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Con 183 sì e 56 astenuti, passa il decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 gennaio scorso. Ora il testo passa alla Camera. Dove, pero solo se non subirà modifiche, verrà definitivamente approvato. C’è tempo fino al 30 giugno. La soddisfazione del ministro Giannini.

Come annunciato, la mattina del 5 marzo l'Aula del Senato ha approvato, con 183 sì e 56 astenuti, il decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale 23 gennaio scorso contenente disposizioni temporanee e urgenti in materia di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola.

Con il dl, che inizialmente conteneva una copertura pari a 120mlioni di euro, è stato approvato, dopo il sì della VII Commissione Cultura, un ordine del giorno della relatrice Puglisi (PD) riformulato su richiesta del sen. Fabrizio Bocchino (gruppo Misto) impegna il Governo a ripristinare i fondi del MOF decurtati di due terzi proprio per la copertura degli scatti di anzianità del personale.

Bocciato, invece, fa sapere l’Anief che lo aveva segnalato, “l’emendamento 1.15 sul pagamento degli scatti ai precari e del primo gradone stipendiale ai neo-assunti proposti dal sen. Fabrizio Bocchino (gruppo Misto), per l’impossibilità di verificare coperture certificate”.

Ora il testo passa alla Camera. Dove, pero solo se non subirà modifiche, verrà definitivamente approvato. C’è tempo fino al 30 giugno.

Il resoconto completo della seduta della VII Commissione Cultura, dui cui è scaturito il testo approvato dall'Aula del Senato.

Soddisfazione da parte del ministro Giannini: “Con l’approvazione da parte del Senato del decreto legge di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola abbiamo corretto un errore commesso in passato. Adesso auspichiamo un rapido passaggio parlamentare anche alla Camera dei deputati.

Abbiamo fatto un importante passo in avanti nel presente, ma è necessario guardare soprattutto al futuro. Il Governo nella sua collegialità deve assumersi la responsabilità, e siamo certi che lo farà, di destinare alla scuola e al mondo dell'istruzione le risorse per migliorare la qualità della didattica e dei servizi e per garantire la formazione degli insegnanti. Siamo pronti a scommettere su questa sfida politica e culturale”, ha concluso il Ministro.

Fonte: Tecnica della Scuola

Quello dell'Istruzione sembra un ministero senza guida. Sul reclutamento degli insegnanti il Miur procede all'impronta, in attesa che il prossimo Consiglio di Stato ribalti l'ultima, improvvida e probabilmente illegittima decisione. Venerdì scorso alcune centinaia di vincitori di concorso sono venuti a ricordare sotto le finestre romane del neoministro Stefania Giannini che loro, appunto, hanno vinto un concorso lungo un anno (test selettivo, poi scritto, poi la prova d'insegnamento), eppure non entrano in classe. I manifestanti rappresentano 17 mila idonei alla professione che non possono insegnare. Selezionati e poi lasciati a casa. Le loro conoscenze sono state accertate (inutilmente) da commissioni di Stato.

Stiamo parlando del famoso concorsone dei trecentomila voluto dall'ex ministro Francesco Profumo, il bando pubblico tornato in vita dopo 13 anni, il 24 settembre 2012: aveva selezionato una classe insegnante mediamente più giovane. Quel concorso non è stato solo importante e affollato, ma ha assunto un valore simbolico, quello di uno Stato che si riappropria della selezione dei suoi docenti. In dirittura d'arrivo lo Stato si è però rimangiato le sue intenzioni e i suoi risultati.

Nelle discipline senza più candidati l'amministrazione vuole assumere i vincitori dei vecchi concorsi a cattedra (l'ultimo è del 1999): in molti casi svolgono altri lavori e non sono più interessati all'insegnamento. Nelle discipline senza candidati i vincitori di concorso non sono stati neppure inseriti nelle cosiddette graduatorie a scorrimento, e questo nega la legge che ha sotteso il bando: metà dei posti saranno riservati, appunto, ai vincitori del concorso, metà attraverso le graduatorie. Niente, il ministero ha deciso di cambiare ancora una volta le regole del gioco, a gara in corso. Di più, con i concorrenti sul traguardo. Il prossimo appuntamento è per l'11 marzo, quando si esprimerà il Consiglio di Stato.

Il caos reclutamento nella scuola e nelle università quindi continua senza che si intraveda una soluzione. Per gli iscritti alle graduatorie, che ad aprile saranno aggiornate, l'amministrazione ha lasciato fuori i 13 mila abilitati tramite Tirocinio formativo e stessa sorte è prevista, come sostiene il sindacato Anief, per i 70 mila abilitati tramite i percorsi speciali (Pas). Alcune settimane fa, altro esempio, il Miur ha ratificato le 4.447 assunzioni di insegnanti di sostegno penalizzando i vincitori del concorso a cattedra: nella scelta dei docenti da immettere in ruolo il ministero ha riesumato i vincitori delle vecchie graduatorie.

Fonte: Repubblica

 

shutterstock 123213130 bDopo appena due mesi, arriva la seconda bocciatura dell’Europa sui 140mila precari della scuola: se a novembre la presa di posizione dura della Commissione europea era arrivata sollecitata da un giudice di Napoli, stavolta a richiedere l’intervento di Bruxelles è la Corte costituzionale italiana, che nella primavera dell’anno scorso ha stoppato un ricorso rinviandolo alla Corte di giustizia europea. E, come da prassi, la Corte ha richiesto il parere della Commissione europea. Che puntualmente è arrivato, e ha dato una nuova stangata al governo italiano.

CONTRATTI A TERMINE SENZA LIMITI - La Commissione si chiede se «per garantire una certa flessibilità negli organici della scuola per far fronte, senza oneri eccessivi per lo Stato, a variazioni imprevedibili della popolazione scolastica sia veramente necessario autorizzare l’amministrazione a ricorrere a una successione di contratti a termine senza alcun limite quanto al numero dei rinnovi contrattuali e alla durata complessiva del rapporto. Ben si potrebbe - continua la Commissione - in effetti realizzare tale obiettivo anche prevedendo un numero massimo di rinnovi del contratto concluso con ciascuna unità di personale temporaneo o fissando un tetto massimo alla durata di detto contratto».Chiamata in causa per giudicare se la normativa italiana è aderente ai principi europei, la Commissione sostiene che«in tali circostanze non sembra si possa ritenere che la legislazione italiana sul reclutamento del personale docente e Ata a termine contenga criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare, in concreto, se il rinnovo dei contratti in questione risponda effettivamente a un’esigenza reale, sia atta a raggiungere lo scopo perseguito». Quindi, «il ricorso a contratti a termine successivi per la copertura di vacanze in organico che tale legislazione consente non può pertanto considerarsi giustificato da ragioni obiettive come previsto dalla clausola 5, punto 1, lett. a), dell’accordo quadro».

UN ALLEATO PER I SINDACATI - «È dal 1970 che l’Italia abusa del precariato», ammonisce Marcello Pacifico (Anief-Confedir), «oggi è venuto il momento di dire basta». Il governo italiano, osserva l’Anief, «farebbe bene a tener conto di queste indicazioni della Commissione europea. Non si può continuare a lasciare precario il personale in presenza di diverse decine di migliaia di posti vacanti e disponibili». Soddisfatta la Gilda degli insegnanti, che rileva come i precari oggi abbiano un altro alleato, la Commissione europea: « La legislazione italiana, violando la direttiva comunitaria numero 99, consente il rinnovo dei contratti a tempo determinato per coprire le vacanze nell’organico docente e Ata in attesa della procedura concorsuale, senza però sapere se e quando il concorso si svolgerà. Ed è proprio su quest’ultimo punto che la Commissione europea punta l’indice, sottolineando che la reiterazione dei contratti a tempo determinato avviene senza prevedere alcun criterio obiettivo e trasparente per verificare che il rinnovo risponda a un’esigenza temporanea reale».

LA DIFESA DEL MIUR E I RISCHI PER L’ITALIA - Ma cosa farà adesso il ministero dell’Istruzione, chiamato direttamente in causa? Dal Miur arriva la conferma che anche stavolta, come due mesi fa, verrà preparata una sorta di memoria difensiva, per spiegare che il governo italiano non sta ignorando il problema dei precari, ma sta procedendo a stabilizzarli, compatibilmente con le esigenze del sistema e le risorse disponibili. Se la Corte di giustizia non dovesse accettare queste «giustificazioni», l’Italia rischierebbe un ricorso per inadempimento, e sanzioni economiche pesantissime.

Fonte: Corriere della Sera

 

 

La Corte di Giustizia Europea ha fissato per il prossimo 27 marzo la decisione su una serie di ricorsi sul precariato nella scuola, che potrebbe, secondo l'Anief, tra i primi promotori dell'iniziativa, "aprire le porte per l'assunzione a titolo definitivo nei ruoli dello Stato dei 140 mila docenti precari della scuola italiana".

"La Corte di Giustizia Europea - riferisce l'Anief in una nota - ha fissato per il prossimo 27 marzo la decisione sull'abuso di precariato che si attua in Italia nei confronti dei lavoratori che hanno svolto un impiego a tempo determinato, anche non continuativo, per almeno 36 mesi. È stata quindi reputata pertinente la linea intrapresa prima di tutti dall'Anief, nel 2010, di considerare illegittima l'assunzione reiterata nel tempo su posti vacanti e disponibili fino al 30 giugno o al 31 agosto di ogni anno scolastico. Come del resto già chiaramente indicato nella direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato".

Secondo il sindacato, il mancato rispetto delle eventuali sentenze a favore dei ricorsi, "potrebbe costare allo Stato una multa davvero esosa, anche di 8 milioni di euro". Si ricorda, infine, che "per godere dei benefici di quanto dovesse essere disposto dal giudice europeo, occorre aderire al contenzioso prima delle sentenza definitiva di fine marzo".

Fonte: ANSA

 

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XXIV2012

 

 

 

In questo numero:

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I RICORSI

Dimensionamento: per evitare il licenziamento i Dsga costretti a cambiare regione

Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

Scheda di rilevazione dati Ricorso Mobilità - Trasferimenti