Il ministro Giannini ha detto che per amministrativi, tecnici e ausiliari è previsto solo un normale turn over. Probabilmente amministrazione e Governo non hanno compreso la loro centralità per il funzionamento delle 8.400 scuole italiane: ma lo sanno che l’assenza di un collaboratore scolastico basta per sospendere l’attività didattica e chiudere l’istituto? Lo sanno che nella scuola dell’autonomia, gli Ata hanno assunto ruoli e competenze sempre più rilevanti per la funzionalità del servizio? Perché si fa finta di non sapere che a settembre in 5mila andranno in pensione e che oggi ci sono 7mila posti vacanti? È chiaro l’intento di proseguire l’opera di svilimento della categoria, che ha portato alla riduzione ai minimi termini di diritti e corrispettivi adeguati all’impegno profuso, alla sparizione di 47mila posti in tre anni e di altri 2mila con l’ultima Legge di Stabilità.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la richiesta di messa in mora dell’Italia da parte della Commissione Europea è un dato oggettivo, di cui solo la nostra classe politica sembra non curarsi. Come se non ci fossero in ballo fino a 9 miliardi i risarcimenti da restituire a tutti i precari non stabilizzati. Per la salvaguardia dei diritti lesi e per il rispetto delle immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti è ora di farsi sentire, altrimenti andrà sempre peggio.
Se le assunzioni del ddl Buona Scuola dovevano servire ad ottemperare alla sentenza della Corte Europea sul precariato scolastico, allora il piano del Governo fa acqua da tutte le parti. In particolare per il personale Ata, che nel disegno di legge e nella relazione tecnica viene ignorato. Si continua ad agire come se non esistesse. Come se negli 8.400 istituti questa categoria professionale non avesse assunto ruoli e competenze sempre più rilevanti. Come se le scuole potessero fare a meno del loro apporto professionale, quando in passato è stato dimostrato che in talune circostanze, come l’adesione allo sciopero, anche l’assenza di un collaboratore scolastico può bastare a sospendere l’attività didattica e a chiudere un istituto.
Il Governo, allineandosi con i passati Esecutivi, ha quindi mantenuto lo spirito “conservatore” dei precedenti, che agli Ata ha assegnato corrispettivi e indennità sempre più ridotte e inadeguate. Addirittura, siamo arrivati al punto che anche nell’anno del maxi piano di immissioni in ruolo, con 100mila assunzioni in ballo, al personale non docente della scuola non venga assegnato nemmeno un posto. Eppure nella scuola, oggi vi sono oltre 10mila posti liberi da assegnare a supplenti amministrativi, tecnici e ausiliari a tempo indeterminato, al netto dei 2.020 che la Legge di Stabilità approvata a fine 2014 cancellerà con l’avvio del prossimo anno scolastico: 5mila derivano dai prossimi pensionamenti e 7mila sono le supplenze annuali conferite nell’anno in corso su posti vacanti.
Non si comprende, allora, perché il Governo debba continuare a mantenere nello stato di precarietà così tanto personale. A confermare che non dobbiamo aspettarci nulla di nuovo dalle modifiche parlamentari al disegno di legge, è stato anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che poche ore fa, parlando in VII Commissione Cultura al Senato, ha detto che “dal 2015 ci saranno per il personale ATA assunzioni regolari secondo le regole delle graduatorie. Quindi, commenta la rivista ‘Orizzonte Scuola’ - seguendo il normale turn over, deludendo quanti attendevano un piano straordinario, come quello pensato per i docenti”.
Eppure quel piano straordinario di assunzioni andava assolutamente approvato. Ma non per effetto di una strategia politica da adottare a tutti i costi. Siamo infatti di fronte ad una chiara indicazione della Commissione europea, la quale proprio sul personale Ata ha aperto, con l’invio di una lettera di messa in mora il 14 marzo 2011, una procedura di infrazione (la 2010/2124) nei confronti dell’Italia per il non corretto recepimento della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.
In particolare, la Commissione ritiene che la prassi di impiegare personale ausiliario tecnico amministrativo nella scuola pubblica per mezzo di una successione di contratti a tempo determinato, senza misure atte a prevenirne l’abuso, non ottempera gli obblighi della clausola 5 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE. Il 24 maggio 2011, il Governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea delle note di risposta predisposte dalle Amministrazioni interessate, nelle quali si comunicava che al fine di fornire riscontro alle censure formulate dalla Commissione europea è stato predisposto un nuovo quadro legislativo, attraverso due interventi normativi specifici inseriti nel Decreto legge n. 70 del 2011: l’art. 9, comma 8 relativo ad una deroga all’applicazione della direttiva 1999/70/CE per i contratti a tempo determinato nella scuola; l’art. 9, comma 17 recante attuazione del piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed ATA per ridurre il fenomeno del precariato.
“Sappiamo bene – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e candidato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione – che la richiesta di messa in mora è un campanello d’allarme non indifferente. Eppure, la nostra classe politica sembra non curarsene. Come se non ammontassero fino a 9 miliardi i risarcimenti da restituire a tutti i precari, docenti compresi, a fronte dei 20 milioni stanziati nel ddl Buona Scuola, utili appena a compensare primi i vincitori del ricorso Anief. Perché, ci insegna la sentenza della stessa Commissione di Giustizia europea del 26 novembre scorso, il problema non è più circoscritto al solo personale ausiliario tecnico-amministrativo, bensì a tutti i dipendenti della scuola”.
Tutti, docenti e Ata, continuano a percepire stipendi bloccati dal 2009, privi anche di quell’indennità di vacanza contrattuale, addirittura fino al 2018, che gli avrebbe permesso almeno di evitare che finissero sotto l’inflazione di quattro punti percentuali. Per non parlare dei concorsi ancora bloccati e della permanenza dell’odiosa, oltre che illegittima, trattenuta del 2,5% sul TFR, dell’estensione dei contratti dal 30 giugno al 31 agosto, del pagamento degli scatti di anzianità a partire dal terzo anno di servizio, della stabilizzazione dopo 36 mesi di servizio con relativi risarcimenti.
Ecco perché, dopo il successo dello sciopero del personale precario docenti, svolto martedì 17 marzo, con un quinto delle adesioni all’iniziativa sul totale di supplenti annuali, l’Anief ha deciso di chiedere profonde modifiche al ddl, presto all’esame del Parlamento: per convincerli della centralità del loro ruolo nella scuola, il 10 aprile prossimo, il giovane sindacato ha in programma lo sciopero del personale ATA precario. Con manifestazione a Roma.
Tutto il personale, Ata, come quello docente, interessato a ricorre può collegarsi sul sito internet Anief e cliccare sul menù ISCRIZIONE AI RICORSI, da dove potrà ricevere indicazioni e scaricare i modelli appositi.
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