È una critica a tutto tondo quella di Anief-Confedir alle indiscrezioni giornalistiche sulle intenzioni dell’Esecutivo in merito al piano di assunzioni previsto dall’ultima Legge di Stabilità: con il ddl in arrivo, si vorrebbe ridurre sensibilmente il numero complessivo di immissioni in ruolo e spalmarlo su due anni.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): basterebbe un semplice decreto ministeriale per attuare quanto previsto e finanziato dalla legge, altro che disegno di legge. Il Governo può prendere tutto il tempo che vuole, ma deve sapere che i tribunali intanto risarciscono e stabilizzano. Su questo passaggio non ci sono dubbi: chi ha più di 36 mesi va assunto e non licenziato.
Sulla riforma della scuola il Governo insiste per il disegno di legge dai tempi lunghi, con il forte rischio che slittino la maggior parte delle assunzioni: 50mila a settembre e il resto nel 2016. Le notizie, confermate oggi da stampa e mass media, indicano anche che il numero complessivo delle immissioni in ruolo sarebbe stato fortemente ridotto: dalle 150mila iniziali a non più di 100mila. Con la possibilità che tra gli esclusi figurino anche migliaia di candidati risultati idonei a seguito del concorso a cattedra, bandito dall’ex ministro Profumo, che alla pari degli altri avrebbero invece pieno diritto alla stipula del contratto a tempo indeterminato.
Secondo Anief, si tratta di prospettive inapplicabili: per il Governo, infatti, seguire questa strada significherebbe prendersi la responsabilità di sbagliare tutto su tempi, numeri e soluzioni. Ad iniziare dal percorso legislativo adottato: per raggiungere lo stesso risultato, infatti, non è necessario neanche un decreto legge, ma basterebbe adottare un semplice decreto ministeriale. Perché 135mila posti vacanti tra docenti e Ata ci sono già ora. Se il Miur facesse, come chiediamo da tempo, un censimento serio sulle supplenze al 30 giugno, si renderebbe conto di questo ed eviterebbe ogni rinvio.
“La verità – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - è che tutti gli idonei dei concorsi devono essere assunti, così come devono essere inseriti nelle GaE tutti i docenti abilitati invece oggi relegati nella seconda fascia d’istituto. Il Governo può prendere tutto il tempo che vuole, ma deve sapere che i tribunali intanto risarciscono e stabilizzano. Su questo passaggio non ci sono dubbi: chi ha più di 36 mesi va assunto e non licenziato. E se si ripristina il tempo scuola cancellato negli ultimi sei anni, si trovano anche 200mila posti di lavoro. Con più servizi garantiti alle famiglie, altro che organico funzionale”.
“Se poi si indaga sui 120.000 posti di docenti e sui 45.000 posti Ata assegnati quest’anno in supplenza fino al 30 giugno – continua il sindacalista -, allora si scoprirà che l’80% dell’organico di fatto è su posto vacante, ovvero può essere utile per le immissioni in ruolo. Ma il Governo dal 3 settembre non ha mai dato indicazioni alle scuole di verificare se esistano ragioni sostitutive, anzi l’USR Toscana solo qualche settimana fa ha chiesto ai dirigenti scolastici di non rispondere a tale domanda posta dai diretti interessati, i precari. E così continua la guerra dei numeri e il balletto delle ore”.
Per Anief, una cosa è certa: chi ha superato i concorsi deve essere assunto. E chi ha fatto il supplente per più di 36 mesi su posto vacante, sia esso inserito nelle GaE, nelle Graduatorie d’Istituto oppure ne è ancora fuori, va immesso in ruolo. “Per essere ancora più chiari, tutti coloro che fanno parte delle Graduatorie ad esaurimento devono essere prima o poi stabilizzati. Così come chi, in attesa del ruolo, si è abilitato all’insegnamento va inserito nelle GaE. Tutte le soluzioni diverse porteranno lo Stato a soccombere nei tribunali”, sottolinea Pacifico.
“Già che ci siamo, ricordiamo al Governo che se non fossero stati cancellati i 200mila posti con i tagli agli organici e al tempo scuola fatti a partire dal 2006, oggi il dramma del precariato non esisterebbe. E tutti i supplenti abilitati sarebbero tutti assunti. Un favore alle famiglie e al personale? Perché no, magari – conclude il sindacalista Anief-Confedir – evitando anche di snaturare l’organico funzionale”.
Per approfondimenti:
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