Il provvedimento rivolto a coloro che entrano nella maggiore età, risulta tra quelli approvati a Montecitorio e che ora l’Aula del Senato si appresta a votare in via definitiva: servirà per "l'acquisto di libri", l'ingresso "in aree archeologiche, gallerie e monumenti", ma anche in "musei, mostri, eventi culturali e spettacoli dal vivo".
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): mentre quello per gli insegnanti è un provvedimento apprezzabile, abbiamo fondati motivi per pensare che la somma devoluta ai giovani poteva essere utilizzata meglio. Perché non si è pensato di dare quei soldi a tutti i neo-diplomati al primo anno di iscrizione all’Università? Non dimentichiamoci che le nostre tasse universitarie non risultano affatto sociali. E che questo è anche uno dei motivi, oltre al cattivo orientamento, che ha portato alla sempre più alta disaffezione universitaria. Tanto che in Italia, oltre a detenere il record di Neet, abbiamo un numero di laureati fortemente inferiore alla media europea. Se invece l’intento dei nostri governanti voleva essere quello di combattere il terrorismo e sensibilizzare all’integrazione, allora il governo avrebbe fatto bene a consultare gli storici e gli accademici.
La Legge di Stabilità, approvata dalla Camera e approdata al Senato per il via libera definitivo atteso prima di Natale, regala ai diciottenni italiani un bonus da 500 euro da usufruire per iniziative culturali: tutti coloro che entreranno nella maggiore età, saranno sostenuti dallo Stato per "l'acquisto di libri", l'ingresso "in aree archeologiche, gallerie e monumenti", ma anche in "musei, mostri, eventi culturali e spettacoli dal vivo".
I nostri giovani maturandi potranno quindi andare al teatro coi loro docenti. A spese dello Stato. Perché attraverso il comma 121 della Legge 107/2015, con cui il Parlamento ha riformato la nostra scuola, a partire dal corrente anno scolastico anche tutti gli insegnanti di ruolo della scuola pubblica possono fruire di una quota annuale della stessa entità, che, tra le varie strumentazioni e attività di aggiornamento, può essere utilizzata anche “per rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l'ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo”.
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal, “mentre quello per gli insegnanti è un provvedimento apprezzabile, tanto che la nostra organizzazione ha presentato nei giorni scorsi apposito ricorso per permettere l’accesso anche a 2mila docenti precari e in aspettativa, Ata di ruolo e supplenti, abbiamo fondati motivi per pensare che il bonus per i diciottenni poteva essere utilizzato decisamente meglio”.
“Per cercare di risollevare la cultura dei nostri giovani – continua il sindacalista -, sarebbe stato meglio con il nostro ministro dell’Istruzione avesse pensato di dare quei soldi a tutti i neo-diplomati al primo anno di iscrizione all’Università. Non dimentichiamoci che le nostre tasse universitarie, benché legate al reddito della famiglia di appartenenza, non risultano affatto sociali. E che questo è anche uno dei motivi, oltre al cattivo orientamento, che ha portato alla sempre più alta disaffezione universitaria. Tanto che in Italia abbiamo un numero di laureati fortemente inferiore alla media europea”.
Gli ultimi dati ufficiali, emessi dall’Eurispes, indicano che nel nostro Paese arriva al titolo massimo di studio appena il 22,4% dei cittadini della fascia di età tra i 30 e i 34 anni. Contro una media UE del 36,5%: gli uomini risultano fermi addirittura al 17,7%. L’obiettivo minimo di laureati fissato da tempo da Bruxelles, il 40%, rimane lontanissimo.
“E se parliamo di Neet, di giovani che non studiano e non lavorano – dice ancora il rappresentante Anief-Cisal – la necessità di dirottare quei soldi ai giovani in modo più mirato diventa ancora più visibile: perché dal rapporto Bes 2015, realizzato dall’Istat solo una decina di giorni fa, è emerso che il contesto socio-economico di provenienza e il titolo di studio dei genitori condizionano sempre più la riuscita dei percorsi scolastici e formativi dei ragazzi”.
Perché i figli di genitori con titoli di studio elevati o professioni qualificate, ha spiegato l’Istat, “abbandonano molto meno gli studi, hanno minori probabilità di diventare Neet e presentano livelli di competenza informatica maggiori dei figli di genitori con la scuola dell’obbligo o con bassi profili professionali”. Mentre “forti correlazioni negative si riscontrano tra il tasso di uscita precoce e la quota di Neet e alcuni indicatori di istruzione e formazione”.
Incrociando questi dato con il rapporto 'Education at a Glance 2015' dell’Ocse, pubblicato anch’esso in questi giorni, si giunge a conclusioni simili: “Circa il 35% dei 20-24enni non hanno un lavoro, non studiano, né seguono un corso di formazione”, scrive l’Ocse. Che ricorda anche come l’Italia detenga “la seconda percentuale più alta dei Paesi OCSE” in fatto di Neet.
“Si tratta di indicatori evidenti, che però i nostri decisori politici e il governo non sembrano voler prendere in considerazione. Assegnando i 500 euro del bonus in modo generico, che non porterà alcun beneficio pratico”, dice ancora il rappresentante sindacale Anief-Cisal.
“Se l’intento dei nostri governanti voleva invece essere quello di combattere il terrorismo e sensibilizzare i giovani all’integrazione, allora il governo avrebbe fatto bene a consultare gli storici e gli accademici: coinvolgendo gli esperti universitari, di Islam e di culture altre, magari progettando delle lezioni ad hoc nelle scuole, allora sì che si sarebbe attivato quel processo di trasmissione di conoscenze e di apertura dell’altro, prescindendo dal colore della pelle e dal loro credo religioso. In questo modo, i nostri giovani avrebbero realmente avuto la possibilità di assorbire i valori della convivenza positiva, sulla base – conclude Pacifico - di puntuali ricostruzioni storiche del passato”.
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