Malgrado i protocolli e tutte le accortezze per prevenire i contagi, rimane “un problema fisiologico nelle nostre scuole: le classi non sono tali da poter garantire il distanziamento e non c’è abbastanza personale. Questo governo non porta avanti le tesi dei sindacati, in particolare di Anief, sul precariato, ovvero stabilizzare i precari dopo 36 mesi. Su questo punto c’è una norma comunitaria che lo prevede”: a dirlo è Marcello Pacifico, nel corso di un’intervista pubblicata oggi su Orizzonte Scuola.
Ecco quello che potrebbe succedere in Italia. Pacifico (Anief): bisogna riaprire in condizioni di massima sicurezza e serenità attraverso norme che chiariscono la responsabilità del personale dirigente, docente, educativo e amministrativo in attesa di un provvedimento ad hoc che riveda la politica di dimensionamento su classi, plessi, organici e di reclutamento sul precariato e sulla mobilità dei neo-assunti.
“L‘Italia deve guardare con estrema attenzione all’esperienza che stanno vivendo gli altri Paesi dove la scuola è ripresa già nel mese di agosto. L’alto numero di contagi che si sta registrando negli istituti scolastici in Europa non può essere ignorato e deve essere un monito per alzare i livelli di sicurezza nel nostro Paese, altrimenti si mette a repentaglio la salute di 10 milioni tra alunni e personale”: a dirlo è oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief commentando la notizia che in Germania, dove negli ultimi giorni sono tornati in classe 9 Länder su 16, sono già più di cento gli istituti scolastici chiusi e a cui vanno aggiunti gli asili. Le chiusure sono state necessarie in particolare nelle zone più densamente abitate e l’alto numero di contagi si è realizzato nonostante “tutti gli alunni e il personale delle scuole tedesche” abbiano avuto “normalmente l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza di un metro e mezzo e di portare le mascherine all’interno degli istituti, ma non durante le lezioni”.
Più del 40% tra insegnanti e ata è over 55 anni e ancora non c'è chiarezza su come salvaguardarli. E l’Istituto Superiore di Sanità dimentica di inserire tra i lavoratori “fragili” i 400 mila over 55 docenti e Ata
Il ritorno a scuola in tempo di Covid deve fare i conti con l’età elevata del corpo docente italiano. Finora se ne è parlato poco, ma il dato è ben evidenziato nel corposo rapporto “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” prodotto nelle ultime ore dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con svariata istituzioni tra cui il ministero della Salute, quello dell’Istruzione e l’Inail. Tra i punti qualificanti del rapporto, oltre all’esigenza per le scuole di identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19, risulta anche la necessità di adottare un protocollo particolare, in ogni scuola, per i “Lavoratori fragili”. Solo che nella categoria si “dimentica” di inserirvi chi ha oltre 55 anni, a prescindere dalla presenza o meno di patologie o stati di malattia. Eppure l’Inail – proprio in vista della Fase 2 – lo scorso mese di aprile aveva redatto un documento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nel quale si consigliava una “sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori con età superiore ai 55 anni” spiegando anche che“in assenza di copertura immunitaria adeguata (in sostanza, test sierologici) si dovrà valutare la possibilità di un giudizio di «inidoneità temporanea» al lavoro da rivalutare a scadenze fissate”.
Lo annuncia il presidente del sindacato Anief, intervistato oggi da Italia Stampa, a meno di dieci giorni dalla pubblicazione degli esiti delle domande prodotte fino allo scorso 6 agosto da oltre 750 mila docenti precari della scuola pubblica: “Sono giorni caldi questi di fine estate e giorni in cui – dice Pacifico - ancora sono aperti da parte di Anief i ricorsi predisposti da Anief per la valutazione dei punteggi delle famose nuove graduatorie provinciali GPS. Perché Anief ha riaperto questi termini? Perché sono in migliaia le adesioni che stanno arrivando da tutta Italia: alcune sono già pervenute proprio perché i precari non ci stanno a veder valutata in maniera diversa la propria storia” professionale di supplenti, “il proprio punteggio, i propri titoli, dopo anni e anni che erano stati valutati nelle graduatorie di istituto e nelle Gae in un certo modo”.