Tra soli cinque giorni, mercoledì 26 novembre, la Corte di Giustizia europea leggerà la tanto attesa sentenza sull’utilizzo reiterato e immotivato dei dipendenti scolastici non di ruolo. Se, come tutto fa supporre, i giudici sovranazionali daranno ragione alle rivendicazioni poste prima di tutti dall’Anief nel 2010, per oltre 250mila docenti si apriranno finalmente le porte delle assunzioni. Eppure il sottosegretario Angela D’Onghia ritiene che tutti i neo abilitati devono rimanere solo nelle graduatorie di istituto di seconda fascia.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): premesso che si tratta di una presa di posizione errata, come indicato dalla Corte Costituzionale, il punto è che il contesto giuridico è mutato. Il Governo dovrà per forza di cose mettersi in testa di cambiare il sistema. Altrimenti i precari verranno stabilizzati tramite le aule del tribunale. E laddove questo non dovesse avvenire, i giudici procederanno a sentenziare risarcimenti così onerosi da superare i costi che lo Stato avrebbe dovuto affrontare in caso di assunzione.
Ha i giorni contati il malcostume tutto italiano della mancata stabilizzazione dei tanti precari della scuola con più di 36 mesi di servizio svolto, lasciati nel limbo delle supplenze anche per due-tre decenni: a Lussemburgo tra soli cinque giorni, il 26 novembre alle ore 9,30, la Corte di Giustizia europea leggerà la tanto attesa sentenza sull’utilizzo reiterato e immotivato dei dipendenti scolastici non di ruolo. Se, come tutto fa supporre, i giudici sovranazionali daranno ragione alle rivendicazioni poste prima di tutti dall’Anief nel 2010, per oltre 250mila docenti (150mila dalle GaE e almeno 100mila abilitati rimasti illegittimamente fuori) si potrebbero finalmente aprire le porte delle assunzioni. Tutto questo, per via della mancata adozione della nota direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.
Ma mentre tanti precari fanno il conto alla rovescia, incrociando le dita, dal Ministero dell’Istruzione si continua a ragionare come se nulla stesse accadendo. Ecco che allora, a seguito della più che lecita interrogazione parlamentare presentata dall'On. Giancarlo Giordano (SEL) per la mancata inclusione dei docenti precari abilitati nelle Graduatorie ad esaurimento, il sottosegretario Angela D'Onghia ha ricordato che “la legge n. 296 del 2006, ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento (G.A.E.), allo scopo di porre rimedio al fenomeno del precariato storico nella scuola. Una loro riapertura - riporta la stampa specializzata - necessiterebbe di un intervento normativo, cosa che, afferma la D'Onghia, si porrebbe in aperto contrasto, tra l'altro, con il proposito dell'attuale governo di sanare la situazione di precariato in cui versa una parte considerevole dei docenti”.
Sempre il sottosegretario D’Onghia ha detto che "l'abilitazione che si consegue al termine del T.F.A. consente esclusivamente l'accesso alle graduatorie di istituto di seconda fascia, ma non alle graduatorie ad esaurimento". E, inoltre, che "gli abilitati T.F.A. potranno, comunque, accedere ai futuri concorsi per titoli ed esami, che costituiranno l'unica forma di reclutamento per le immissioni in ruolo dei docenti d'ora in avanti. Ciò in ossequio anche al dettato costituzionale secondo cui l'ingresso nella pubblica amministrazione è consentito solo mediante concorso pubblico. Il Piano governativo de ‘La Buona scuola’, peraltro, assicurerà l'effettivo svolgimento dei concorsi a copertura di tutti i posti che si renderanno vacanti e disponibili dall'anno scolastico 2016/2017 in poi, grazie al preventivo esaurimento delle G.A.E. entro il prossimo anno scolastico 2015/2016". Pertanto non viene ravvisata alcuna disparità di trattamento, ha concluso il vice Ministro.
L’Anief ha l’obbligo di ricordare al Miur che questa linea è stata ampiamente superata: dal dettato normativo e giuridico europeo, ma anche da diverse sentenze e provvedimenti legislativi di sponda nazionale. Prima di tutto, la Corte Costituzionale ha già chiarito da tempo che tra un concorso e l’altro i nuovi abilitati hanno pieno diritto ad essere inseriti in una graduatoria diversa e aggiuntiva. Reputando quindi legittimo quanto già stabilito dalla Legge n. 333 del 20 agosto 2001, anche nella suddivisione in fasce dei precari abilitati. Con il 1999 a fare da spartiacque e la conseguente inclusione in terza fascia degli abilitati successivi.
Il problema è che tutti gli abilitati nell’ultimo triennio – tramite Tfa, Pas, Scienze della Formazione Primaria, oltre che tutti coloro che hanno conseguito il diploma magistrale abilitante e un corso abilitante all’estero - sono invece rimasti illegittimamente esclusi da quelle graduatorie. Invece di realizzare una fascia aggiuntiva, sono stati infatti collocati solamente nelle graduatorie d’Istituto.
“Quello a cui abbiamo assistito negli ultimi anni è un’evidente lesione di un diritto”, spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. “Continuare a considerare invisibili così tanti precari che da oltre 36 mesi conducono il loro lavoro di insegnanti nelle nostre scuole, tenendo lezioni, facendo verifiche, partecipando a scrutini ed esami, è una linea ottusa e senza futuro, significa infatti pensare che un lavoratore possa essere utilizzato a proprio piacimento. Dimenticando che si tratta di un professionista che svolge un servizio per lo Stato”.
“Ma quello che è più grave – continua Pacifico – è il fatto che malgrado questi supplenti abbiano svolto tanti anni di servizio nella scuola pubblica, ad oggi continuino a non essere stabilizzati. E questo, prescindendo dalla loro presenza nelle GaE o nelle graduatorie d’Istituto. Così facendo, non rendendosi conto di come sia ormai mutato il contesto giuridico, il Governo dovrà per forza di cose mettersi in testa di cambiare il sistema. Altrimenti centinaia di migliaia di precari verranno stabilizzati tramite le aule del tribunale. Come, del resto, è già avvenuto in diversi casi negli ultimi mesi. E laddove questo non dovesse avvenire – conclude il sindacalista Anief-Confedir –, i giudici procederanno a sentenziare risarcimenti così onerosi da superare i costi che lo Stato avrebbe dovuto affrontare in caso di assunzione”.
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