Replica dell’Anief: bisogna prevedere l’utilizzo di tutte le graduatorie di Merito non esaurite e l’inserimento dei candidati risultati idonei al termine del concorso a cattedra. Occorre anche utilizzare il doppio canale di reclutamento, andando ad assumere gli abilitati delle graduatorie d’istituto: dalla seconda fascia, in particolare, bisognerà attingere in tutti quei casi di graduatorie a esaurimento prive di candidati, come accade da tempo in Lombardia per matematica nella scuola media e nel Lazio per sostegno alle superiori. Per la terza fascia d’istituto l’amministrazione farebbe bene ad assorbire i laureati, sempre laddove le classi di concorso risultino prive di precari nelle GaE e in seconda fascia d’istituto.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per chi ha svolto più di tre anni di servizio va allestito un corso annuale, al termine del quale l’aspirante docente consegue l’abilitazione all’insegnamento in vista dell’assunzione. Come si fa a chiedere invece a questi docenti precari, che hanno insegnato almeno 36 mesi, di attendere altri sette anni prima di entrare in ruolo? Viene da chiedersi come mai a proporre questa soluzione di precariato “andante” sia la stessa maggioranza parlamentare che aveva posto tra le sue priorità quella di cancellarlo. Lasciando inalterate queste norme, l’unica cosa certa è che si esporrà ancora di più lo Stato a essere citato per inadempienza e ai risarcimenti milionari a favore dei precari a cui si continuano a ledere i diritti.
Il Miur ha deciso come si comporrà la fase transitoria di assorbimento del precariato scolastico: i docenti abilitati entreranno in ruolo con un esame orale, mentre i non abilitati con 36 mesi di servizio entreranno in ruolo partecipando a un concorso semplificato con un solo scritto, anziché due, e svolgendo un tirocinio ridotto rispetto ai nuovi laureati. Nel frattempo, il concorso a cattedra – che a un anno dalla pubblicazione del bando fa registrare ancora i lavori in corso per il 30 per cento delle commissioni - si completerà prima dell'inizio del prossimo anno scolastico. A dirlo è stata oggi la Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, dove ha tenuto il seguito dell'audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero.
Le soluzioni prospettate dal Ministro Fedeli su quella che dovrebbe essere la cosiddetta fase transitoria con cui convivere fino al 2024, non soddisfano il sindacato. Infatti, la fase transitoria deve necessariamente prevedere l’utilizzo, per le nuove immissioni in ruolo, di tutte le graduatorie di Merito non esaurite e l’inserimento dei candidati risultati o che risulteranno idonei al termine del concorso a cattedra: tutti i vincitori e gli idonei del concorso, in poche parole, vanno assunti a tempo indeterminato e non lasciati al “palo”, in attesa di chissà quali eventi, anche perché ci sono 100mila posti vacanti da coprire subito e non possono essere lasciati liberi per quasi altri dieci anni.
Prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, formalizzate attraverso la delega suformazione iniziale e reclutamento (Atto 377) ma che entreranno in vigore solo nel 2020 e a regime quattro anni dopo, bisogna per forza di cose utilizzare il doppio canale di reclutamento, andando così ad assumere anche gli abilitati della graduatoria d’istituto: da seconda fascia, in particolare, bisognerà attingere in tutti quei casi di graduatorie a esaurimento prive di candidati, come accade da tempo, ad esempio, in Lombardia per matematica nella scuola media e nel Lazio per sostegno alle superiori. Per quanto riguarda la terza fascia d’istituto, invece, l’amministrazione farebbe bene ad assorbire i laureati, sempre laddove le classi di concorso risultino prive di precari, sia nelle GaE che nella seconda fascia d’istituto.
“Per questi insegnanti in possesso del titolo di accesso all’insegnamento e con 36 mesi di servizio svolto – specifica Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – va allestito un corso annuale, al termine del quale l’aspirante docente consegue l’abilitazione all’insegnamento in vista dell’assunzione. Come previsto dalla normativa europea e da tutti i Paesi membri. Come si fa a chiedere invece a questi docenti precari, che hanno insegnato almeno 36 mesi, di attendere altri sette anni prima di entrare nei ruoli dello Stato?”
“È, chiaramente, una proposta irricevibile, ancora di più perché proviene da una maggioranza parlamentare che aveva posto tra le sue priorità quella di cancellare il precariato. Invece, lasciando inalterate queste norme, l’unica cosa certa è che si esporrà ancora di più lo Stato a essere citato per inadempienza e ai risarcimenti milionari, anche per il recupero degli scatti di anzianità e il mancato pagamento dei mesi estivi, a favore dei precari a cui si continuano a ledere i diritti”, conclude il sindacalista Anief-Cisal.
Guarda il video con l’intervento delle delegazioni Anief e Cisal audite alla Camera sulle otto deleghe alla L.107/2015.
Scarica tutti gli emendamenti presentati da Anief-Cisal alle otto leggi delega della L.107/2015.
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