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"Se gli anticipi degli aumenti di stipendio - dichiara Marcello Pacifico ad OrizzonteScuola.it - non avverranno prima del 2018 è naturale che le date di scadenza del blocco del contratto non si possono riferire solo al 2014, ma si riferiranno al 2017".

"La vertià è che fino al 2009 i soldi per i contratti si trovavano e si mettevano in finanziaria, dal 2009 con Brunetta si è deciso che gli aumenti di stipendio saranno legati al merito, alla prestazione individuale. Stanno abituando il personale a non percepire più gli scatti perché gli scatti non saranno più dati."

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Uno dei motivi per cui il ministro Stefania Giannini vuole tornare indietro sui concorsi scolastici e universitari è il fatto che non c’è un "concorso" indetto dal Miur che sia finito bene. Uno.

Partiamo dall’Abilitazione nazionale scientifica, che in realtà è una prova per curricula organizzata per scegliere chi potrà insegnare in università. Di fatto, si è trasformata in un concorso. E poi, nell’ennesimo concorso ad personam della squalificata università italiana. Sono oltre 24 mila abilitati ad oggi, di prima e di seconda fascia, pari in media al 43 per cento dei candidati. Bene, non c’è una disciplina delle 180 che hanno costituito l’ossatura della grande prova in cui non ci sia stata una contestazione . Fioccano i ricorsi ai Tribunali amministrativi, ogni settimana. E ogni settimana crescono le sospensive che i Tar concedono ai ricorrenti rimettendo in sella candidati bocciati.

È dallo scorso gennaio che alle interrogazioni parlamentari sono seguiti articoli e poi ricorsi. Curriculum falsi sia dei commissari che dei candidati, "fake" nella presentazione dei materiali per via telematica, idonei diventati tali nonostante i pareri negativi, promozioni date sulla buona fede (mancando i fogli d’appoggio a giustificare il curriculum annunciato). Un Far West del giudizio che ha fatto dire al ministro dell’Istruzione (e dell’Università) che con lei si cambierà regime. Intanto, però, sta partendo la seconda fase delle Abilitazioni scientifiche nazionali.

Andando indietro con la memoria, c’è stato il concorso per diventare dirigenti scolastici, i vecchi presidi. Questo data 13 luglio 2011(2.386 posti disponibili, 33 mila partecipanti) e in quell’estate rappresentò una nuova apertura di possibilità e di carriere dopo anni di vuoto concorsuale. Dopo trenta mesi di diatribe, un decreto del Consiglio dei ministri ha mantenuto in servizio fino alla fine di quest’anno scolastico i 112 selezionati in Toscana: rischiavano di perdere il posto avendo vinto un concorso parzialmente annullato dal Consiglio di Stato. È possibile che con l’inizio del nuovo anno scolastico i magistrati amministrativi ordinino un nuovo bando, lasciando nuovamente a casa i 112 vincitori del precedente.

Attenzione, sul concorso presidi ci sono ottomila ricorsi in attesa: un aspirante preside su quattro si è rivolto al Tar. In rapida rassegna per quella prova nazionale si sono registrate esclusioni illegittime di docenti, domande cancellate per marchiani errori a pochi giorni dall’avvio della prova: 975 domande (su 5.500 ufficiali) sono state buttate al secchio. Improponibili. Quindi, fughe di notizie sui contenuti della prova preselettiva e la soppressione degli stessi quiz somministrati errati (38 su 100). C’è stato, nel concorso presidi, il casus delle buste semi-trasparenti che hanno portato — per presunto mancato anonimato — all’annullamento delle prove in Lombardia e solo in Lombardia. Non c’è soluzione ancora oggi per i 355 vincitori lombardi che, per ora, restano in servizio come normali docenti (rischiavano di lasciare 40 mila alunni senza insegnante) e contemporaneamente iniziano il tirocinio necessario per diventare presidi il prossimo 30 giugno. Il rischio di far partire la selezione per la terza volta in tre anni, dopo che le prime due hanno dato esiti tra loro sensibilmente diversi, è tutt’altro che scongiurato. E i commissari d’esame incompatibili? Sì, ci sono stati pure quelli: il concorso per presidi è stato il più brutto concorso pubblico degli ultimi vent’anni. Ecco, su tutte queste questioni c’è un maxi-ricorso aperto (si chiude il 18 aprile) del sindacato Anief.

La conflittualità più aspra si è accesa persino sul mitico concorsone dei 300 mila per diventare insegnanti di scuola elementare, media e superiore. Lo varò l’ex ministro Francesco Profumo il 24 settembre 2012 dopo tredici anni di silenzio pubblico. Oggi ci sono 17 mila "idonei alla professione che non possono insegnare". Sono stati selezionati e poi lasciati a casa. Le loro conoscenze sono state accertate (inutilmente) da commissioni di Stato. Quel concorso non fu solo importante e affollato, ma assunse un valore simbolico, quello di uno Stato che si riappropriava della selezione dei suoi docenti. In dirittura d’arrivo, lo Stato si è rimangiato le sue intenzioni e i suoi risultati.

Se si scende di livello e di affollamento, si scoprono molti concorsini Miur presi di mira dai tribunali regionali. Difficile reclutare in queste condizioni, con questa credibilità.

Fonte: Repubblica

 

Il Presidente dell'ANIEF di "rottamare" le graduatorie non ne vuol sapere, anzi, "ci vorrebbe una graduatoria unica nazionale". Il caos? "E' fisiologico perché in questo Paese da quando è nata la Repubblica si è pensato di utilizzare per ammortizzare i costi più del 15% del personale come precario".

Sa che la battaglia legale che ha annunciato avverso le Graduatorie ad esaurimento le metterà contro parte del mondo dei precariati e dei sindacati tradizionali? Già in alcuni siti che si occupano di scuola il suo sindacato è stato criticato perché sulle “smagliature del MIUR” ha fatto la sua fortuna. Come risponde?

Per fortuna della scuola, esiste un nuovo sindacato che ha fatto del rispetto del diritto la propria bandiera. Il diritto alla parità di trattamento, all'equa retribuzione, alla stabilizzazione, al lavoro, alla dignità della propria professione sono inseriti all'interno della nostra Costituzione, protetti dall'ordinamento comunitario ma dimenticati dall'amministrazione che preferisce calpestarli sotto presunte ragioni finanziarie. Abbiamo dimostrato come ci sono oggi già 100.000 posti vacanti e disponibili in organico di diritto. Se rendessimo obbligatorio l'obbligo scolastico fino a 18 anni e anticipassimo le iscrizioni a 5 anni oltre a diminuire il numero dei NEET creeremmo i posti di lavoro sufficienti per assumere i 100.000 docenti che si sono abilitati con l'ultimo concorso o con il TFA, che hanno il diploma magistrale fino al 2001 o che si abiliteranno con i PAS nei prossimi tre anni senza ledere il diritto dei precari già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. E poi, basterebbe creare una 4 fascia per tutti coloro che si sono inseriti nelle graduatorie dopo l'ultimo concorso così come fatto in passato, per le prime tre. In questo modo le graduatorie rimarrebbero ad esaurimento ma di fronte a graduatorie esaurite potremmo reclutare i nuovi senza la chiamata diretta auspicata dal ministro Giannini

Nel comunicato diramato da Anief relativamente all'apertura delle GaE lei afferma che quella dei ricorsi “È una pratica assurda in uno stato civile e moderno, alla quale però il giovane sindacato è costretto a ricorrere, visto che l’amministrazione continua a fare ostruzione nei confronti di tantissimi docenti precari”. Se Anief fosse, invece, un sindacato rappresentativo perseguirebbe questa stessa logica?

Continuerebbe a ricorrere nella misura in cui il Governo non convoca più le parti sociali per firmare un contratto. Ma da qui viene la necessità di essere rappresentativi perché l'ultima legge di stabilità prevede la firma di contratti ai fini giuridici e non economici per il 2013 e 2014, ovvero la possibilità di firmare un contratto dove si introduca una carriera per il personale della scuola che cancelli la progressione di carriera per anzianità di servizio come vuole il decreto Brunetta. Se Anief fosse presente a quei tavoli, pur con una minima percentuale, penso che la sua opposizione e denuncia non passerebbe inosservata alla categoria e quindi anche alle altre sigle sindacali. Anief propone e continuerà a proporre come fa in Parlamento durante le audizioni o nei documenti inviati al Miur, denuncia all'opinione pubblica quando ritiene che un atto sia lesivo dei diritti del personale scolastico e del cittadino e se è il caso come ultima istanza ricorre in tribunale. Sul decreto di aggiornamento delle graduatorie, è normale che chi ha superato una selezione per diventare insegnante oppure è stato ritenuto idoneo per fare l'insegnante oppure gli è stato negato per anni la spendibiiltà del titolo per fare l'insegnante oggi rivendichi di non cambiate mestiere. E siccome vige il sistema del doppio canale, l'unico modo per fare l'insegnante è inserirsi nelle graduatorie.

Tra le critiche che le muovono c'è il fatto che permettendo ad abilitati TFA, PAS, diplomati del magistrale ante 2002, nonché gli idonei all'ultimo concorso, le graduatorie non si esauriranno mai e non si potrà superare il sistema delle “liste d'attesa”, senza poter avviare un sistema di reclutamento che si basi su un effettivo numero programmato che impedisca il riformarsi di precariato. Sa che c'è una legge che impedisce l'apertura delle graduatorie?

Le graduatorie in maniera fisiologica sono state da trent'anni prima permanenti, poi ad esaurimento poi esaurite e quindi permanenti. E' fisiologico perché in questo Paese da quando è nata la Repubblica si è pensato di utilizzare per ammortizzare i costi più del 15% del personale come precario. Il problema esplode con la sua interezza dopo che nel 2010 l'Anief ha denunciato come nella scuola non si applichi la normativa comunitaria del 1999 che obbliga alla stabilizzazione dopo tre anni di servizio e ancora dopo che da quell'anno è partita una imponente riforma di riduzione dell'organico per 150.000 posti complessivi, assorbiti per lo più dai posti affidati in supplenza. E' inutile che chiamiamo i laureati laddove non abbiamo abilitati e viceversa laddove li abbiamo non li chiamiamo perché abbiamo le graduatorie piene.

Non le sembra che il sistema delle graduatorie abbia fatto il suo tempo e che forse è meglio “rottamarlo”, per utilizzare un termine caro al nostro attuale Capo del Governo?

Rottamare sarebbe inutile quando si parla di personale formato dallo Stato e selezionato per esercitare questa professione. Basterebbe rinnovare. Forse è arrivato il momento di una graduatoria unica nazionale dove inserire tutti gli abilitati e di convocazioni telematiche senza più il vincolo delle 20 scuole per le graduatorie d'istituto. Tutto accompagnato da una riforma che prevede un amento del tempo studio degli studenti attualmente sotto la media OCDE.

Il Ministro Giannini ha più volte ribadito la necessità di dare un peso maggiore alle scuole nella scelta dei docenti, quindi, attraverso la valutazione dei rendimenti, introdurre il motore che spinga le istituzioni scolastiche a scegliere il personale migliore. Reputa realistico tale progetto?

Bisognerebbe prima poter valutare i ministri e quindi i direttori generali e quindi i dirigenti e farli rispondere del loro operato prima di parlare di valutazione o reclutamento dei docenti affidato ai dirigenti. In questo Paese chi sbaglia, e, parlo di chi sta al vertice, non paga, al limite viene spostato in un'altra sede di servizio se dirigente o a svolgere qualche altro mansione se ai vertici dell'amministrazione. Perché dovrebbe pagare solo il docente? Un sistema di valutazione funziona se applicato a tutti i livelli e interattivo, in caso contrario rima la discrezionalità e quindi l'eventuale abuso. Altro che ricorsi ...

A proposito di Valutazione. Valutare gli insegnanti e legare lo stipendio ai risultati conseguiti, sembra ormai la via maestra.

Prima di procedere a una valutazione degli insegnanti legata al rendimento bisognerebbe trovare 90 euro di arrettrati per ogni mese a paritre dal 2010 per arrivare al minimi sindacale, l'aumento dell'inflazione, poi trovarne altri 600 euro al mese per chi è a fine carriera, cioè il 60% della categoria per omologare gli stipendi alla media OCDE, soltanto dopo possiamo parlare di pagare di più chi fa di più e ci sono nella scuola. Ogni altra proposta è irricevibile. Pensi che si dice che fra trent'anni la pensione sarà del 40% di quell'attuale. Se paragonata a uno stipendio di oggi sarebbe la minima data a chi non ha lavorato, ma stiamo scherzando? E la tua pensione è legata al sistema contributivo ovvero a quanto prendi. Se questa è la via maestra, prevedo ricorsi in vista ....

Torniamo all'aggiornamento delle Graduatorie. Anief invita gli abilitati TFA, gli abilitandi PAS, i diplomati del magistrale ante 2002 e gli idonei all’ultimo concorso a iscriversi alle graduatorie a esaurimento o no? Non tutti i legali danno lo stesso consiglio, motivando il divieto col fatto che le domande di iscrizione rigettate potrebbero essere impugnate e pregiudicare l’esito dei ricorsi collettivi…

Le domande devono essere presentate perché se no non puoi dimostrare l'interesse a ricorrere. Sarà difficile, certo, con il sistema telematico ma il sindacato metterà a disposizione tutte le risorse per elaborare le istruzioni precise tali da presentare le domande e procedere successivamente con l'adesione al ricorso. Abbiamo fatto inserire migliaia di persone nelle graduatorie a volte per legge a volte con i ricorsi, non sarà la prima volta. Certo bisogna rivolgersi ai più esperti nel settore, e per questo abbiamo appena celebrato la X conferenza organizzativa in quattro anni con un centinaio di legali e già il 12 faremo un consiglio nazionale dedicato sull'aggiornamento delle graduatorie.

Cosa state rispondendo agli abilitati TFA che hanno già presentato ricorso con Anief e che sono in attesa di istruzioni proprio sulle Gae?

Dobbiamo aspettare il testo del decreto di aggiornamento. In base a come sarà scritto decideremo con i legali se presentare motivi aggiunti nei ricorsi pendenti oppure se presentare un nuovo ricorso. In ogni caso consiglieremo di presentare domanda di inserimento

Oltre all’esclusione delle categorie di abilitati di cui abbiamo già parlato, quali altri punti della bozza del decreto per l’aggiornamento delle Gae le paiono più discutibili?

Ovviamente tutta la tabella di valutazione dei titoli laddove non prevede lo spostamento dei 24 punti, del punteggio di servizio già dichiarato, i 6 punti aggiuntivi, il servizio militare. Sono tutti ricorsi vinti al Tar o al Consiglio di Stato, spesso confermati al giudice del lavoro e a volte oggetto di intervento del legislatore. Ma vi è la questione dell'inserimento in 3 fascia dei docenti inseriti nella fascia aggiuntiva, il reinserimento dei colleghi depennati o che non hanno più presentato domanda

Fa bene chi sostiene che le GaE, così facendo, sono a rischio caos?

Il caos diventa ordine con un provvedimento del giudice. Potrebbe essere evitato prima, ed è per questo che Anief cerca sempre di diventare un sindacato rappresentativo. Sbagliano alcuni a pensare che il tribunale sia il nemico della pubblica amministrazione. Il giudice è e deve essere sempre terzo e aggiungo sempre più informato sul diritto sovranazionale perché l'Europa è anche la casa del diritto e non dello spread.

Fonte: Orizzonte Scuola

 

Il Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti, pubblicato dall'Aran in queste ore, conferma quanto il mestiere dell'insegnante abbia perso prestigio e valore sociale: dal 2001 anche il settore privato è andato meglio, con le buste paga del manifatturiero che hanno sovrastato il costo della vita di ben 15 punti; chi lavora per la formazione e la crescita dei nostri giovani è invece andato sotto di 2 punti.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): quella dei nostri insegnanti è la categoria più maltrattata d'Europa. Non stiamo parlando dei 100.000 euro lordi annui dei colleghi del Lussemburgo o delle 50.000 sterline degli inglesi: dal 2007 per colpa del blocco dei contratti nella PA lo stipendio medio di quelli italiani (meno di 30.000 euro lordi) è sceso di ulteriori mille euro.

E se il Governo riuscirà nell'intento, già dichiarato, di cancellare gli scatti d'anzianità andrà sempre peggio.

L'ultima speranza è la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Non solo sul breve, ma anche sul lungo periodo le retribuzioni medie dei docenti e del personale della scuola sono cresciute meno dell'inflazione e di tutti gli altri comparti pubblici e privati: tra il 2001 e il 2012 gli stipendi di docenti e Ata si sono innalzati appena del 29,2%, meno del tasso di inflazione effettivo del periodo (31%) e degli altri settori della PA.

Basti pensare che nello stesso periodo le busta paga dei dipendenti in forza a Regioni e Autonomie locali sono state incrementate del 41,6%. E quelle di chi opera per le amministrazioni pubbliche centrali del 40,3%. Addirittura nel settore privato manifatturiero hanno fatto riscontrare un aumento del 45,6%. I dati sono contenuti nell'ultimo Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti , relativo al secondo semestre 2013, pubblicato dall'Aran in queste ore.

E rappresentano la conferma di quanto il mestiere dell'insegn ante abbia perso prestigio e valore sociale. Nel registrare i rapporti retributivi dei salari pubblici, aggiornati a tutto il 2012, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale per le PA, «conferma il quadro di sostanziale staticità delle retribuzioni su tutti i settori della Pubblica amministrazione, dovuto alle misure di sospensione della contrattazione nazionale e di congelamento delle retribuzio ni, introdotte dal 2010 e vigenti anche per l'anno 2014». «La dinamica delle retribuzioni pro-capite di fatto, rilevate dall'Istat, riporta per l'intero aggregato relativo alle Amministrazioni pubbliche una crescita sostanzialmente nulla. Il settore privato registra, invece, un andamento in crescita (+1,2%), con importanti differenze al suo interno fra i Servizi vendibili (+0,6%) e le Attività manifatturiere (+2%). Questo quadro - continua l'Aran - è confermato peraltro da tutte le fonti statistiche disponibili, ivi compresi i dati rilevati dalla Ragioneria generale dello Stato attraverso il conto annuale, pure citati nel Rapporto».

Tutte queste nuove indicazione danno forza a quanto l'Anief sostiene da tempo: la depauperazione dei dipendenti della scuola ha origine lontane, risale ad oltre 20 anni fa. Tutto ha inizio con il «piano» avviato con il D.lgs. 29/1993, poi ribadito con il D.lgs. 165/01 e con il più recente D.lgs. ‘brunettianò 150/09: tutti provvedimenti orientati a disinnescare i diritti previsti dai contratti di comparto. E finalizzati a fare spazio, per ragioni di finanza pubblica, alla privatizza zione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego. Ma l'equiparazione ai contratti privati non c'è mai stata. Non ha nemmeno «retto» l'aumento del costo della vita degli ultimi 12 anni. Come degli ultimi 5: tra il 2007 e il 2013 l'inflazione è salita al 12%, mentre gli aumenti disposti dall'ultimo Ccnl 2006- 2009 della scuola si sono fermati all'8%. Con 4 punti, quindi, sotto il costo della vita ed uno in meno di tutto il pubblico impiego (9%). Con il contratto ormai bloccato dal 2009 dalla legge Tremonti (122/2010) e dalla proroga voluta dal Governo Letta (DPR 122/2013), nonostante siano stati pagati gli scatti per il biennio 2010-2011 ma ai valori del 2009, grazie ai tagli di 50.000 posti di lavoro e alla riduzione di un terzo del MOF (- 500 milioni di euro). Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, chiede di compensare questo gap stipendiale rispetto al costo della vita con un indennizzo proporzionale: «se si dovessero adeguare gli stipendi al solo costo dell'inflazione certificata nel periodo 2007-2013 - sostiene il sindacalista - bisognerebbe assegnare 93 euro lorde al mese dall'anno 2010. Altro che 80 euro dal prossimo mese di maggio, come ha annunciato il governo: questo comporterebbe un credito in media di 5.000 euro lordi di arretrati a dipendente». «Tuttavia, se si dovessero rapportare gli stipendi a quelli dei docenti Ocde, a parità di lavoro nelle superiori, da quando è stato bloccato il contratto, - continua Pacifico - la cifra quintuplica perché a fine carriera gli stipendi dei nostri insegnanti sono inferiori di 8.000 euro. Ecco perché gli 80 euro promessi dal Governo non bastano. Il credito a dipendente diventa quindi, solo per gli ultimi 5 anni, di 25mila euro. Complessivamente, per pagare anche i soli arretrati servirebbero subito 5 miliardi di euro». Ma non è finita. Perché se si considera che il 60% del personale della scuola è over 50, si comprende come la categoria sia la più maltrattata d'Europa. Non stiamo parlando dei 100.000 euro lordi annui dei colleghi del Lussemburgo o delle 50.000 sterline degli inglesi: lo stipendio medio dei docenti italiani (neanche 30.000 euro lordi) è sceso di mille euro negli ultimi sei anni e tutto per colpa del blocco dei contratti nel pubblico impiego. Una scelta, purtroppo, condivisa da diverse organizzazioni sindacali che hanno firmato nel febbraio 2011 un'intesa con il Governo per applicare la riforma Brunetta (d.lgs. 150/2009) già dal prossimo rinnovo contrattuale e cancellare gli stessi scatti di anzianità, e che sembra condivisa dal nuovo ministro Giannini che ha più volte dichiarato di voler abbandonare il sistema della progressione di carriera per anzianità (scatti) per finanziare con il fondo d'istituto, oggi ridotto di un terzo rispetto al 2010, il merito di qualcuno, sempre che trovi i soldi (nuovi tagli) e un sistema oggettivo di valutazione. In conclusione, lo stipendio base del personale della scuola non è sufficiente rispetto all'aumento del costo della vita, è inadeguato per come la funzione è percepita negli altri Paesi economicamente sviluppati ed è persino regredito in termini di potere d'acquisto. «Per tutte queste ragioni - conclude Pacifico - Anief ha deciso di adire la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) per tutelare non soltanto il diritto a un contratto, al lavoro e a una giusta retribuzione ma anche alla parità di trattamento tra i lavoratori italiani ed europei. Esiste anche un'Europa dei Diritti e non soltanto del pareggio di bilancio».

Fonte: L'Unità

 

Con Marcello Pacifico, Presidente ANIEF, affrontiamo quanto è accaduto ieri alla Corte di Giustizia Europea. Si è discusso circa le cause sulla stabilizzazione dei precari della scuola e chiediamo al presidente Pacifico delucidazioni circa le conseguenze che potrebbero derivare, per lo stesso giudizio in corso, se dovesse essere dichiarata dalla corte l’illegittimità delle norma italiana rispetto al diritto dell’Unione. Si è anche parlato di possibili soluzioni da proporre al ministro Giannini e al Premier Renzi per tentare di evitare un danno alle casse dello Stato che potrebbe derivare da eventuali risarcimenti imposti dai giudici della Corte.

  

Fonte: Teleborsa

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Ricorso contro il blocco quinquennale della mobilità per il personale docente neo immesso in ruolo 

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