetto delle singole tradizioni territoriali, e abbia la volontà di puntare dritto verso la tutela e lo sviluppo del sapere, dell'ambiente e del lavoro”.
“Sono temi fondamentali per la nuova classe politica europea, come – prosegue il sindacalista - è stato anche rimarcato dai cittadini italiani consultati attraverso la ricerca svolta su larga scala. Come è possibile che i cittadini esprimano questa necessità, mentre chi li rappresenta non comprende che occorre creare delle solide basi comuni per ostacolare la dispersione scolastica ben al di sopra del 10% e il record di Neet, migliorare l’offerta formativa, l’orientamento e il tasso di laureati?”
“Sarebbe opportuno – conclude Pacifico – anche andare a rivedere gli attuali modelli formativi, superando la tradizionale istruzione a silos e sviluppando modelli trasversali. Parallelamente, occorre introdurre delle regole organizzative sulle scuole e sulla gestione del personale, che tutelino i diritti dei lavoratori, ad iniziare da quelli precari. Occorre, infine, un grande piano di investimenti sull’istruzione e sulla formazione, rivolto a tutte le età, che assicuri ai cittadini europei degli standard minimi di conoscenza e competenza”.
PER APPROFONDIMENTI:
I PROGRAMMI DEI PARTITI DI GOVERNO - Per quel che riguarda la proposta del M5S per l’istruzione, il programma è costituito da una quindicina di slide con brevi frasi. In due di queste compaiono i seguenti riferimenti a tematiche educative. Nella slide intitolata “Rientro dei giovani in Italia”: “Teniamo in Italia i nostri giovani e facciamo tornare chi è scappato. Stop ai cervelli in fuga. Più investimenti dall’Europa su istruzione, ricerca e per le start up innovative”. Nella slide intitolata “Investimenti”: “Per continuare a cambiare ci vuole flessibilità e disponibilità negli investimenti per lo sviluppo. Togliamo i vincoli di bilancio dell’Unione Europea sull’istruzione, la sanità e le infrastrutture”.
La proposta della Lega per l’istruzione, invece, si compone di un breve testo in sei punti, concordato con partiti politici affini di altri Paesi che aderiscono al “Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà” (MENL). Non compaiono riferimenti specifici a tematiche educative, ma viene rivendicata “la sovranità degli Stati e dei popoli” e quindi la “conservazione dell’identità dei popoli e delle nazioni d’Europa, in conformità con le caratteristiche specifiche di ogni popolo”. I membri del MENL pertanto “riconoscono che ognuno ha il diritto di difendere i propri modelli economici, sociali, culturali e territoriali specifici e unici in Europa” e si oppongono quindi “a qualsiasi trasferimento della sovranità nazionale a organi sovranazionali e/o istituzioni europee”. Non emerge, quindi, nessuna apertura verso una dimensione europea dell’istruzione.
I PROGRAMMI DEI PARTITI DI OPPOSIZIONE - Solo nei programmi di alcuni dei partiti all’opposizione – PD, FI, FdI e +Europa – si scorge una maggiore attitudine verso un’impronta non più nazionale dell’istruzione: il Partito Democratico annuncia un “impegno a dedicare 6 miliardi di euro nel bilancio europeo ai 25 milioni di bambini svantaggiati del nostro continente; rendere più europei i percorsi di studio e di formazione, mobilitare le risorse necessarie a livello europeo e nazionale e introdurre obiettivi ambiziosi e vincolanti all’interno del semestre e dei programmi europei: a) triplicare i fondi per Erasmus+ nel periodo 2021-2027 portandoli a 45 miliardi come richiesto dal Parlamento; b) entro il 2024 riconoscimento reciproco e automatico di tutti i titoli di studio e dei periodi di studio all’esterno; c) entro il 2030 raggiungere in tutta Europa la percentuale dii 50% di laureati; dispersione scolastica sotto il 5%; servizi educativi per il 50% dei bambini tra 0-3 anni e per il 100% di quelli tra 3-6; 5% del Pil dedicato alla ricerca. Carta europea dello studente: entro il 2021 realizzare una E-Card dello studente per accedere in tutta Europa a facilitazioni, prestazioni e servizi (alloggi, musei, teatri, librerie e altri servizi culturali)”.
Forza Italia parla, in generale, di “investimenti in infrastrutture, tecnologia, formazione, ricerca ed innovazione”; Fratelli d’Italia auspica un “incremento di risorse per il diritto allo studio”; da +Europa arriva la richiesta, interessante, di realizzare una “‘mobilità formativa’ dei docenti, consentendo un anno di formazione e apprendimento sul campo da realizzare in un altro paese membro”.
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