È di queste ore l’iniziativa di protesta condotta da un gruppo di capi d’istituto che culminerà il 17 aprile: quel giorno, una delegazione di dirigenti scolastici, composta anche da altre associazioni e sigle, salirà al Ministero dell’Istruzione per illustrare una situazione divenuta sempre più insostenibile. I motivi dell’iniziativa sono svariati: “Avete mai provato a sentirvi manager di una scuola in continua evoluzione, con migliaia di alunni e centinaia di persone impiegate, gestendo centinaia di migliaia di euro, indirizzi e sedi, la sicurezza di strutture senza avere certificazioni e manutenzione, gare di appalto e graduatorie, acquisti e offerta formativa, programmazioni e DURC, RAV, PDM e BES, e ritrovarsi a guadagnare quanto un quadro intermedio dell’istituto bancario sotto casa?”.
Marcello Pacifico (presidente Udir): I nostri dirigenti scolastici vengono trattati in modo scandaloso. Abbiamo già denunciato che, nonostante i 96 milioni stanziati dalla Legge di Bilancio a regime, chi svolge la professione in alcune regioni si ritroverà presto a guadagnare meno di quello che percepisce oggi. Per opporsi a questa assurdità abbiamo predisposto un ricorso gratuito al giudice del lavoro, per il recupero del Fondo Unico Nazionale, contro il taglio della retribuzione di posizione e di risultato dal 2011 al 2015, ma anche per il recupero erariale imputabile agli effetti dei Contratti integrativi regionali. Sulle responsabilità che la scuola autonoma ha conferito ai nostri dirigenti, lo Stato non ha più alcuna intenzione di fare sconti. Tanto è vero che non ammette più ritardi nel predisporre determinati documenti. Come il “Certificato di prevenzione incendi” aggiornato e la “Segnalazione certificata d’inizio attività” che diventano elementi imprescindibili nel condurre una scuola. Si chiede, in pratica, la massima efficienza, senza però garantire un corrispettivo equo per attuarla. Noi a questo ‘gioco’ non ci stiamo. Ecco perché aderiamo all’iniziativa del 17 aprile.