La distribuzione dei posti per il prossimo ciclo del TFA per conseguire la specializzazione su sostegno ha scatenato polemiche e la sacrosanta indignazione delle regioni che hanno registrato l’attivazione di un numero di posti irrisorio rispetto alle esigenze del territorio.
Del Piemonte, su cui come segreteria ANIEF regionale siamo prontamente intervenuti, abbiamo già scritto con dovizia di dettagli, considerato che ai piedi delle Alpi si è registrato il record negativo di attivazioni tra tutte le regioni italiane: 205 posti, appena l’1% del totale. A questo punto, uno ‘zero’ sarebbe stato più sensato e dignitoso. Ma anche Lombardia ed Emilia-Romagna hanno sicuramente molto da recriminare sull’offerta formativa delle università locali.
Il tema della localizzazione dei posti attivati è specchio dell’illogicità di molte, troppe scelte che riguardano la Scuola. Se è vero che, in linea di principio, nulla impedisca agli aspiranti di svolgere le selezioni presso qualsiasi ateneo italiano, è pur vero che la realtà dei fatti è che tale scelta avrà comunque effetti non solo - e tanto già basterebbe - sulla vita dei singoli docenti in termini di costi diretti (trasferimenti) e indiretti (diminuzione – se non annullamento – delle possibilità lavorative visto che la maggior parte dei posti sarà attivati al Sud) ma verosimilmente anche sulla disponibilità di docenti di sostegno per il prossimo anno nelle regioni del Nord con meno posti disponibili per i corsi.