Nonostante la pausa estiva, la scuola e le problematiche ad esse connesse restano in primo piano. Abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, Presidente ANIEF e Segretario organizzativo Confedir, di esprimere la propria posizione su alcuni dei temi più rilevanti, a partire da quelli relativi a mobilità e turnover.
E’ questa la tesi che il Presidente Anief ci ha illustrato dopo la notizia del ricorso promosso dai sindacati rappresentativi contro il superpunteggio di 42 punti agli abilitati Tfa contenuto nell’ultima tabella di valutazione dei titoli. Il decreto regolamentare invocato parla solo di apertura biennale della II fascia.
A leggerla così ha del paradossale, ma poi Pacifico ci spiega il ragionamento che nelle ultime ore, dopo aver appreso della notizia del ricorso, lo ha spinto a promuoverne un nuovo ricorso proprio aperto agli abilitandi Pas che non conseguiranno l’abilitazione entro il 31 luglio, ma che hanno presentato, su consiglio dell’Anief, comunque domanda di inserimento con riserva. Grazie al ricorso, anche in presenza dell’annullamento del decreto voluto dagli altri sindacati rimarrebbero in graduatoria, sciogliendo la riserva ogni sei mesi.
Eppure quest’azione i sindacati rappresentativi l’hanno pensata proprio per gli abilitati e abilitandi Pas, per fare in modo che non restino indietro rispetto ai colleghi ‘tieffini’…
“Sì, questo è vero, ma forse non si è pensato al fatto che, se il Tar accogliesse il ricorso e cancellasse la tabella di valutazione dei titoli stabilita dal decreto del 15 maggio, l’unico decreto regolamentare che si potrebbe applicare sarebbe il 131/2007, che di fatto vieta l’apertura di finestre”.
Dunque questo ricorso promosso da Flc Cgil, Uil, Snals, Gilda e Cisl contro il superpunteggio TFA non le pare campato in aria…
“No, i giudici potrebbero in effetti dare ragione ai ricorrenti dal momento che per cambiare la tabella di valutazione dei titoli il Ministero avrebbe dovuto ricorrere a un decreto regolamentare sottostante al parere del Parlamento, del Consiglio di Stato e del CNPI. Invece, si è deciso di obbedire a un semplice Ordine del Giorno che aveva a cuore il riconoscimento del ‘merito’ di chi avesse sostenuto una o più prove selettive”.
Ci riassume in poche battute i contenuti del decreto 131/2007 e gli effetti che potrebbero derivare oggi da una sua applicazione?
“Lì, per esempio, si dice espressamente che la tabella di valutazione della III fascia delle graduatorie a esaurimento è valida anche per la I e per la II fascia delle graduatorie di istituto. O che chi risulta idoneo a un concorso ha tutto il diritto di stare in II fascia. Il problema dei casi TFA e PAS nasce naturalmente dal fatto che nel 2007 questi due percorsi abilitanti non esistevano ancora”.
Ma ci sono adesso i tempi tecnici per il ricorso? Secondo lei ci sono buone probabilità sul fatto che venga accolto?
“Il termine che non bisogna superare è quello del 14 luglio, e direi che le possibilità che il Tar accolga il ricorso sono buone”.
Come mai non ci ha pensato Anief a promuovere una simile azione, i ricorrenti per antonomasia siete voi…
“Fino all’ultimo abbiamo cercato di evitare azioni che andassero a ledere in maniera diretta i diritti di altri lavoratori, preferendo invece la logica del far valere i propri diritti senza danneggiare quelli altrui. Per questa ragione, solo dopo aver preso atto dei nuovi criteri stabiliti dal Miur nella nuova tabella, abbiamo pensato a una serie di azioni che ristabilissero equità tra i lavoratori, opponendoci, per esempio, al fatto che gli idonei al concorso o i laureati in Scienze della Formazione primaria non dovessero anche loro godere dei punti aggiuntivi che vengono riconosciuti a chi ha sostenuto delle prove selettive. Un’altra azione l’abbiamo poi intrapresa a favore di chi ha insegnato nelle pluriclassi e nelle piccole isole, sempre nel rispetto delle leggi italiane (n. 106/2011, ndr). In ragione di tutto questo, abbiamo anche contestato l’esclusione dalla seconda fascia delle graduatorie di istituto sia degli idonei all’ultimo concorso sia dei diplomati magistrale linguistico sperimentale ante 2002”.
Se dovesse essere annullata la tabella di valutazione e ripristinata quella della Gae, i vostri ricorrenti avrebbero dei vantaggi?
“Certamente gli idonei del concorso, a cui sarà richiesto in sub ordine comunque un punteggio aggiuntivo di 12 punti, e anche gli abilitati presso le Facoltà di Scienze della Formazione primaria con i 30 punti riconosciuti alle SSIS. Ma bisogna a questo punto aspettare il responso dei giudici che dovranno decidere se era potestà del ministero, alla luce dell’altro regolamento citato nelle premesse del decreto (D.M. 249/10), aggiornare i criteri di valutazione o no”.
Oggi si inizierà ad aggiornare le graduatorie della scuola, la cosa più complessa dell'intera scuola italiana. Il cuore dei suoi problemi. Le graduatorie sono quelle degli insegnanti, dalle scuole materne ai licei classici, e dicono da una parte chi entrerà in ruolo e dall'altra chi potrà fare le supplenze.
Bene, il nuovo aggiornamento - oggi, giorno di chiusura delle iscrizioni - ci dirà che gli aspiranti maestri-professori italiani non ancora in cattedra sono 622 mila. Sì, 622 mila. Seicentoventiduemila sono più del numero dei quattordicenni che stanno provando l'esame di terza media, più degli abitanti di Genova, la sesta città d'Italia. Seicentoventiduemila sono più dell'un per cento della popolazione italiana. È un numero impressionante di persone che chiede ospitalità alla scuola, o in alcuni casi ha chiesto alla scuola perdendo poi ogni speranza e mettendosi a cercare altro. E la possibilità di guadagnare uno stipendio certo e di mostrare a una classe di bambini o pre-adulti tutto quello che hanno imparato loro, gli aspiranti insegnanti, in trent'anni di scuole.
È una richiesta, quella di insegnare, che è sempre cresciuta dal dopoguerra a oggi e che negli ultimi vent'anni ha trovato ingressi sempre più strozzati. L'ex ministro Francesco Profumo, primo di una serie di rettori universitari alla guida della scuola italiana, aveva provato ad allargare quel muro con il concorsone pubblico che tornava dopo tredici anni di rinvii e svecchiava le assunzioni, ma l'esperienza del governo Monti durò poco più di un anno e i rettori - le rettrici - che sono arrivati dopo in viale Trastevere non hanno dato continuità ai bandi pubblici. In una discontinuità di scelte, che è un altro grande male di una scuola italiana bisognosa invece di certezze, ogni sei mesi si cambiano le carte delle graduatorie e si creano nuove code, nuove cancrene.
Guardiamole dentro queste classifiche di accesso all'aula. Seguendo i dati forniti dal Miur, le famose Graduatorie ad esaurimento provinciali (le storiche Gae, chiuse per sempre, destinate a un lento esaurimento in una decina di anni) per il triennio 2014-2016 ospiteranno 154.398 abilitati. Da qui si attinge per metà delle assunzioni, l'altra metà arriva dai concorsi (in questi mesi, tuttavia, fermi). Poi ci sono le graduatorie d'istituto, e da lì si attinge per le supplenze. Si stanno chiudendo, appunto, le iscrizioni e nelle prossime settimane i dati saranno fermi. Nella prima fascia sono inserite le stesse persone delle graduatorie a esaurimento, che quindi hanno priorità sia per la cattedra che per le supplenze. Il numero massimo dovrebbe corrispondere - il condizionale è dello stesso ministero, consapevole dei propri limiti statistici - a quello delle graduatorie provinciali: 154.398 candidati. Nella seconda fascia di istituto (gli abilitati non inseriti nella graduatoria a esaurimento provinciale) agli inquilini del precedente triennio (9.502 aspiranti) si aggiungeranno ben 121 mila neoabilitati, portando la seconda fascia a quota 130.000. Questo dato si stabilizzerà nei prossimi giorni. Poi c'è la terza fascia di istituto (i non abilitati/laureati). Qui l'ultimo numero analizzabile è quello del triennio precedente: 337.458 in attesa. Aspettando le integrazioni, tutte le leve (alcune in avanti con gli anni) che chiedono l'arruolamento nella scuola sono superiori alla cifra di 620 mila. Ben sopra il mezzo milione citato più volte dal ministro in carica, Stefania Giannini.
Per dire dell'attrazione ancora forte dell'insegnamento in Italia, per il secondo ciclo del Tirocinio formativo attivo (Tfa) ci sono 147 mila domande per 22mila posti: solo uno su sette ce la farà. E al termine del percorso abilitante, come ricorda il sindacato Anief, il sopravvissuto scoprirà che l'abilitazione non gli servirà per entrare nel doppio canale di reclutamento che permetterebbe di insegnare con continuità aspirando all'assunzione in ruolo. "Lo Stato deve permettere a migliaia di professionisti di fare quello per cui hanno studiato, sono stati selezionati nelle nostre università. Solo in Italia si invecchia sognando un posto da insegnante che ormai arriva over 40", dice Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.
Sono un partito, gli aspiranti insegnanti italiani, davvero grande. Tre volte tanto Scelta civica, per dire. Se votassero tutti dalla stessa parte, sposterebbero più del due per cento dei consensi. Colpisce che la politica non se ne sia ancora accorta.
In vista dell'approvazione della Riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione, abbiamo chiesto a Marcello Pacifico, Presidente ANIEF e Segretario organizzativo Confedir, cosa pensa dell'anticipazione dell'età pensionabile e del mancato decreto di attuazione per la restituzione del TFS e TFR 2011/2012.
Pacifico sostiene che la Riforma pensata dal Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in realtà camuffi una sorta di cassa integrazione per gli statali, in quanto prevede che si possa andare in pensione a 60 anni, 5-6 anni prima dell'età pensionabile, in maniera volontaria o coatta se si è in mobilità o sovranumerari, venendo però collocati al 65% dell'ultimo stipendio, a fronte dell'80% della pensione che uno avrebbe preso neanche due anni fa prima della riforma Fornero.
L'anticipazione dell'età pensionabile così concepita, dunque, non rappresenta un'occasione per i dipendenti pubblici ma è addirittura un modello peggiore rispetto a quello del privato.
Unica nota positiva della Riforma Madia, la cancellazione della possibilità di rimanere ancora due anni in più dopo l'età pensionabile, mossa che sbloccherebbe 10-15 mila posti di lavoro. Bisogna però capire con quale intenzione viene fatta questa scelta: per assumere giovani o per bloccare il cambio del turn over.
Cosa ne pensa invece Marcello Pacifico, e quindi l'ANIEF e Confedir, sul fatto che a quasi due anni dalla Riforma Monti manca ancora il decreto di attuazione per la restituzione del TFS 2011/2012?
Il segretario del sindacato dei dipendenti pubblici grida allo scandalo, perché dopo che è stato dichiarato incostituzionale il passaggio da un regime di TFS a un regime di TFR, il legislatore aveva deciso che a partire dal 2013 tutto il personale ritransitasse al regime di TFS ma che entro un anno si dovesse decidere come e quando erogare la differenza tra TFS e TFR.
Ad oggi di questo decreto ancora non c'è traccia, e per di più la Ragioneria dello Stato è stata bloccata nel calcolo di quanto spetta per il 2011-2012 per chi va in pensione. Finché il governo non mette i soldi per questa cifra mancante, viene persino boccata la liquidazione per questi due anni, ha dichiarato Pacifico, aggiungendo che proprio per questo è stato messo un modello di diffida per chi è andato in pensione e non vuole perdere quei contributi che gli spettano.
La denuncia dell'Anief: "Migliaia di docenti e Ata precari che fanno sostituzioni brevi e non ricevono la retribuzione. Alcuni aspettano da febbraio". Il ministero rassicura sui pagamenti.
Supplenti "brevi" senza retribuzione da febbraio, costretti a pagarsi di tasca propria trasferte e pernottamenti. A denunciarlo è l'Anief che parla di "migliaia di insegnanti e Ata precari lasciati senza stipendio da mesi". "C'è anche chi aspetta da febbraio - spiega il presidente dell'Associazione nazionale insegnanti e formatori, Marcello Pacifico - Si tratta dei supplenti 'brevi', quelli che sostituiscono il personale di ruolo anche per alcuni giorni e che spesso devono caricarsi di spese per viaggi, trasferte e pernotti". "E' inaccettabile - aggiunge Pacifico - non bastava percepire le buste paga più leggere d'Europa". Una settimana fa, un gruppo che si denomina "Supplenti della scuola per la qualità e dignità del lavoro" ha scritto al ministero per denunciare il ritardo nel pagamento delle retribuzioni di febbraio, marzo, aprile e maggio.
In un momento come quello che stiamo attraversando, chi lavora aspetta la anelata retribuzione a fine mese. Specialmente se si è prestato servizio alle dipendenze dello Stato. Ma nella scuola italiana il livello di precariato ha tanti colori: quello dei supplenti brevi è sicuramente il più scuro. E la definizione non deve trarre in inganno, perché in questa "categoria" rientrano anche coloro che sostituiscono per mesi e mesi le insegnanti in interdizione e astensione obbligatoria per maternità. Il numero dei lavoratori in sofferenza che non ricevono il dovuto a fine mese non si conosce con precisione.
"È paradossale - continua il presidente dell'Anief - che il disguido si manifesti proprio ora che le procedure dei pagamenti non sono più legate alla mancanza dei fondi di ogni singola scuola, ma sono diventate di competenza dell'amministrazione economica centrale. E interamente on line, con il Mef che "carica" gli stipendi sul "Sicoge", il Sistema informatico di contabilità e gestione economica". "Purtroppo - spiegano dalla Flc Cgil - come abbiamo rimarcato più volte, il ministero non riesce a dare una regolarità al pagamento dei supplenti a causa del fumoso sistema di controlli incrociati col ministero dell'Economia, che penalizzano il personale della scuola, sottoposto troppo spesso alla mancata corresponsione della propria retribuzione fondamentale".
Ma qualcosa si muove. Una nota del ministero dell'Economia dell'altro ieri assicura che "per consentire il pagamento delle retribuzioni arretrate al personale supplente breve e saltuario della scuola e al personale volontario dei vigili del fuoco, come per le precedenti mensilità, anche per quella di giugno questa Direzione ha programmato un'emissione speciale per la giornata di lunedì 16 p. v.". Ma a percepire gli arretrati saranno coloro che si ritroveranno negli "elenchi che entro le ore 17.00 del suddetto giorno avranno completato l'iter autorizzativo". E non è detto che la totalità degli insegnanti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) che aspettano lo stipendio riusciranno ad averlo.
"Non è tollerabile - conclude Pacifico - che la burocrazia prevalga sui lavoratori, i quali hanno tutti, di ruolo e precari, gli stessi diritti. Anche perché, è bene ricordarlo, già percepiscono uno stipendio tra i più bassi dell'area europea, in media tra i 1.200 e i 1.300 euro: un docente di ruolo laureato della scuola superiore italiana dopo 15 anni di servizio percepisce meno di 27mila euro lordi, mentre un collega tedesco con la stessa anzianità professionale ha una busta paga di quasi 70mila euro. Ora, alla modesta portata dello stipendio si aggiunge la beffa del suo pagamento ritardato sine die. E questo non possiamo accettarlo".