Gli ultimi dati Aran ci dicono che il fanalino di coda della Pubblica Amministrazione sono proprio gli assistenti amministrativi, i tecnici e gli ausiliari della scuola, che percepiscono in media meno di 22mila euro lordi annui: queste cifre diventano imbarazzanti quando si scopre che la retribuzione dei dirigenti di prima fascia delle Agenzie fiscali raggiunge i 220mila euro annui. Non molto distanti ci sono gli insegnanti: un docente d’infanzia e primaria neo-assunto prende 1.262,39. Ora, la Funzione Pubblica e il Governo vogliono farci credere che con qualche decina di euro riusciremo ad “accorciare la forbice tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i lavoratori sanno bene quante difficoltà incontrano per vivere del magro stipendio che lo Stato gli conferisce. Se il Governo avesse davvero voluto andare incontro ai docenti, il dipendente pubblico oggi dovrebbe aver dovuto avere lo stesso 20 per cento in più nel settennio concesso ai colleghi metalmeccanici, che lo scorso fine settimana hanno sottoscritto il nuovo accordo a queste condizioni. Che, a fronte di uno stipendio medio di 1.500 euro, fanno 300 euro a lavoratore. Invece, ci troviamo ancora una volta costretti ad invitare i lavoratori a rivolgersi al giudice, per recuperare almeno l’indennità di vacanza contrattuale attraverso appositi ricorsi in trbunale.
Anief-Cisal non comprende dove sta la copertura finanziaria dell’operazione: rispetto ai 5 miliardi promessi dalla Funzione Pubblica per gli 85 euro di aumento, c’è da subito un disavanzo enorme perché nella Legge di Stabilità sono meno di 2 i miliardi presenti. E, in base a quanto detto dalla parte pubblica, solo la metà, quindi 850 milioni di euro, sarebbero da subito destinati ai rinnovi contrattuali. Inoltre, se il Governo destina appena 850 milioni di euro per 2017 e questi vanno suddivisi tra 3,3 milioni di dipendenti, si ottengono appena 258 euro lordi annui. Che corrispondono a 20 euro lordi, ovvero 14 euro netti mensili. Ora, sempre l’esecutivo dice che ci sarebbero a diposizione anche altri 5 miliardi per l’intero triennio. Ma se ai 33 milioni di dipendenti pubblici dovrebbero essere destinati 85 euro lordi per 13 mensilità, da assegnare per i prossimi tre anni, servirebbero quasi 11 miliardi. Quindi, ancora una volta, l'impegno non può essere onorato. E non finisce qui: perché i dipendenti statali, avrebbero dovuto avere 150 euro in più mensili netti, dal settembre 2015, con aumenti di ulteriori 150 euro. Con lo Stato che così continua a risparmiare 5 miliardi l’anno.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’intesa raggiunta tradisce la volontà dei lavoratori. Perché ammesso che ci fosse la copertura finanziaria, a regime significa che in busta paga risulterebbero 60 euro netti. E si tratterebbe sempre di una miseria, perchè prendendo uno stipendio di 1.500 euro, il dipendente pubblico avrebbe dovuto avere lo stesso 20 per cento in più nel settennio concesso ai colleghi metalmeccanici: depotenziando ancora una volta le buste paga dei lavoratori pubblici e rimandando nel tempo anche gli aumenti minimali su cui si è trovato l’accordo, lo Stato avrà fatto strike.Continueremo la strada dei ricorsi.