Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha presentato la richiesta al ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo di integrazione dell’Atto di indirizzo dell’accordo sottoscritto con i sindacati il 10 novembre scorso in merito all’aumento delle retribuzioni del personale della scuola: la richiesta riguarda gli ulteriori 300 milioni di euro circa, stanziati dalla legge di bilancio 2022 sul Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa, per la contrattazione tra ARAN e organizzazioni sindacali per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto Istruzione e Ricerca.
Il Governo sta valutando se approvare un decreto legge quater specifico per il reclutamento: lo ha anticipato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief spiegando in una intervista a Teleborsa che "gli emendamenti sulla scuola presentati per modificare il decreto legge ter ‘PNRR-Governance’ sono stati tutti ritirati dai partiti per poter introdurre le modifiche all’interno del nuovo testo ad hoc che uscirà dal governo".
C’è forte interesse per il decreto legge 13/2023 di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, noto a tanti come "dl Governance Pnrr": la quinta commissione del Senato ha ricevuto oltre mille emendamenti al testo attuale. Sono una parte delle richieste di modifica, però, potrà essere valutata: in media appena un emendamento su quattro sarà segnalato per il voto. La percentuale del 25% circa di istanze di modifica prese in considerazione non è però assoluta, perché è scesa a quota zero se si considerano gli emendamenti presentati per ‘salvare’ la scuola: subito dopo il termine per la consegna delle proposte di modifica, sono stati ritirati tutti gli emendamenti associati all’Istruzione e ciò è avvenuto dopo l'annuncio al vertice di maggioranza della prossima approvazione di un nuovo decreto legge Pnrr "Reclutamento". A questo punto, l'iter dell'esame del primo provvedimento in Commissione prevede che giovedì 16 marzo, domani, si attuino le declaratorie di inammissibilità; lunedì 20 è confermato come termine per la presentazione degli emendamenti segnalati; tra martedì 21e giovedì 23 si svolgerà la discussione; martedì 28 è previsto l’inizio delle votazioni. Per il secondo, invece, c’è da attendere la risposta della Commissione UE.
Fanno molto riflettere i numeri aggiornati sul precariato nella scuola: in attesa dei dati ufficiali del ministero dell’Istruzione, si prevedono ben 240mila e più docenti con contratto a tempo determinato per il corrente anno scolastico, “pressoché l’equivalente dell’intera popolazione della città di Verona” scrive Tuttoscuola,soprannominandoli anche “i peones della scuola” e ricordando che “l’anno scorso il Portale dati del Ministero ne ha contati ben 225mila: un numero enorme, destinato comunque a salire nel nuovo conteggio di questo anno scolastico in corso, toccando quota 240 mila e più, grazie a nuovi arrivi stimabili in almeno diecimila unità, e anche per l’ingresso dei nuovi docenti di educazione motoria dal settembre scorso immessi nella scuola primaria.
Le politiche degli ultimi anni sul reclutamento degli insegnanti hanno prodotto un flop totale, arrivando a raddoppiare il numero dei supplenti annuali nelle scuole statali: i contratti a tempo determinato con scadenza 30 giugno o 31 agosto sono passati dai 100.277 posti del 2015/16 a 125.832 per continuare in un crescendo continuo fino ad arrivare ai 224.958 del 2021-22, cioè un più 224%”. Il dato ufficiale ed è contenuto nel Portale scuole del Ministero per il 2021/22, ripreso oggi da Tuttoscuola che definisce il sostanzioso incremento “un numero monstre di 225 mila, su un totale di circa 900 mila posti di docente assegnati”. Con la risposta dell’attuale ministero dell’Istruzione limitata ad “un piano di reclutamento per 70 mila posti di docenza per il 2024, di cui circa 20 mila per il prossimo settembre”, che “può essere visto solo come un primo passo”, perchè “ammesso che alla fine vengano tutti coperti da vincitori dei prossimi concorsi (come purtroppo non è avvenuto negli ultimi anni), copriranno meno di un terzo del fabbisogno”. La stampa specializzata, giustamente, ritiene che questa supplentite è alla base del “boom della discontinuità didattica”.