È da non crederci, ma la messa a regime della Legge 107/15 ha fortemente allungato la lista dei problemi che affliggono l’istruzione pubblica e che contrassegnerà l’inizio delle lezioni: si va dal sottodimensionamento degli organici, docenti e Ata, alla conferma, se non all’incremento, della supplentite; dalle disfunzioni del concorso a cattedra al divieto dei contratti sino al 31 agosto all’illegittima chiamata diretta da parte del dirigente scolastico; dal pasticcio della mobilità, che ha prodotto migliaia di trasferimenti errati, all’assenza di circa 1.500 dirigenti scolastici e Dsga con altrettante scuole ancora una volta in reggenza; dal mancato adeguamento dell’organico di fatto in organico di diritto, con decine di migliaia di cattedre ancora nel limbo, ad iniziare da quelle di sostegno, all’individuazione di tanti docenti senza titolo. Per non parlare dei docenti inviati negli istituti senza tenere conto del Piano dell’offerta formativa e delle effettive esigenze scolastiche.
Marcello Pacifico (presidente Anief): ecco perché la scuola è sempre più in crisi. Ci sono quasi 100mila posti liberi, di cui solo un terzo andrà alle immissioni in ruolo. Un altro paradosso deriva poi dal conferimento di tanti posti vacanti curricolari a docenti non abilitati, mentre chi era titolato non è stato ammesso al concorso a cattedra. A destare scompiglio sul nuovo anno scolastico c’è pure la chiamata diretta che riguarda anche i 32mila prossimi assunti, oltre che i soprannumerari e altri 56mila assunti con la Legge 107: tutti finiti su ambiti territoriali, alle prese con algoritmi impazziti e troppi presidi che personalizzano i requisiti di scelta. E che dire del flop del ‘potenziamento’ scolastico, con una miriade di docenti inviati alle scuole diversi da quelli richiesti dai collegi tramite i Ptof? Continua a essere trascurato il problema del sostegno, con l’aggravante del pasticcio sulla mobilità 2016: i posti vacanti sono stati negati agli specializzati che hanno chiesto trasferimento e ora vanno assegnati a personale non specializzato in assegnazione provvisoria. Intanto, i precari storici con oltre tre anni di supplenze non vengono assunti, disattendendo Corte europea e Consulta. Largo, infine, a 1.500 reggenze che, con l’autonomia, sono diventate sempre più difficoltose da attuare.
Tra poche ore prende ufficialmente il via l’anno scolastico 2016/17 e mai come stavolta c’è poco da sorridere. La messa a regime della Legge 107/2015 ha fortemente allungato la lista dei problemi. Prima di tutto, perché la Buona Scuola non ha sanato il problema del sottodimensionamento degli organici, con tanti governatori, dal Nord al Sud, che rivendicano maggiori cattedre e Ata, consapevoli dell’imperversare di classi pollaio e pure della mancanza di amministrativi, tecnici e ausiliari negli istituti: si tagliano, infatti, 2.020 Ata, dopo che i governi precedenti ne avevano cancellati 47mila.
Non si capisce neppure che fine abbiano fatto le 10mila assunzioni annunciate nei giorni scorsi che, tra l’altro, dovevano essere 40mila visto che ci sono circa 20mila posti di Ata in realtà liberi, al netto dei pensionamenti 2016, che continuano a essere assegnati con supplenze fino al 30 giugno, più altri 10mila da considerare come “potenziatori”, dal momento che per i progetti e l’autonomia scolastica previste dalla Legge 107/2015 sono stati assunti circa 50mila docenti, ma nemmeno un assistente o un collaboratore scolastico. Per gli Ata, infine, permane l’assurda norma taglia-supplenze per la prima settimana di assenza del titolare, superata solo in minima parte dallanota Miur n. 2116 del 30 settembre 2015, che scarica il problema sui presidi.
A rendere paradossale l’operato del Governo sul fronte della scuola c’è poi il pieno fallimento dell’operazione supplentite. Infatti, la scuola riprenderà senza un prof su sei. Più di 100mila docenti dovranno essere ancora una volta chiamati a tempo determinato, come accaduto nel 2015, malgrado la soluzione fosse a portata di mano: adeguare i posti dell’organico di fatto in organico di diritto. A rendere difficoltoso l’avvio dell’anno sarà il fatto che ci sono circa 35mila cattedre che rientrano in questa situazione. A cui si aggiungono oltre 15mila mancate assegnazioni dei posti previsti per il ruolo dalla Buona Scuola, per mancanza di candidati, e altre 23mila cattedre che rimarranno vuote a seguito del boom di bocciati dello sciagurato concorso a cattedra, visto che ad oggi oltre 300 commissioni su 800 non hanno ancora completato la correzione degli scritti e su 71.488 candidati esaminati solo 32.036 sono stati promossi.
“Si tratta di circa 75mila posti che sarebbero potuti essere tranquillamente essere assegnati da subito per le immissioni in ruolo – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e che se si considerano i pensionamenti diventano quasi 100mila. Che fa, invece, il Miur? Ci dice che continua l’azione straordinaria di stabilizzazioni, approvando la miseria di 32mila immissioni in ruolo, che infatti coprono solo il turn over. Un altro paradosso deriva poi dal conferimento di tanti posti vacanti curricolari a docenti senza titolo. Mentre chi era titolato non è stato ammesso a partecipare al concorso a cattedra. A destare scompiglio sul nuovo anno scolastico c’è anche la chiamata diretta, che riguarda anche i 32mila prossimi assunti, oltre che i soprannumerari e altri 56mila assorbiti con la Legge 107: tutti finiti su ambiti territoriali, alle prese con algoritmi impazziti e troppi presidi che personalizzano i requisiti di scelta. E che dire del flop del ‘potenziamento’ scolastico, con una miriade di docenti inviati alle scuole ben diversi da quelli richiesti dai collegi tramite i Ptof?”.
Brucia, inoltre, il conferimento di 40mila contratti annuali sul sostegno: un docente su tre continua infatti ad essere precario. Il problema è che mentre si continua a discutere sulla legge delega per riformare il sostegno, si mettono a concorso appena 5mila posti e non si realizza il provvedimento che potrebbe risolvere tutto: attuare la sentenza della Consulta n. 80/2010 che, annullando i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, ha chiesto al Parlamento di superare il vincolo del 70 per cento di posti di diritto. L’amministrazione sapeva bene, così come il Governo, che quella norma si basava su un numero massimo di assunzioni di 90mila docenti che si rifacevano al contingente sottodimensionato del 2006. Invece, oggi, i posti di sostegno sono diventati 140mila.
“A destare molte perplessità sul sostegno – continua Pacifico - è anche il pasticcio sulla mobilità 2016, con l’assurdo dei posti vacanti negati agli specializzati che hanno chiesto trasferimento e invece utilizzati solo per il personale non specializzato in assegnazione provvisoria, sorvolando sulla soluzione che ancora una volta è tramutare quei posti in organico di diritto. Come si fa a parlare di scuola di qualità, quando si fanno certe operazioni?”, si chiede Pacifico.
“Ma è tutto l’impianto della riforma che fa acqua; perché, ad esempio, invece di stabilizzare i precari storici con oltre tre anni di supplenze, come previsto dalla Corte europea e dalla nostra Consulta, si continuano a tenere più di 80mila docenti abilitati in ‘naftalina’, nelle graduatorie d’istituto, senza alcuna prospettiva di entrare nei ruoli dello Stato, costringendoli alla strada del ricorso per ottenere un loro diritto sacrosanto? Li si fa lavorare, inoltre, su posti vacanti ma col divieto assurdo di sottoscrivere contratti sino al 31 agosto. A chiudere il cerchio – conclude il presidente Anief - è la conferma di tantissime reggenze nelle scuole, dai nostri calcoli almeno 1.500 dirigenti e Dsga, visto che i pensionamenti saranno superiori alle 200 assunzioni programmate dal Miur, sempre in attesa del concorso per nuovi dirigenti scolastici che tarda ad arrivare”.
Per approfondimenti:
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